Abbiamo dovuto attendere quasi vent’anni per vedere prendere forma e arrivare sulle nostre console un capitolo inedito di Mana. La storica serie action JRPG di casa Square Enix nata come spin-off di Final Fantasy trovò quasi subito una propria identità imparando a camminare con le proprie gambe, dando vita a JRPG rimasti nel cuore di molti, creando l’immaginario natural fantasy che ci ha sempre regalato dei mondi da favola e dalle atmosfere sognanti. Dopo l’ottimo ritorno sulle scene con il remake di Trials of Mana, è ora il momento di Visions of Mana.
Sviluppato da Ouka Studios in collaborazione con Square Enix il gioco riparte dall’ottima base lasciata dal remake del 2020 e ci costruisce un titolo inedito. Un titolo che pone un forte accento sulla componente narrativa e, soprattutto, espande e approfondisce con tante nuove possibilità il sistema di combattimento action della serie. Dopo tanti anni di attesa non abbiamo avuto il ritorno che si poteva sperare, ma siamo davanti a un ottimo titolo nonostante difetti importanti. Analizziamo il tutto nella nostra recensione.
Per raccontare una storia bisogna prendersi tempo
Ogni quattro anni la Fata del Mana sceglie un Alm per ciascuno degli otto elementi principali che governano il mondo, ognuno legato a una regione specifica del pianeta. Questi prescelti dovranno compiere un pellegrinaggio verso l’Albero del mana, scortati da una Soul Guard prescelta, e sacrificare la propria anima per mantenere l’equilibrio del mondo. Se un Alm non dovesse completare il viaggio la sua terra verrebbe distrutta da una catastrofe naturale.
Vestiremo i panni di Val, giovane scelto come Soul Guard, e Hinna, sua amica d’infanzia scelta come Alm del fuoco. Insieme a loro inizieremo un viaggio che li porterà a incontrare gli altri prescelti, porsi domande su questa tradizione secolare e, come in ogni JRPG che si rispetti, a salvare il mondo.
La premessa narrativa di Visions of Mana apre la strada a una trama piena di considerazioni complesse da fare. Seppur i prescelti vivano la loro nomina con orgoglio, in quanto a livello culturale essere un Alm è un grande onore e un modo di garantire l’equilibrio del mondo, è impossibile non andare a esplorare narrativamente i dubbi che possono crescere nel cuore di giovani con un legame fortissimo prossimi a doversi dire addio.
E proprio sui dubbi relativi questa tradizione si basa la trama di Visions of Mana, il quale seppur pieno di momento allegri e spensierati si rivela un gioco molto più drammatico e oscuro di quanto ci si potesse aspettare (soprattutto se non si ha familiarità con la serie). Il gioco mette in scena momenti emozionanti, battaglie epiche e ci mostra tutta la magia di un mondo fiabesco spettacolare. Ma lo fa non prendendosi i tempi giusti.
Diversi momenti della narrazione avvengono troppo rapidamente, senza il giusto sviluppo e facendo apparire i personaggi quasi bipolari e a volte per necessità narrativa eccessivamente ingenui. Alcuni momenti cardine nello sviluppo della storia avvengono in pochi minuti impedendo al pathos di crescere e non portando al necessario coinvolgimento emotivo del giocatore. Se a questo aggiungiamo una caratterizzazione dei protagonisti estremamente classica, ne esce fuori una trama con potenziale ma troppo spesso senza mordente.
Questi problemi nel ritmo e nella durata del titolo (giusta in sé, ma sbagliata in funzione della storia che si voleva raccontare) sono uno dei sintomi della portata del progetto come produzione. Se un budget ridotto non è una scusa assoluta, il fatto che il team di sviluppo abbia saputo della propria chiusura ancora prima dell’uscita del gioco avrà sicuramente influito pesantemente sulla realizzazione del gioco come era stato inteso originariamente.
Visions of Mana è un action RPG di qualità che non eccelle
L’esperienza di gioco di Visions of Mana è innegabilmente estremamente classica. Un JRPG vecchio stile che risulta forse anche troppo ancorato a una struttura passata. Dall’interazione con il mondo e i suoi personaggi, alla struttura di progressione tutto risulta molto classico. Ma non necessariamente in modo negativo o stucchevole. In due aspetti il gioco riesce infatti molto bene: l’esplorazione e il combat.
Le mappe di gioco sono veramente molto ampie, districandosi tra diverse strade da seguire e offrendo spesso una buona verticalità dell’ambiente. Seppur a suo modo comunque lineare e guidata (anche grazie a certi indicatori sulla mappa) l’esplorazione risulta piacevole e non fa pesare le grandi distanze. Questo grazie ai punti di viaggio rapido utilizzabili quando si vuole una volta scoperti e, soprattutto, grazie ai Pikul. Queste simpatiche creature simili a lupacchiotti giganti saranno la nostra cavalcatura e verranno sbloccati abbastanza presto. Anche la navigazione della World Map è agevolata da strumenti ben noti ai fan della serie e che danno quel tocco da JRPG vecchio stile davvero forte.
