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La Casa degli Smarriti sul Promontorio – La recensione: Diventare una famiglia

L’anno scorso in Giappone è stato realizzato il progetto “Zutto Ōen Project 2011 + 10…“, volto a commemorare il decimo anniversario del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Tohoku nel 2011. Gli anime a far parte del progetto sono la serie sportiva Backflip!! e i film Hulla Fulla Dance e La Casa degli Smarriti sul Promontorio.

Quest’ultimo, tratto da un racconto di Sachiko Kashiwabara (autrice della storia che ha ispirato anche La città incantata di Hayao Miyazaki), è stato portato recentemente in Italia da Anime Factory direttamente in home video, con un’edizione ultra limited che vi abbiamo mostrato qui.

La storia di due ragazzine smarrite nella vita

La Casa degli Sperduti sul Promontorio è ambientato a Kitsunesaki, cittadina costiera da poco colpita da un disastro sismico che ha distrutto parte della città e ucciso molti dei suoi abitanti. Qui troviamo Yui – una ragazzina scappata da casa per il rapporto non proprio idilliaco con il padre – e Hiyori – una bambina che ha perso la capacità di parlare a seguito della morte dei genitori e dei suoi parenti. Le due vengono invitate da una misteriosa signora anziana (che si finge loro nonna in pubblico) a vivere con lei su una casa sul promontorio dei volpacchiotti, visto che non hanno un posto dove andare. Yui e Hiyori seguono la vecchietta e iniziano la loro nuova vita assieme, che porterà anche degli inaspettati risvolti soprannaturali.

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Il film trasporta i telespettatori nel suo universo con una prima scena completamente muta accompagnata da una colonna sonora tranquilla e rilassante, nella quale ci viene mostrato il cammino che le tre protagoniste intraprendono per raggiungere la casa. Da qui in poi il film riesce a gestire bene i suoi tempi, senza risultare troppo noioso o forzato nella sua narrazione, tanto che non mi sembrava neanche fosse passata un’ora e 40 a fine visione.

Nella prima parte del film conosciamo i personaggi e i drammi che pesano sul loro animo, e viene dato anche un certo alone di mistero sulla vecchietta e sulla casa stessa, che a poco a poco svanisce. Le due ragazze percepiscono la situazione che vivono in modo diverso, ma man mano le due iniziano ad abituarsi alla loro nuova vita e a quello che le circonda.

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Gli elementi soprannaturali poi sono presenti fin dall’inizio della pellicola, anche se nella prima mezz’ora circa essi sono rappresentati solo dalla Casa degli Smarriti e dalle favole raccontate dalla simpatica vecchietta. Essa è una casa magica, tipo la Casita di Encanto, che non interagisce troppo con i personaggi (a parte ascoltare le loro richieste o ridere) e non è un edificio unico, perché ne esistono diverse sparse per il Giappone. Più in là altri elementi del folklore (i cosiddetti “misterini”) entrano nella narrazione, ma non sconvolgono troppo lo status quo della vita famigliare delle tre, a parte la forza antagonistica del film: un demone serpentino dagli occhi rossi che mangia la tristezza e le grida dell’animo per diventare più forte e creare illusioni per far andare via le persone da quella città.

A parte “occhi rossi”, alcuni simpaticissimi kappa e due cani guardini, i misterini non appaiono così tanto nella storia. Anzi, la maggior parte di loro appare solo verso la fine del film, e non hanno un ruolo così impattante (neanche come supporto). La cosa carina è che hanno preso a piene mani un po’ tutte le figure del folklore, ma direi solo quello.

“Occhi rossi” è invece uno degli elementi più interessanti della pellicola in quanto rappresenta la tristezza e le paturnie delle persone, che dopo un tragico evento naturale come un terremoto sono molto presenti negli abitanti. Grazie a quello che esso scatena si riescono anche a risolvere i drammi delle due protagoniste nell’ultimo atto del film, anche se la risoluzione finale dura proprio pochi minuti e potrebbe risultare di conseguenza troppo corta. A me non ha dato quel fastidio, nonostante all’inizio ammetto mi abbia fatto storcere il naso.

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Yui e Hiyori sono a mio avviso i personaggi più riusciti del film. I loro drammi sono toccanti, e l’evoluzione che hanno nel corso della storia è davvero molto calorosa, perché è proprio tangibile quanto alla fine diventino davvero sorelle nonostante non siano consanguinie (alla fine si sa, la famiglia non è rappresenta solo dai legami di sangue). Le due trovano finalmente delle persone con cui stanno bene assieme, soprattutto Yui, che prima di Hiyori e della nonnina non aveva mai avuto qualcuno che riconoscesse le sue qualità. Hiyori invece riesce a superare il suo lutto e a diventare capace di sostenere emotivamente le persone attorno a lei.

La nonnina non ha una grandissima evoluzione, o almeno, io non ho percepito una sua crescita all’interno della storia rispetto alle due ragazzine. Ho apprezzato l’aria di mistero che il film le dona all’inizio (tanto che mi sono fatto teorie su chi fosse lei in realtà, anche se alla fine nessuna di esse ha centrato il segno). I personaggi secondari, rappresentati sia dai misterini che dai cittadini di Kitsunesaki, non sono troppo presenti nella narrazione ma li ho trovati funzionali a loro modo.

A livello visivo il film rimane molto buono, con alcune sequenze davvero ottime (come quelle dedicate alla tre fiabe che racconta la nonnina, realizzate con stili diversi rispetto al resto del film e che ha visto la partecipazione di animatori come Shinya Ohira e Baji JD). Di bassi non ce ne sono tanti, giusto alcune scene in cg con camera 3D, che rende forse troppo squadrati alcuni elementi come i fiori nelle siepi vicino alla casa delle protagoniste (che dura comunque pochi secondi).

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Doppiaggio italiano

Il doppiaggio italiano è molto buono: Lucrezia Roma risulta infatti molto convincente su Yui, e dà al personaggio anche la giusta profondità quando serve (ammetto inoltre di aver pensato che questo sia stato il suo miglior doppiaggio in un anime), e anche Doriana Chierici sulla nonnina non è da meno. Sofia Fronzi la si sente pochissimo su Hiyori (per ragioni narrative) ma non ha fatto assolutamente un brutto lavoro.

Sui personaggi secondari troviamo anche alcuni doppiatori che tutti consociamo, come Barbara de Bortoli, Graziella Polesinanti, David Chevaleir, Luca dal Fabbro, Enzo Avolio e Teo Bellia (anche se alcuni ripetuti su più personaggi per una frase sola).

In generale La Casa degli Smarriti sul promontorio è un film molto carino, che tratta bene le sue tematiche e i suoi personaggi principali.

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Se desiderate vedere il film, potete acquistarlo in home video sul sito di Fanfactory a questo link.

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Yoel Carlos Schincaglia

Yoel Carlos Schincaglia

Nato il 14 febbraio 1997 a Bentivoglio, in provincia di Bologna. Grande appassionato principalmente di anime, poi anche di videogiochi e manga. Credo nella canzone che ho nel cuore!

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