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I ristoranti iniziano a usare le AI nei loro menù: convincono i clienti a ordinare di più

Le AI stanno già cambiando il mondo del lavoro: sono sempre di più le imprese che, in tutto il mondo, si affidano a software generatori di testo o d’immagini per il proprio business. Dai giornali online che utilizzano ChatGPT per i loro articoli, fino ad arrivare anche a grandi aziende nostrane e le loro prove con gli altri software OpenAI; basti pensare che solo poche settimane fa la Mulino Bianco aveva utilizzato un’intelligenza artificiale per creare una possibile pubblicità per i propri pancake, ottenendo non poco clamore.

E non è l’unica azienda del settore del Food & Beverage a fare i primi tentativi con le nuove tecnologie e le infinite possibilità fornite delle intelligenze artificiali. Lunchbox, una startup, ha recentemente sviluppato un software che, sfruttando la tecnologia DALL-E e in accordo con OpenAI, riesce a generare immagini di cibo piuttosto ben fatte.

Il tool gratuito punta a diventare uno strumento utile per tutti il menù digitale di tutti i piccoli ristoratori, in virtù del fatto che il delivery è diventato ormai uno dei servizi immancabili di ogni ristorante. Risulta inoltre molto importante per gli affari che questo sia ben curato. Lunchbox propone quindi un tool a costo zero che fornisca lo stesso servizio che offrono a pagamento altre piattaforme.

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Vantaggi e perplessità

Lunchbox vuole spingere dunque i ristoranti a provare il proprio generatore, per creare e aggiungere immagini delle pietanze sul loro menù. Inoltre, sembra aver conseguito già grossi risultati, con più di 174 milioni d’immagini generate.

Anche se non è un fatto difficile da immaginare, l’azienda ha i dati che provano che aggiungere immagini di cibo ai menù aiuti i locali ad aumentare le vendite. Addirittura, si ritiene che i ristoranti che aggiungono immagini sul menù ottengano il 70% di ordini in più.

Anche le piattaforme di delivery sembrano tenere particolarmente al fatto che il menù sia accompagnato da immagini accattivanti dei piatti proposti, perché queste condizionano notevolmente le vendite. La domanda che ad ogni consumatore viene da porsi però è: e se il piatto fosse totalmente differente dall’immagine generata?

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Spesso le immagini sui menù sono causa di perplessità, poiché costringono il cliente ad avere una aspettativa che potrebbe non coincidere con l’effettivo alimento servito. È un problema che esiste sin da prima che le intelligenze artificiali fossero utilizzate per generarle.

Questo è un aspetto di cui il CEO di Lunchbox, Alamgir, sembra essere ben consapevole. Egli si limita però a rispondere che questo tool è adatto ai piatti più semplici, e che d’altronde è dedicato a quei ristoratori che non hanno le risorse o non possono avere accesso a una fotografia professionale dei loro piatti.

La concordanza tra la foto del menù e quella del piatto però è considerata piuttosto importante non solo dai clienti, ma anche dagli stessi siti di delivery di cui parlavamo prima. Per esempio, il delivery americano DoorDash ha una regola che impone ai ristoranti di pubblicare sul menù rappresentazioni realistiche di ciò che i clienti riceveranno quando ordinano online.

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Camilla Flocco

Camilla Flocco

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