Una buona navigazione del mondo di gioco è resa necessaria anche dal backtracking richiesto per ottenere tutto ciò che vi è in un luogo, visto che gli Elemental Vessel, artefatti elementali che come vedremo hanno ruolo fondamentale nei combattimenti, ci daranno nuovi mezzi d’esplorazione delle mappe.
Meno a fuoco e rivedibili invece le ricompense offerte dall’esplorazione. I forzieri e i drop in giro per la mappa tendono a contenere solo soldi e oggetti di facile ottenimento, offrendo solo raramente equipaggiamenti che saranno comunque recuperabili per pochi soldi nella città successiva. Più soddisfacenti da trovare e completare le sfide elementali affrontabili tramite i totem sparsi nella mappa. In questi luoghi dovremo affrontare ondate di nemici per ottenere premi ben più rilevanti.
E dato quanto è piacevole combattere in questo gioco non è decisamente un problema completarle. I combattimenti sono senza dubbio l’elemento più riuscito di Visions of Mana. Una base molto semplice che mette a nostra disposizione un attacco leggero e uno pesante, con delle abilità da usare tramite gli shortcut o tramite il ring menu che ci porterà in una pausa tattica più strategica.
Potendoci alternare tra tre personaggi contemporaneamente, scelti tra un party più ampio, la varietà non manca. A questo aggiungiamoci la meccanica principale del gioco, gli Elemental Vessel. Uno per ogni elemento naturale, questi ci permetteranno di usare mosse finali ed equipaggiare una classe diversa su ciascun personaggio, il quale avrà a seconda della classe scelta fino a tre tipi di arma diversa e, soprattutto, abilità diverse. Tutte abilità sbloccabili tramite una griglia veramente ricca divisa tra abilità utilizzabili sempre e abilità esclusive della classe.
Una quantità incredibile di opzioni che rendono la scelta del party e la costruzione di ogni singolo protagonista un aspetto divertente e importante dell’esperienza di gioco. O almeno in teoria.
Tutte queste opzioni, abilità e lo sfruttare il sistema di debolezze e resistenze elementali risulta infatti essere una scelta totalmente arbitraria se si gioca a difficoltà normale o meno. Il gioco è infatti tarato veramente verso il basso come livello di sfida, tanto da rendere i soli attacchi base quasi sempre sufficienti a superare le sfide del gioco. Alzando la difficoltà a difficile invece il gioco non diventerà certamente un’esperienza hardcore, ma richiederà senza dubbio attenzione e pianificazione del party. In particolare durante le bossfight, senza dubbio gli scontri più ispirati e meglio riusciti dell’esperienza.
Sfortunatamente, questo allettante pacchetto scricchiola un po’ sotto il peso di un comparto tecnico rivedibile. Nella versione PS5 da noi provata il gioco soffre in diverse occasioni di cali di frame importanti durante le fasi di combattimento più concitate o quando ci ritroviamo contro grandi gruppi di nemici. Durante l’esplorazione cali di frame importanti non si presentano, ma la fluidità generale non è sempre ottimale e non risulta fluida.
Visions of Mana si difende decisamente meglio sul piano estetico. Le texture non sono di qualità next-gen certo, ma sono curate e supportano una direzione artistica davvero eccezionale. Il mondo di gioco è bellissimo e coloratissimo. Il team è riuscito a creare al meglio un’atmosfera da fiaba e a portare alla luce quell’estetica natural fantasy che la serie Mana ha di fatto creato nel mondo dei JRPG. Viaggiare per il mondo di gioco è un piacere e perdersi tra i suoi scorci tra uno scontro e l’altro aiuta a vivere il viaggio dei nostri protagonisti. E tutta l’avventura viene sempre accompagnata da una colonna sonora d’eccezione di Hiroshi Kikuta, capace di mettere insieme suoni e melodie che ci sono rimaste davvero dentro.
Conclusioni
Visions of Mana è un ritorno dolcissimo con un po’ di amaro per la serie di casa Square Enix. Dopo l’eccellente remake di Trials of Mana l’appuntamento con un capitolo inedito della serie era di fatto un grande evento. E seppur come vi abbiamo raccontato il gioco è un ottimo action JRPG e va assolutamente giocato da fan della serie e del genere, cresce il rimpianto per ciò che si poteva fare credendo di più nel progetto. Dando magari più tempo, fondi o supportando il giovane team di Ouka Studios. Un team che ha messo tanto cuore nel progetto e che per certi elementi sembra aver voluto fare più di quello che poteva o aveva la possibilità di fare. Visions of Mana è un gioco che fa tante cose bene, ma non arriva mai a quel livello superiore di eccellenza. Un gioco che abbiamo giocato con gioia e divertendoci, ma che forse non sarà abbastanza per far sì che la serie di Mana possa diventare uno dei cavalli principali di casa Square Enix.
Visions of Mana
Voto - 7.5
7.5
VOTO
Visions of Mana, sviluppato da Ouka Studios e Square Enix, rappresenta il primo titolo inedito nella serie action JRPG dopo quasi vent'anni