Nel lontano 2018, Apple rivelava la propria strategia in materia di sistemi di intelligenza artificiale che, almeno in teoria, doveva rivoluzionare il settore dell’AI. A sette anni di distanza, la casa di Cupertino è riuscita a realizzare poco o nulla a causa di ritardi strutturali, numerosi cambi nella dirigenza del settore, bug tecnici e, a detta di chi vi ha lavorato, una gestione conservativa incapace di competere coi maggiori concorrenti.
Preso atto del “fallimento organizzativo e strategico”, Apple sembra adesso intenzionata a rimediare modificando il proprio approccio nei confronti dei Large Language Model, così da recuperare il terreno perso con Google e Microsoft e, forse, cercare di competere alla pari con OpenAI.
La crisi nel settore AI di Apple
Per comprendere le ragioni alla base dell’attuale situazione di crisi vissuta da Apple è necessario tornare al 2018, a quando, nella piena euforia dovuta al nuovo approccio verso l’intelligenza artificiale, il colosso tech ha assunto John Giannandrea, allora figura di spicco nello sviluppo delle IA di Google, per migliorare le funzionalità di Siri.

L’obiettivo era quello di riunire in una sola struttura organizzativa, tutti i team che lavoravano sull’AI. Detta unione, forse anche a causa degli accadimenti del 2020, è stata realizzata solo nel 2024 con “Apple Intelligence”, la piattaforma unica della casa di Cupertino degli strumenti di AI.
Con Intelligence, Apple puntava a introdurre in iPhone 16 strumenti di scrittura assistita, la possibilità di realizzare riassunti intelligenti e un assistente vocale totalmente rinnovato e capace di interagire attivamente con dati personali e contenuti a schermo.
Ebbene, il dispositivo “costruito da zero per Apple Intelligence” non si è dimostrato all’altezza delle aspettative, visto che la quasi totalità delle funzioni promesse o non era presente o è stato introdotto successivamente al lancio o aveva numerosi problemi (non si parla solo di bug, ma proprio di funzioni ancora non implementate, dunque di un prodotto non ancora terminato). Il grande assente? Il nuovo Siri.

Cambi nella leadership e gestione conservativa le principali cause della crisi
Stando alle testimonianze di chi ci ha lavorato, il principale ostacolo nella realizzazione del nuovo assistente vocale è proprio l’architettura tecnica di Siri, in cui il “vecchio” codice, responsabile delle funzioni classiche dell’assistente, difficilmente convive coi nuovi moduli basati sull’AI generativa. Le due parti interferivano così tanto tra loro che quasi tutte le interazioni combinate si risolvevano in un continuo loop di bug.
Nonostante queste problematiche, Apple si ostinava a mantenere il “vecchio” codice, temendo di fare il proverbiale passo più lungo della gamba. Oltre a questo, la casa di Cupertino si è rivelata impreparata al fenomeno dei sistemi di AI generativa anche a causa del suo rigido protocollo di sviluppo.

Infatti, se solitamente la società capitanata da Tim Cook è abituata a sviluppare prodotti rifiniti e a risolvere i problemi attraverso soluzioni create internamente, le AI generative richiedono, per funzionare, interazioni rapide, infrastrutture digitali esterne ed enormi quantità di dati. Ciò ha rallentato molto Apple che, per via delle sue policy a tutela della privacy degli utenti, ha fatto solo ed esclusivamente affidamento su dataset “sintetici” o concessi previa licenza.
Da ultimo, questa situazione di incertezza è riuscita a minare anche il morale del team di Siri che, obbligata a rispettare i veti incrociati delle diverse dirigenze, ha collezionato un fallimento dopo l’altro perché costretto a far funzionare a forza elementi tra loro fin troppo eterogenei.
In sostanza, alla base del fallimento della strategia del 2018 si trova, da una parte, il repentino cambio della dirigenza del settore AI (da Giannandrea a Mike Rockwell, responsabile di Apple Vision) e, dall’altra, un approccio sin troppo prudente della leadership verso l’innovazione.

Apple verso un cambio di passo
Interiorizzato il fallimento, Apple è pronta alla riscossa. Nell’ultimo periodo la casa di Cupertino sta lavorando nelle sedi di Zurigo a “LLM Siri”, un assistente vocale costituito da un unico modello basato sull’intelligenza generativa. Non più dunque “vecchio” e “nuovo” codice, solo un unico e nuovo modello.
Dagli ultimi test interni effettuati, sembrerebbe che il nuovo approccio della società stia portando i primi frutti: l’assistente AI interno sembrerebbe essere sul punto di raggiungere ChatGPT in termini di qualità dell’output. Intanto, si valuta la possibilità di distinguere, anche lato comunicazione, Apple Intelligence da Siri.
