Dr Commodore
LIVE

Kill la Kill: 10 anni fa usciva il primo episodio dell’iconico anime di Trigger e Hiroyuki Imaishi

Kill la Kill è senza ombra di dubbio uno dei prodotti d’animazione nipponica più iconici dell’ultimo decennio, con milioni e milioni di fan in tutto il mondo che tuttora, a 10 anni esatti dalla messa in onda, tessono le lodi di questa stravagante ed eccentrica avventura.
L’anime, difatti, debuttò con il suo primo episodio precisamente il 4 Ottobre 2013 e sin da subito si consolidò come uno dei titoli di punta di quella stagione autunnale.

Kill la Kill fu il primo vero e proprio anime televisivo del rinomato studio Trigger, il quale fu fondato nel 2011 dall’ex regista di casa Gainax Masahiko Otsuka, dall’animatore Hiroyuki Imaishi e dall’animation producer Kazuya Matsumoto. Il personale dello studio è per lo più formato da dipendenti che erano al centro delle produzioni Gainax alla fine degli anni duemila, con nomi come Yoh Yoshinari, Kazuki Nakashime e Akira Amemiya.

Il neonato studio, prima del debutto di Kill la Kill, si era cimentato solamente in progetti “secondari” tra i quali la serie di short ONA di Inferno Cop ed il cortometraggio introduttivo di Little Witch Academia. La messa in onda di Kill la Kill ha segnato quindi il debutto di Trigger all’interno dei palinsesti televisivi e cambiato, in un certo senso, per sempre il modo di approcciarvisi.

Kill la Kill

10 anni di Kill la Kill

Dopo l’omicidio di suo padre, Ryuko Matoi ha vagato per il paese alla ricerca del suo assassino. Seguendo la sua unica pista, la metà mancante della sua invenzione, la lama a forbice, arriva alla prestigiosa Accademia Honnouji, una scuola superiore diversa dalle altre. L’accademia è governata dall’imponente e intimidatoria presidentessa del consiglio studentesco Satsuki Kiryuuin insieme ai suoi potenti subalterni, i Quattro Elite. Nella gerarchia brutalmente competitiva della scuola, Satsuki conferisce ai migliori studenti delle uniformi speciali che garantiscono a chi li indossa abilità e poteri sovrumani.

Picchiata a sangue in uno scontro contro uno degli studenti in uniforme, Ryuko si ritira nella sua dimora rasa al suolo all’interno della quale si imbatte in Senketsu, un “Kamui” raro e senziente, una veste divina. Dopo essere entrato in contatto con il sangue di Ryuko, Senketsu si risveglia, attaccandosi a lei e fornendole un potere immenso. Ora, armata di veste divina e della lama a forbice, Ryuko si appresta ad affrontare i Quattro Elite, sperando di raggiungere Satsuki e scoprire il colpevole dietro l’omicidio di suo padre una volta per tutte.

Da una sinossi del genere, le premesse dietro a Kill la Kill non sembrano essere particolarmente ispirate o ricercate; pare essere il tipico anime concentrato al 100% sui combattimenti all’ultimo sangue, con un sistema di poteri delineato, power-up e, perchè no, un po’ di sano fanservice.
Ma è proprio qui che l’opera sovverte tutti i preconcetti e dimostra come l’introduzione sia solo un’espediente per raccontare qualcosa di molto più marcato e impattante.

Kill la Kill

Al di là del fanservice [SPOILER]

Kill la Kill, difatti, utilizza il suo fanservice come vero e proprio espediente narrativo per comunicare un messaggio di fondo molto più complesso: il diavolo è negli occhi di chi guarda.
In generale, le donne (soprattutto nei paesi orientali) che indossano uniformi scolastiche sono fortemente soggette ai concetti di genere, sessualità e sensualità, estremamente intrise di possibilità erotiche; all’interno di quest’opera invece più Ryuko impara ad accettare sé stessa in quanto donna e ad entrare in sintonia con Senketsu e più la ragazza diventa potente. Si può affermare che la narrazione e la trama contribuiscono a confermare che la sessualizzazione è utilizzata come strumento di emancipazione per le donne in Kill La Kill.

All’inizio, Ryuko è ancora imbarazzata dall’indossare Senketsu, dal momento che ella stessa percepisce il corpo femminile come erotico e inconsciamente lo trova esattamente come i suoi colleghi di scuola: volgare e feticizzato. Poi l’uniforme stessa le fa notare che le sue capacità di combattimento risultano molto inferiori rispetto a quelle di Satsuki unicamente perché la sua rivale accetta tutta la potenza e il simbolismo del suo Junketsu, non curandosi del giudizio altrui.

Kill la Kill comunica un messaggio molto più progressista di quanto possa sembrare ad un primo sguardo.
L’opera prova (e riesce) ad esprimere che non c’è niente di sbagliato nel fatto che le donne usino o meno abiti succinti, nessun problema con la nudità stessa, come una forte critica ai punti di vista antiquati, tradizionalmente parziali e carichi di erotismo che pervadono una società fortemente maschilista.
Si potrebbe parlare per ore di quest’opera e cogliere spunti sempre differenti, tant’è che uno studente ha svolto un elaborato accademico utilizzando proprio Kill la Kill come base e fulcro da cui prendere spunto.

Kill la Kill Trigger 1


Articoli correlati

Matteo Comin

Matteo Comin

Sono Matteo, scrivo da Desenzano (BS), Studio Scienze della comunicazione e lavoro in un cinema multisala. Sono appassionato, come tutti voi, di tutto ciò che riguarda la cultura nerd, in particolar modo di anime e manga.

Condividi