Guillermo del Toro reinventa Frankenstein in chiave intima e struggente: il suo prossimo film sarà più lirico che spaventoso.
Frankenstein: Del Toro reinventa il mostro più iconico del cinema
Guillermo del Toro sta per riscrivere una delle storie più celebri e fraintese della letteratura gotica: Frankenstein. Ma chi si aspetta un horror cupo e spaventoso, potrebbe rimanere sorpreso. Secondo quanto anticipato dallo stesso regista durante un intervento al Festival di Cannes, il film non sarà un horror nel senso classico, bensì un racconto profondamente personale ed emotivo, che esplora temi come la paternità, la solitudine e l’incomprensione.
Un approccio fedele al romanzo di Mary Shelley
A differenza delle precedenti versioni cinematografiche, tra cui quella iconica del 1931 con Boris Karloff, del Toro intende restituire alla creatura la complessità emotiva e intellettuale che Mary Shelley le aveva attribuito nel suo romanzo. Il mostro — interpretato da Jacob Elordi — sarà eloquente e tragico, più simile a un angelo caduto che a un mostro privo di coscienza.

Oscar Isaac vestirà i panni di Victor Frankenstein, mentre Mia Goth sarà Elizabeth Lavenza. Il cast include anche Christoph Waltz, Lars Mikkelsen e Ralph Ineson, promettendo un adattamento ricco di talento e sfumature drammatiche.
Una colonna sonora che punta al cuore
Come leggiamo su Comic Book, ad accompagnare questa visione sarà la musica di Alexandre Desplat, già collaboratore di del Toro ne La forma dell’acqua. Anche in questo caso, Desplat punta su un tono lirico ed emotivo, evitando atmosfere orrorifiche per abbracciare la dimensione umana e sentimentale della storia. Il regista ha sottolineato che insieme stanno “trovando l’emozione” in ogni nota, rendendo il film più simile a una poesia visiva che a un classico horror.
Un’uscita attesissima su Netflix

Frankenstein sarà distribuito da Netflix nell’autunno 2025, con un’anteprima speciale prevista durante il prossimo evento Tudum del 31 maggio. Per del Toro, questa è una delle opere più personali mai realizzate: non solo un omaggio all’opera di Shelley, ma anche una riflessione intima sull’essere padre e figlio, sulla diversità e sul bisogno umano di essere accettati.
In un mondo che continua a giudicare l’apparenza, del Toro ci ricorda — come fece Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza — che anche il mostro aveva solo bisogno che qualcuno lo amasse.