È partita da pochi giorni la riforma delle accise sui carburanti, una delle misure previste dal Governo italiano per ridisegnare, nel giro di cinque anni, il sistema fiscale applicato a benzina e gasolio. L’obiettivo, come vi avevamo anticipato, è quello di uniformare le accise sui due combustibili, storicamente più favorevoli per il diesel, riducendo così l’asimmetria fiscale tra i due carburanti. Ma i primi effetti registrati sui prezzi alla pompa non sembrano rispettare le aspettative.
La riforma è cominciata con uno scostamento speculare che vede +1,50 centesimi al litro per il diesel e -1,50 centesimi al litro per la benzina. Sulla carta, una misura neutra, una sorta di “partita di giro” fiscale che, in condizioni di mercato ideali, avrebbe dovuto tradursi in un aumento equivalente per chi utilizza gasolio e in una riduzione identica per chi rifornisce a benzina. La realtà, però, ha preso una piega diversa.
Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, infatti, il diesel è aumentato in modo conforme agli adeguamenti fiscali, ma la benzina non ha subito un ribasso altrettanto proporzionale. I numeri parlano chiaro: mentre l’accisa sul gasolio è ora salita a 63,24 centesimi di euro al litro, quella sulla benzina è scesa a 71,34 centesimi. Tuttavia, l’effetto reale alla pompa racconta un’altra storia, ben più penalizzante per i consumatori.

Effetti (dis)equilibrati delle accise: aumenti pieni, sconti simbolici
Nel dettaglio, secondo i dati elaborati da UNC sui prezzi medi giornalieri raccolti dal Mimit, il rincaro sul diesel è tangibile, come da copione, ma la benzina è scesa in modo pressoché impercettibile. Massimiliano Dona, presidente dell’associazione, parla di una vera e propria “speculazione a danno degli automobilisti”. L’analisi UNC, basata sulle medie regionali elaborate dal Mimit, è impietosa:
- In autostrada, la benzina self-service è scesa di appena 0,1 cent al litro (5 cent su un pieno da 50 litri), mentre il gasolio è salito di 1,5 cent (+75 cent a pieno).
- Nelle regioni, la benzina è diminuita in media di 0,4 cent al litro (20 cent a pieno), contro un aumento del diesel di 1,3 cent (66 cent), con un divario del 225%.
«Abbiamo atteso diversi giorni per verificare un eventuale ritardo nell’adeguamento dei listini, ma il gap è rimasto invariato. È una manovra unilaterale e ingiustificabile» denuncia ancora Dona, che accusa il mercato di aver trasferito l’aumento fiscale sul diesel in modo immediato, ma di non aver fatto lo stesso con il taglio sulla benzina, assorbendolo nei margini. A livello territoriale, le disparità diventano ancora più evidenti:
- Per il gasolio, i rincari più alti sono stati registrati in Calabria (+1,7 cent), seguita da Lombardia e Liguria (+1,6 cent), e poi da Emilia-Romagna, Puglia e Sardegna (+1,5 cent).
- Per la benzina, il podio delle regioni che si sono “tenute” il taglio dell’accisa vede in cima Campania, Molise, Sicilia e la rete autostradale, con una riduzione minima di appena 0,1 cent al litro.
La spiegazione, sebbene non ufficiale, è abbastanza prevedibile: i meccanismi di mercato legati alla formazione del prezzo finale, tra costi industriali, margini di distribuzione e strategie commerciali, spesso “assorbono” le riduzioni fiscali più di quanto trasferiscano ai consumatori. Risultato? L’aumento delle accise si fa sentire subito e interamente, mentre la riduzione resta in gran parte teorica.

Speculazioni e indagini: la battaglia legale è appena iniziata
A sollevare il velo su quella che potrebbe essere più di una semplice inefficienza del mercato ci pensa anche il Codacons. L’associazione ha annunciato la presentazione di un esposto a ben 104 Procure italiane, invocando indagini per truffa aggravata e aggiotaggio. Nel mirino c’è la discrepanza tra le misure fiscali introdotte dal governo e i reali movimenti dei prezzi alla pompa.
Il presidente Carlo Rienzi ha evidenziato che, mentre la benzina sarebbe dovuta calare di 1,5 centesimi, il risparmio per gli automobilisti è stato praticamente nullo, contrariamente al diesel che correttamente è aumentato: «Il pieno di gasolio costa oggi quasi un euro in più. È un’anomalia inaccettabile, su cui riteniamo debba intervenire la magistratura per accertare eventuali responsabilità e proteggere milioni di automobilisti penalizzati da una misura che avrebbe dovuto aiutarli, non danneggiarli», Questo scostamento viene letto come il possibile risultato di una strategia speculativa da parte di operatori del settore, che approfittano del quadro normativo per gonfiare i margini, a discapito del consumatore.
Sul piano istituzionale, il governo ha indicato che le maggiori entrate derivanti dal nuovo assetto delle accise saranno destinate al Fondo per il trasporto pubblico locale. Tuttavia, stando ai dati ACI del 2024, il consumo di gasolio in Italia è stato 2,7 volte superiore a quello della benzina. Di conseguenza, sebbene le accise siano state rimodulate in modo simmetrico, il maggior consumo di diesel garantirà allo Stato un gettito più alto. Da qui la richiesta di Dona di un ribilanciamento più incisivo in favore della benzina, per non far gravare la manovra unicamente sui cittadini.
Il quadro che emerge è quello di un’operazione annunciata come equa ma realizzata in modo imperfetto, che rischia di minare ulteriormente la fiducia nel sistema dei prezzi dei carburanti. E mentre il mercato arranca nel garantire trasparenza, le organizzazioni dei consumatori si preparano a una lunga battaglia legale e mediatica per riportare equilibrio tra costi e diritti.
