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Oppenheimer e la lezione di Christopher Nolan

Oppenheimer è stata una pellicola davvero di successo, e non solo per via della firma che portava. Il lungometraggio ha trascinato in sala anche molti non fan di Nolan, riuscendo ad abbracciare un filone commerciale che da anni ormai apparteneva quasi solamente ai prodotti Marvel/supereroistici, insieme a tutto quello concerne all’MCU. Non a caso i film con incassi maggiori per Nolan sono stati gli ultimi due capitoli di Batman.

Qualche eccezione è stata fatta certo, e ricordando le pellicole antecedenti del cineasta britannico possiamo citare la trilogia di Batman appunto, Inception, Dunkirk, Interstellar e Tenet (tali film esclusi gli ultimi due capitoli di Batman, sono stati superati da Oppenheimer a livello di incassi ndr), che senza dubbio hanno reso Nolan uno dei registi più amati di sempre, ma in questo caso tocchiamo corde diverse e a breve andremo a vedere perché.

Il lungometraggio incentrato sul padre della Bomba Atomica è stato un film divisivo (ne abbiamo già parlato qui e non approfondiremo oltre ndr), per via della sua natura visivamente diversa rispetto alle ultime fatiche di Christopher, dove l’azione fa spazio all’introspezione e la Fisica diventa più tangibile che mai, lasciando fuori scala Interstellar e Inception, due grandi film concepiti con un cuore fantascientifico e irreale per certi versi.

Cillian Murphy e la chiamata per Oppenheimer: l’attore racconta come è stato ingaggiato per il ruolo

Oppenheimer da spazio al dialogo, alla scrittura, dimenticando le sequenze spettacolari di Interstellar, Batman, Tenet e Inception

Per dirla a soldoni, non si vedeva da tempo un film come Oppenheimer ottenere un così grande successo, dato che parliamo di una storia umana fatta di dialoghi, riflessioni, teorie, pensieri, paure, drammi, sconfitte, vittorie e tradimenti. Tradimenti fisici e astratti, costruiti con i sensi di colpa di un uomo talmente intelligente da essere offuscato dagli elogi altrui e dalla sua voglia di cambiare il mondo; un’ambizione talmente tanto vasta da non rendersi conto delle sue azioni.

Un film stratificato, complesso, raccontato da Nolan con una sceneggiatura quasi perfetta, condita da dialoghi taglienti e un montaggio frenetico, dinamico e dal ritmo galoppante, gestito con una sapienza di una regia matura e molto ispirata, forse anche qualitativamente maggiore di altri suoi lavori. Al botteghino il film ha raggiunto 890 milioni di dollari nel mondo, lanciando un messaggio davvero forte alla prossime generazione di registi, che potranno attingere da Oppenheimer per capire alcune meccaniche fondamentali e ritmi specifici di questo genere di film.

Cosa distingue Oppenheimer dagli altri film di Nolan? Tralasciando la tecnica sempre e comunque all’altezza del grande cinema di Hollywood, il cineasta ha deciso di “eliminare” il concetto di spettacolarità (creando una diversa sostanzialmente ndr) visiva come lo conosciamo, inserito all’interno degli ultimi lavori, facendo spazio al dialogo, la scrittura e la performance attoriale del suo cast: sia chiaro, non che negli altri non lo faccia ovvio ma contando lungometraggi come Tenet, Batman, Dunkrik e Inception, possiamo tranquillamente notare di come in quei casi si dia spazio a sequenze action molto elaborate e complesse, volta a “saziare” l’occhio dello spettatore affamato di movimento e freneticità narrativa: in poche parole perfetti per il grande pubblico nonostante le trame complesse.

Oppenheimer, Robert Downey Jr. sul film: "il migliore che abbia mai fatto, senza dubbio"

Un cast in perfetta simbiosi: Nolan con la macchina da presa fa brillare tutti

La regia, le musiche e il montaggio tengono alta la tensione, il ritmo, ma il tutto è trainato da un cast davvero eccezionale, che non viene offuscata dall’ottima performance del pupillo di Nolan Cillian Muprhy. Nonostante quest’ultimo abbia tirati fuori un’interpretazione magistrale e impeccabile (come sempre ndr), il cast è corale, in perfetta sintonia e anche se per pochi minuti tutti danno un contributo “pesante” al film, citando felicemente in questo caso Florence Pugh e Rami Malek, presenti solamente in poche scene di Oppenheimer, ma come accennato donano il loro contributo alla storia in maniera decisiva.

Tanto di cappello a Emily Blunt (potenzialmente da Oscar ndr), fortemente decisa a lasciare al pubblico un personaggio indelebile e ammaliante, tirando fuori tutto il suo talento grazie a una costruzione della figura di “Kitty” (moglie di Robert ndr) davvero sfaccettata e ispirata, capace di colpire nell’anime e nel cuore degli spettatori in sala come forse non aveva fatto mai. Applausi a scena aperta anche per Robert Downey Jr. nei panni di Lewis Struss, una delle figure centrali del film. Qui siamo di fronte al coronamento di una carriera incredibile fatta di sconfitte e vittorie e insieme a Zodiac, Charlot e Iron Man (per ovvi motivi ndr) Robert ha sancito un cammino di redenzione davvero toccante, donando al mondo ancora una volta tutto il suo talento.

