Clair Obscur: Expedition 33 non è solo un sorprendente successo commerciale e critico, ma anche, secondo Shuhei Yoshida, un esempio emblematico di ciò che potrebbe (e dovrebbe) essere il futuro dell’industria videoludica: ambizione, qualità e libertà creativa senza i costi esorbitanti del modello AAA. Ospite di PlayStation Inside, Yoshida, figura storica di Sony e promotore da anni del mondo indie, ha raccontato la sua crescente disaffezione per i blockbuster videoludici odierni, spesso “troppo lunghi, troppo costosi e troppo simili tra loro”.
Al contrario, ha lodato Expedition 33 per la sua capacità di coniugare una visione autoriale forte con una realizzazione tecnica di alto livello, pur essendo stato sviluppato da un team di sole 33 persone. “Un gioco come Clair Obscur raggiunge il perfetto equilibrio tra l’ambizione di un gioco AAA, un budget e uno studio AA e una visione indipendente”, ha dichiarato Yoshida. “Spero che ottenga il successo che merita, perché è ora che i giochi AA riguadagnino la loro quota di mercato”. I numeri sembrano dargli ragione, dato che Clair Obscur: Expedition 33 ha venduto nella prima settimana su PC più del doppio rispetto a molti JRPG di fascia alta.

Un successo concreto: oltre le parole
I numeri di vendita e le piccole pietre miliari raggiunte finora e in così breve tempo, rappresentano indubbiamente un traguardo significativo per un progetto nato in modo quasi artigianale, che però ha saputo ritagliarsi uno spazio grazie a un’identità visiva forte, una narrativa originale e una durata calibrata alle esigenze dei giocatori contemporanei, spesso in lotta con il tempo.
Yoshida ha anche sottolineato come l’industria dovrebbe rivalutare il formato AA, offrendo titoli ambiziosi ma accessibili, in grado di sperimentare senza dover recuperare investimenti da centinaia di milioni di dollari. Un pensiero che contrasta con il trend recente, dove progetti dal budget enorme rischiano di fallire sotto il peso delle aspettative (e dei costi).
Il caso Clair Obscur non è isolato, ma è l’emblema di una nuova ondata di giochi “mid-budget” che sfidano il dominio dei colossi, ma con professionalità e qualità produttiva. E Yoshida invita il settore a considerare un riequilibrio tra costi e contenuti, dove “la qualità non è direttamente proporzionale al numero di zeri in bilancio”. Alla luce della crescente insoddisfazione per giochi enormi ma impersonali, la visione di Yoshida acquista forza: meno gigantismo, più cura. E, soprattutto, più spazio a realtà capaci di innovare davvero.
