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La battaglia di Jeremy Clarkson: perché Peroni e le birre estere sono nel mirino

Da eterna figura irriverente del mondo motori, Jeremy Clarkson si è reinventato in una veste decisamente inaspettata, ovvero quella del contadino patriottico. Il volto storico di Top Gear, oggi al centro del docu-reality Clarkson’s Farm su Amazon, ha abbandonato l’asfalto per la terra della sua proprietà nei Cotswolds. Qui ha costruito una filiera agricola che va ben oltre l’autosufficienza, fondando il birrificio Hawkstone e il pub Farmer’s Dog. Ed è proprio da questo angolo di campagna britannica che Clarkson ha lanciato la sua personale offensiva contro Peroni, simbolo, almeno per lui, dell’invasione delle birre estere sul mercato locale.

A prima vista quella di Jeremy Clarkson potrebbe sembrare una provocazione delle sue, ma dietro la sparata si cela una battaglia più ampia. Il conduttore accusa il successo delle lager straniere, Peroni in primis, di danneggiare profondamente il settore agricolo inglese. Le sue parole sono piuttosto chiare: “Ogni volta che bevete una Peroni o una Moretti state supportando gli agricoltori italiani. E questo è ottimo. Se siete italiani“.

In effetti, Peroni, oggi di proprietà giapponese (Asahi) ma ancora fortemente legata all’immaginario tricolore, produce la sua birra con malto 100% italiano, il che lascia poco spazio per l’economia agricola del Regno Unito. Per Clarkson è l’ennesima prova che il made in Italy, anche quando viene esportato in bottiglia da 66 cl, è ancora troppo forte nella percezione britannica.

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La battaglia di Jeremy Clarkson: perché Peroni e le birre estere sono nel mirino 3

Jeremy Clarkson vuole tutelare il mercato britannico

L’attacco a Peroni non è quindi solo questione di gusti. In un Regno Unito segnato dalla Brexit, la difesa dei prodotti locali è diventata una battaglia anche ideologica. Gli agricoltori britannici, già messi a dura prova dalle nuove barriere commerciali, si ritrovano oggi in un mercato meno protetto del previsto. Jeremy Clarkson ha deciso di diventare portavoce non ufficiale di queste difficoltà, partecipando alle proteste contro le riforme sulla successione agricola e prendendo posizione contro la concorrenza estera.

La crociata contro Peroni, per quanto colorita e venata di humour britannico, rappresenta una forma di “sovranismo agricolo” che ben si inserisce nel contesto socio-politico inglese. Una sorta di risposta ironica ma concreta alla globalizzazione della birra, che non è più soltanto un affare da pub, ma un affare politico. Lo dimostra anche il tono volutamente iperbolico usato in una recente intervista rilasciata al Times, in cui Clarkson afferma senza mezzi termini: “Voglio che il consiglio di amministrazione di Peroni dica ‘Che diavolo è andato storto? Non stiamo vendendo nulla nel Regno Unito’. Voglio il dominio totale sul mercato della birra britannica“.

E per farlo ha messo in campo la sua birra, la Jeremy’s Lager, prodotta con i cereali coltivati nella sua stessa fattoria. Nessuna traccia di bevande estere nel suo negozio e nel suo pub, a conferma di una coerenza stilistica che, nel bene o nel male, fa parte del personaggio. Se poi la birra italiana sia davvero “una m***a”, come ha dichiarato senza troppi filtri, resta una questione di gusti. Di sicuro, Clarkson non ha perso l’abitudine di far discutere, anche quando ha in mano un boccale al posto del volante.

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La battaglia di Jeremy Clarkson: perché Peroni e le birre estere sono nel mirino 4

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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