Dopo l’ottima performance di “Air – La storia del grande salto”, Matt Demon ha costruito anch’esso un personaggio davvero molto interessante, impattante e anche rilevante nella storia e nella vita di Robert Oppenheimer, contribuendo a quanto fatto con il progetto Manhattan. Gli Avengers della Fisica si sono riuniti in questo grande film, epocale oseremo dire, dove ogni tassello è al posto giusto e ogni frame ha qualcosa da raccontare, a un pubblico che ha vissuto i postumi delle conseguenze di quelle scelte e di quelle azioni presenti e narrate magistralmente nel film di Nolan, che inevitabilmente hanno cambiato il mondo.

Emily Blunt in Oppenheimer

L’opprimente e meravigliosa sequenza del “Trinity Test”

Qui faremo degli spoiler, ma cercheremo comunque di mantenerli al limite. Una volta costruite le basi si arriva inevitabilmente al famoso “Trinity Test”, la prima detonazione di un’arma nucleare nella storia dell’uomo. Il test venne eseguito alle 5:29:45 UTC-7 (ora locale) del 16 luglio 1945 nel deserto della Jornada del Muerto a circa 56 km a sud-est di Socorro nel Nuovo Messico, Stati Uniti d’America, in quello che allora era l’USAAF Alamogordo Bombing and Gunnery Range, ora parte del White Sands Missile Range: proprio come descritto e mostrato da Nolan nella sua pellicola.

Azzardiamo tranquillamente un’opinione: la sequenza del test in Oppenheimer è forse una delle scene meglio eseguite di sempre all’interno dell’ambito cinematografico, non solo a livello visivo ma anche introspettivo. Il montaggio, la scrittura e la regia creano un’atmosfera davvero pesante e l’aria in sala si fa quasi irrespirabile, come se fosse quasi avvelenata e colpita dalle scie chimiche dell’Atomica. La tensione degli scienziati e di tutti i militari sul luogo si fa sentire e così come dice Robert “è davvero complesso reggere questa tensione” anche per il pubblico in sala: il conto alla rovescia parte e improvvisamente tutto esplode in un silenzio fragoroso.

Qui capiamo l’importanza dei silenzi nel cinema e nell’esistenza, e senza saperlo ci troviamo di fronte a una sequenza che sarà sacrosanta e altamente rilevante all’interno della storia del cinema. L’aria diventa veramente “avvelenata” in sala e si fa fatica a respirare, perché tutti stiamo aspettando quel devastante rumore assordante che ha cambiato per sempre la storia del mondo, così come ha capovolto la vita di Oppenheimer e di molte altre persone: Nolan ha segnato un’epoca e ha mostrato al grande pubblico la vera essenza del cinema, fatta di performance attoriali straordinarie e “vive”, di grande tecnica di realizzazione e capacità di comunicazione visiva e sensoriale, lontana dagli aspetti soliti a cui il pubblico delle grandi occasioni è abituato: ora è chiaro il motivo per cui la “commercialità” di Oppenheimer è, è stata e sarà così importante e rilevante anche negli anni a venire.

Oppenheimer

Il finale di Oppenheimer e l’interconnessione con il mondo

Dopo il tragico incidente di Hiroshima e il processo volto alla distruzione di Oppenheimer, il film si chiude con un potente e incisivo dialogo tra Einstein e Robert sulle conseguenze delle loro azioni, affermando di come questa storia abbia effettivamente distrutto e cambiato il mondo, proprio come si aspettavano i due fisici e scienziati all’inizio del progetto Manhattan. Nolan parla al suo pubblico, creando una micidiale interconnessione con loro, attraverso due epoche completamente diverse. La costruzione dell’Atomica ha distrutto, capovolto e mutato per sempre il mondo e ancora oggi ne paghiamo e pagheremo le conseguenze in futuro.

Robert si rivolge ad Albert dicendo: “Lei si ricorda quando abbiamo detto che con questa cosa potevamo distruggere il mondo? Beh, l’abbiamo fatto”. In quel momento facciamo anche noi parte della vicenda, anche se non l’abbiamo vissuta pienamente come periodo storico. La tecnica di Nolan sempre impeccabile ci ha proiettato nel lavoro e nella mente del padre dell’Atomica, interconnettendo tutto il mondo con quel finale chiaro e conciso, dannatamente reale, dove Oppenheimer ci sputa addosso tutto il suo dolore, la sua colpa, quasi come se si scusasse di quanto ha creato: “Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”.

Leggi anche: Oppenheimer: il vero rapporto di Einstein con l’inventore della bomba atomica

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Nicola Gargiulo

Nicola Gargiulo

Grafico e Copywriter di professione, nerd per ossessione. Cresciuto a latte, anime, videogiochi, film, serie TV, manga e fumetti cerco di diffondere il "verbo" tramite la parola scritta e lo spazio concesso dall'internet e dai capoccia di Dr. Commodore, detti anche "Gorosei".

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