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Genshin Impact: un viaggio nel Teyvat lungo due anni

Sono passati due anni dal lancio di Genshin Impact, free-to-play in salsa gacha che in questo biennio ha fatto moltissimo parlare di sé. Chi scrive è un suo fan fin dagli esordi, avvenuto in quel Settembre del 2020, e ha calcato le terre del Teyvat per la prima volta praticamente dopo due settimane dalla sua uscita globale.

Questo articolo è pensato con l’intenzione di fare una riflessione dopo due anni intensi (e a volte neanche così tanto), di uno dei videogiochi online con il potenziale più grande in assoluto, che spesso non è stato sfruttato a dovere o a sufficienza.

Questa sarà la storia di come un utente free-to-play (rigorosamente hardcore gamer), si è approcciato al videogioco più votato dai fan ai Videogame Awards del 2022, nella categoria mobile. Un lungo viaggio passando dall’apice, il declino, l’abbandono e la rinascita di una piccola gemma del panorama gaming.

Genshin Impact, Eula

L’apice…

Se c’è una cosa di questo gioco che ricordo con più affetto è il suo inizio. Lo straordinario impatto visivo di un mondo incredibile: colorato, straordinariamente ben fatto, con paesaggi deliziosi e suggestivi. La battaglia contro una divinità che separa due fratelli che hanno sempre viaggiato insieme fin dal principio. Le premesse sono fantastiche e le prime ore le confermano.

La curiosità è a mille, i menù non sono invasivi e le meccaniche sembrano facili da imparare. Insomma, che cosa potrebbe andare storto? Secondo la mia esperienza, assolutamente nulla. Ogni aggiunta, livello dopo livello, è sempre una piacevole sorpresa.

Questo mi fa riflettere, a tal punto che potrei dare un’opinione impopolare, facendo un paragone con un altro Free-To-Play a cui mi sono approcciato: Lost Ark. Ciò che mi fece abbandonare Lost Ark, gioco che poteva entrare benissimo nell’olimpo dei miei titoli preferiti, fu un assurdo bombardamento di meccaniche nuove, tutte all’improvviso. Talmente tante da non avere la più pallida idea di cosa fare, al punto da mettermi addosso una frustrazione tale da innescare una sofferenza emotiva, evoluta nell’abbandono di un possibile gioco fantastico, finito nel dimenticatoio della mia ventennale esperienza videoludica.

Su Genshin Impact, questa cosa, non c’è. O meglio, io non l’ho percepita. C’è, tuttavia, molto altro.

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…il declino…

Perché sì, prima o poi, la meccanica gacha ti colpisce dritta in mezzo agli occhi, come un colpo sparato da lontano in uno degli Sniper Elite dei bei tempi. Le percentuali sono così basse come la mia probabilità di diventare un barbagrigia, ma un desiderio dopo l’altro, ti rendi conto che alla fine ci può anche stare.

Perché, dopo un po’, inizi a pensare: ma con un gioco così grande, completamente gratuito (specifico, non serve spendere per andare avanti), dovranno pure guadagnarci in qualcosa questi poveri cristiani della MiHoYo? Ed è proprio per questo che la meccanica gacha passa tranquillamente in secondo piano. Posso affermare per esperienza, infatti, che il gioco è giocabile senza problemi anche senza i famosi personaggi 5-star.

Cosa, tra l’altro, comunque relativa, perché il gioco ti offre talmente tante di quelle gemme e di quei desideri, tramite le ricompense delle missioni e degli enigmi, che a forza di tentare, desiderio dopo desiderio, alla fine qualche 5-star uscirà lo stesso. E allora? Dov’è l’inghippo, qualcuno si chiede?

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Rispondo con una metafora: Genshin Impact è come una persona, incontrata nella vita vera. Più la conosci a fondo, più trovi difetti. Sta solo a te decidere se ne vale la pena accettarli tutti o allontanarti. Ecco, con questa metafora, possiamo iniziare a parlare della meccanica degli artefatti.

Un artefatto è un oggetto di potenziamento FONDAMENTALE e ogni personaggio giocabile di Genshin Impact ne può equipaggiare 5, uno per tipo (Fiore, piuma, clessidra, diadema, calice). Ogni artefatto ha un’abilità primaria (critico, danno, danno elementale, punti vita), e ben quattro abilità secondarie. Ogni artefatto è suddiviso in gruppi (il gruppo ghiaccio, sono cinque artefatti che aumentano il danno da ghiaccio; il gruppo acqua, il danno d’acqua, fuoco, e così via). Gli artefatti si trovano all’interno di un dungeon, spesso insieme ad un altro gruppo di artefatti.

