Dopo 25 anni, il mondo del marketing digitale sta per cambiare per sempre, perché si sta per dire addio ai cookie di terze parti. Dal 2023 Google non supporterà più questi strumenti di tracciamento delle preferenze degli utenti, che non dovranno più fornire necessariamente le proprie informazioni. La cosa potrebbe diventare un’opportunità per molti siti, e alcuni hanno già iniziato a testare diverse alternative. Ad esempio, i portali d’informazione stanno testando di richiedere agli utenti dei cookie di profilazione in alternativa a una sottoscrizione di un abbonamento per leggere gli articoli.
Ma anche la pubblicità online ha iniziato a svilupparsi in direzioni diverse, tenendo conto anche delle più stringenti impostazioni di privacy legate agli utenti. Per esse Google ha introdotto Pair, una recente tecnologia che permette agli inserzionisti d’ingaggiare direttamente gli utenti basandosi sulle informazioni che essi hanno indicato in fase di registrazione su un sito o un’app (ossia i cosiddetti dati di prima parte).
Per Andrea Boscaro, fondatore di The Vortex, si tratta di un passo avanti nel cercare una soluzione che coniughi il rispetto della privacy degli utenti e la personalizzazione degli stessi, oltre che di un mazzo per aumentare l’efficacia della pubblicità.

Pubblicità più precise e perdita del tracciamento preciso
I dati di prima parte offrono agli utenti una navigazione internet più personalizzata, e di fargli arrivare consigli di contenuti, prodotti e servizi più utili per accrescere il valore da loro espresso. Per questo gli esperti di settore stanno via via introducendo aree private o delle app, dove gli utenti devono per forza fare un login.
La pubblicità diventerebbe quindi molto più precisa, anche se con il tramonto dei cookie le soluzioni che si sono sperimentate sono più che altro limitate a dei precisi circuiti oppure si basano su degli approcci probabilistici, sempre secondo Boscaro.
Con l’addio ai cookie verrà meno anche la richiesta di consenso del tracciamento nelle app, che ha diminuito la tempestività con cui veniva tracciato il customer journey e con cui le aziende potevano controllare i risultati delle campagne pubblicitarie. Ora sono gli utenti decidere se condividere o meno i propri dati, ma la quantità dipende ancora dal valore che le aziende gli offrono.

Fonte. Wired.