Oggi è ufficialmente scattata la revisione delle accise sui carburanti in Italia, primo tassello di un piano quinquennale previsto dalla riforma fiscale del Governo pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale con la firma di Gilberto Pichetto Fratin (Ministro dell’Ambiente), Giancarlo Giorgetti (Ministro dell’Economia), Matteo Salvini (Ministro delle Infrastrutture e trasporti) e Francesco Lollobrigida (Ministro dell’Agricoltura).
Le principali novità della nuova riforma delle accise
La novità principale della revisione riguarda l’adeguamento dell’imposizione fiscale su diesel e benzina: viene ridotta l’accisa sulla benzina di 1,5 centesimi di euro al litro ma, allo stesso tempo, la aumenta di 1,5 centesimi di euro al litro sul gasolio utilizzato come carburante. Le nuove aliquote stabiliscono inoltre che l’accisa sulla benzina si attesti ora a 71,34 centesimi di euro al litro (713,40 euro per mille litri), mentre quella sul gasolio sale a 63,24 centesimi di euro al litro (632,40 euro per mille litri).

Ma la riforma ha anche un volto più strutturale: le maggiori entrate fiscali derivanti dall’aumento delle accise sul diesel saranno interamente destinate al rafforzamento del trasporto pubblico locale – al netto delle quote spettanti alle regioni a statuto speciale e alle province autonome. Le risorse saranno infatti convogliate nel Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, uno strumento fondamentale per coprire il costo dei rinnovi contrattuali degli operatori del settore.
Quindi gli obiettivi sono di eliminare progressivamente il vantaggio fiscale a favore del diesel, considerato da tempo un “sussidio ambientalmente dannoso“, e di migliorare il settore dei trasporti (sperando che sia effettivamente possibile).
Questa prima mossa potrebbe essere seguita da ulteriori ritocchi nei prossimi anni, in un percorso che mira ad azzerare il divario fiscale tra i due carburanti entro il 2030. Una transizione graduale ma irreversibile, in linea con gli impegni europei per la neutralità climatica e la razionalizzazione delle politiche fiscali in ambito energetico. Anche se il dibattito resta acceso, soprattutto per l’impatto su autotrasportatori e pendolari, la direzione è ormai tracciata: meno agevolazioni al diesel e più investimenti nella mobilità collettiva.
