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Tracce di sangue 153 – La conclusione [SPOILER]

Il manga di Shuzo Oshimi giunge dopo sette anni alla sua fine, tiriamo le somme su quella che è stata una serie incredibile

Tracce di sangue non è un manga facile. Chi l’ha letto lo sa bene. Fin dalla sua prima apparizione su Big Comic Superior nel 2017 la serie ha riscosso un grande successo di pubblico e critica, consacrando (non che ce ne fosse bisogno) il suo autore come un autentico maestro della nona arte.

L’approfondimento psicologico e il rapporto madre figlio è stato fin dall’inizio il tema portante del racconto. Seiko, madre iperprotettiva e misteriosa, ha lentamente rivelato la sua vera personalità al figlio Seiichi, marchiandone per sempre l’esistenza.

L’8 settembre 2023 la serie si è conclusa, portando la storia dei due a compimento. Vediamo assieme come Oshimi ha terminato il suo manga più longevo, e se queste ultime pagine sono state coerenti con quello che abbiamo letto negli anni passati.

Tracce di sangue capitolo 1

Una madre e un figlio

Tracce di sangue è sempre stato un racconto a due. Seiko e Seiichi si alternavano il ruolo da protagonista portando il loro rapporto a ulteriori livelli di complessità e malessere. Una relazione tossica dalla quale il giovane non riusciva a staccarsi, succube di quel volere materno così forte e pressante, negativo eppure prossimo ad essere assecondato.

Il periodo di detenzione e il successivo time-skip hanno reso il protagonista un guscio vuoto, come se rimossa l’immagine materna non ci fosse nient’altro ad animarlo. Era una marionetta e adesso aveva iniziato a muoversi goffamente. Poi, come se non ci fosse altra strada possibile, l’incontro con Seiko, di nuovo.

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Una Seiko diversa, inerme e da accudire, che a tratti ricorda tutto ma spesso non riesce a riconosce il sangue del suo sangue. Un lungo flashback ci porta a vivere con lei gli ultimi istanti della sua vita, mentre Kenichi, senza parole, chiude gli occhi e raggiunge un nuovo mondo pieno di possibilità.

La morte della madre potrà offrirgli una possibilità di salvezza? Dopo tanta sofferenza e miseria, dalla parte del colpevole e del carnefice, forse l’unica cosa di cui il ragazzo -ora uomo- ha bisogno è nient’altro che il silenzio.

La fine

La speranza è sempre quella di un lieto fine. Soprattutto quando i personaggi non fanno altro che soffrire e farsi del male. Ci speri sempre ma sai che non sarebbe coerente. Seiichi non avrebbe mai potuto trasformare quel cielo di stelle in un futuro di speranze.

Sono passati tanti anni, non sappiamo di preciso quanti. Quello che prima era un giovane uomo ora ha l’aspetto di un docile anziano che noleggia un libro e va a leggerlo al parco. Tornando a casa si ferma a osservare le nuvole in lontananza, allora ripensa a sua madre.

Quanti anni saranno passati da quel giorno? Neppure lui sembra saperlo. L’unica cosa di cui è certo è che non riesce a ricordare il suo viso. Il bellissimo e terribile volto di Seiko adesso è solo una grande macchia di colore senza linee. Forse Seiichi sta vivendo davvero, allora.

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Non sappiamo con certezza se il protagonista sia riuscito a vivere dignitosamente. Possiamo solo ipotizzare che senza il peso di quello sguardo addosso abbia almeno vissuto per se stesso. Quel cielo pieno di possibilità che non abbiamo visto era forse la porta verso un orizzonte troppo vasto. Oppure no.

Mi piace pensare che Seiichi stia meglio, almeno in parte. Che abbia fatto tesoro della sua terribile crescita e che abbia imparato ad apprezzare gli altri, a trovare del buono nelle persone. Perché non basta un trauma a cambiarti per sempre, se hai la forza di andare avanti. Magari un passo alla volta, fino a illuminare tutte le cose sotto la luce rosa di un bellissimo tramonto.

Leggi anche: Shuzo Oshimi: perché dovresti leggerlo?

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Alessandro Diambra

Alessandro Diambra

Classe 1996. Sono uno di quelli che legge tutto e non ha cose preferite.

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