Fatta questa premessa, ogni volta che viene fatto un dungeon, c’è una possibilità di trovare, con 40 20 di mana resina alla volta su 160 totali, due un artefatto. Non due un gruppo di artefatti, ma solo due uno. Completamente a caso. E con delle statistiche inutili. Quindi se hai un personaggio come Barbara, che più punti vita ha, più cura, e se hai trovato un artefatto del gruppo cura con difesa come statistica principale, hai sprecato 20 di resina. E devi ricominciare. Il secondo, è un artefatto vento, ricomincia. Il terzo è carino, ma le statistiche secondarie non sono buone. Il quarto è lo stesso, ma con statistiche inutili. Ops, finito la resina, ritenta domani! Capito dove voglio andare a parare?

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…l’abbandono

Più scavi, e scavi all’interno di Genshin Impact, e più i problemi si presentano. O meglio, nella mia esperienza, si sono presentati. Perché ad un certo punto, posso tranquillamente dire di aver completato Genshin Impact, come pochi eletti insieme a me. Sì, completato, 100%, definitivo. Sono arrivato all’endgame, e la MiHoYo si è scordata di me, che tecnicamente dovrei essere il suo “studente modello”, l’impiegato del mese.

Sono arrivato al punto di entrare, fare le giornaliere, cercare artefatti, provare a salire tutti gli altri personaggi (solo per usare la resina, non per effettiva necessità) e uscire. Io, fedele suddito devoto, abbandonato al mio destino, senza contenuti, senza niente a cui appellarmi. Quando finalmente la MiHoYo mi ha visto, sapete cosa mi ha regalato? UNA TEIERA!

Stanco, esausto, sconsolato, era per me arrivato il momento di mettere un punto a questa bellissima esperienza, conclusasi nel peggiore dei modi. A metà del 2021, ho appeso la visione al chiodo, e ho lasciato Genshin Impact, per mancanza di cose da fare e per contenuti non all’altezza. Bella Dragonspine, ma l’ho finita in tre giorni.

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La rinascita!

Eppure, dopo quasi un anno lontano dal Teyvat, come la voce armoniosa delle sirene, la visione ti richiama per essere impugnata, le spade vogliono essere brandite, i tuoi personaggi vogliono essere guidati, le tue primogem vogliono essere spese. E quindi, complice la nuova versione 3.3 con la patch in italiano, siamo tornati, con sommo gaudio. Come sta andando la seconda esperienza? Per quel che si può fare in un paio di settimane, mi tocca racchiudere il mio pensiero in un: Tutto bene, dai.

Le traduzioni italiane di Genshin Impact, da quello che ho visto con il passare dei giorni, sono molto carine. Non posso parlare di estrema eccellenza (avventuriere, melmoso, mi stonano un po’, nonostante siano corrette), ma posso affermare con orgoglio che sono ampiamente riuscite. Questo perché tradurre le frasi articolate e filosofiche di molti dei personaggi di Genshin Impact, spesso, è davvero un’impresa non da poco, anche per chi legge in inglese ogni giorno.

Le cinematics sono pure più belle di quelle che ho lasciato. La storia non si è fermata un attimo, è ancora stupenda, esattamente come la ricordavo. I nuovi personaggi sembrano intriganti, con abilità interessanti. Gli enigmi sono avvincenti, a volte difficili, ma non troppo frustranti. E POI, VOGLIO DIRE, CI SONO LE BARCHE A INAZUMA!

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Questo significa che finalmente Genshin Impact è risorto? Non completamente, perché il sistema degli artefatti è ancora quello (hanno aggiunto la possibilità di scambiare tre artefatti a caso con un artefatto del gruppo che ti serve. MiHoYo, per favore, non funziona, smettila). Il gacha è sempre il gacha, e se sei un completista, meglio togliersi dalla testa la possibilità di completare tutto il parco personaggi, altrimenti se ne esce delusi.

In conclusione: Genshin Impact è un bel gioco?

Quindi, alla fine, Genshin Impact è un gioco bello? La risposta è sì, sempre, nonostante tutto. Se fosse per me, Genshin Impact dovrebbe entrare di diritto nel curriculum di ogni giocatore, perché è un’esperienza nuova, avvincente, entusiasmante, con una trama accattivante, con personaggi dalla profondità caratteriale unica. Capisco, però, chi non ha voglia di dargli un’occasione.

Genshin Impact è come una persona, più scavi a fondo, più difetti trovi, sta solo a te decidere se ne vale la pena accettarli tutti o allontanarti. Il problema è che poi, come succede a chi si innamora, i difetti diventano invisibili agli occhi del cuore (ah no, ho sbagliato citazione).

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Giovanni Noto Nani

Giovanni Noto Nani

Scrittore, videogamer, appassionato di fantasy, con l'ambizione di realizzare un sogno: vivere da barbagrigia sulle alture di Hrothgar Alto.

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