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The Power of The Doctor non è solo un episodio di Doctor Who: è una lettera d’amore

Dire addio a qualcuno o qualcosa è sempre difficile: Doctor Who ce lo ha insegnato in questi quasi sessant’anni di serie, e ancora una volta è arrivato il momento di affrontare un addio. La run di Jodie Whittaker nei panni del Tredicesimo Dottore è giunta al termine, e con essa anche la travagliata e controversa era di Chris Chibnall.

I motivi per cui sia un’era quanto mai controversa sono molteplici, tuttavia oggi non siamo qui a cercare di tirare le somme su cinque anni di storie, bensì a parlare di un’unica, enorme storia conclusiva: The Power of The Doctor.

The Power of The Doctor, questo il titolo dell’ultima avventura del Tredicesimo Dottore, è anche lo speciale realizzato in occasione dei cento anni della BBC: un’occasione piuttosto importante e per la quale le aspettative erano al massimo. Sono state soddisfatte? Beh, dal mio punto di vista soddisfatte e persino superate.

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Ammetto che una settimana fa se qualcuno mi avesse detto che The Power of The Doctor sarebbe stato uno dei migliori episodi di Doctor Who degli ultimi anni probabilmente non gli avrei mai creduto per diversi motivi, tutti pienamente giustificati. La BBC ha iniziato piuttosto in ritardo a pubblicizzare l’episodio e il trailer uscito i primi di ottobre non è stato per nulla incoraggiante: abbiamo visto un minuto e mezzo pienissimo di roba fra Cybermen, Dalek, CyberMasters, UNIT, quadri rubati e sismologi scomparsi, e infine come ciliegina sulla torta anche il Maestro. Se a ciò aggiungiamo la necessità di concludere la storyline di Yaz e Dan, oltre naturalmente a quella del Dottore, più il ritorno di due delle companion classiche più amate, allora potrete sicuramente intuire perché il trailer non lasciava presagire nulla di buono.

Questo episodio rischiava di essere un minestrone di elementi sconnessi fra di loro, ma in modo molto intelligente Chris Chibnall è riuscito a collegare tutti i punti di trama disseminati e aggiungerne altri ancora, creando così uno speciale che non è un semplice episodio di Doctor Who: The Power of The Doctor è una lettera d’amore alla serie.

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Se questo episodio fosse stato realizzato non per il centenario della BBC, bensì per il sessantesimo anniversario della serie devo ammettere che mi sarebbe andato benissimo: al suo interno infatti troviamo non solo Ace e Tegan, companion rispettivamente del Settimo e del Quinto Dottore, ma molto, molto di più.

Ace e Tegan

Il ritorno di Ace e Tegan era uno dei motivi di maggiore curiosità nei confronti dell’episodio. Ace, soprattutto, è una companion il cui ritorno è stato a lungo sospirato e desiderato da molti ma che fino ad ora non era mai riuscito a concretizzarsi.

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Il primo ad avanzare l’idea di riportare Ace nel Doctor Who televisivo fu Russell T. Davies in Sarah Jane Adventures, spin-off con protagonista l’iconica companion del quarto Dottore riportata proprio da Davies nella Seconda Stagione. Sophie Aldred, interprete di Ace, cinque anni fa svelò che Davies aveva iniziato a preparare uno script per un episodio di Sarah Jane Adventures che avrebbe visto il ritorno di Ace, tuttavia a causa della morte di Elisabeth Sladen tutto finì in un nulla di fatto.

Per anni e anni del ritorno di Ace non si parlò più, fino a quando nel 2020 la stessa Sophie Aldred scrisse un bellissimo libro intitolato At Childhood’s End in cui Ace, protagonista della storia, incontra il Tredicesimo Dottore e vive un’avventura insieme a lei e ai nuovi companion. Il libro è pieno di riferimenti al passato e Sophie fa spesso digressioni per raccontare il motivo della rottura fra Ace e il Settimo Dottore, mai spiegata nel canone televisivo a causa dell’interruzione della Serie Classica.  

Il ritorno di Ace, che fino all’anno scorso sembrava impossibile, in The Power of The Doctor è una delle sorprese più gradite e Dorothy ha più occasioni di brillare, da sola e assieme al Dottore.

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Anche Tegan, la cui storia nella serie è meno complessa di quella di Ace, riesce a brillare persino più di quanti abbia mai fatto nella Serie Classica e riesce a dimostrarsi una companion in grado di opporsi al Dottore, rispondere a tono quando necessario e soprattutto provare che, nonostante siano passati quarant’anni dalla sua ultima volta nel TARDIS, è ancora in grado di far saltare in aria qualche Cybermen.

Un tributo al passato e al Dottore

Grazie alla presenza di Tegan ed Ace, ma non solo, l’episodio è ricchissimo di riferimenti e citazioni più o meno velate al passato. In una delle scene dell’episodio il Maestro cita The Daleks’ Master Plan, episodio della Terza Stagione della Serie Classica quasi interamente perduto. Parlando con Ace viene citato Survival, ultimo serial della Classica, e in un altro punto dell’episodio ci sono due velate citazioni a Remembrance of the Daleks, altro serial della Classica con protagonisti il Settimo Dottore ed Ace.

Le sorprese però non finiscono qui, e a ripensarci è sinceramente incredibile che la BBC sia riuscita a non far trapelare niente di tutto questo: nell’episodio fanno un cameo David Bradley nei panni del Primo Dottore, Peter Davison nei panni del Quinto, Colin Baker come Sesto, Sylvester McCoy come Settimo e Paul McGann come Ottavo Dottore. Il gruppo è partecipe di una scena particolarmente emozionante in cui parla col Tredicesimo Dottore, e Peter Davison e Sylvester McCoy sono inoltre protagonisti di altre due scene in compagnia delle loro companion.

Il Quinto Dottore e Tegan riescono a dirsi dopo quarant’anni ciò che non sono mai riusciti a fare: “mi sei mancato”, e oltre a questo vi è una citazione all’episodio Earthshock che avrà sicuramente commosso tutti i fan della Serie Classica:

“Sono in un edificio pieno di Cybermen. Se sei il Dottore… A cosa sto pensando?”

Adric.”

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Adric è, per i non addetti ai lavori, uno dei primi companion del Quinto Dottore nonché uno dei pochi companion a morire, facendosi esplodere in una nave piena di Cybermen. La citazione, estremamente semplice, breve eppure quanto mai efficace, impreziosisce il dialogo e trasforma quei pochi minuti in uno dei momenti più significativi di tutto l’episodio.

Anche Ace riesce ad avere un dialogo col suo Dottore. Il rapporto fra Ace e il Settimo è stato quanto mai complesso: il Dottore non si è mai fatto scrupoli a sfruttare, manipolare, mentire e far soffrire Ace per realizzare i propri piani, tanto che in The Power of The Doctor viene definito dal Maestro “il tuo macchiavellico maestro”, definizione perfetta per quell’incarnazione del Dottore.

Il dialogo fra i due ci dimostra quanto Ace sia cresciuta e maturata al punto da riuscire a dire al Dottore che lui in realtà non l’ha mai delusa, che adesso capisce il peso che lui portava sulle sue spalle, e al tempo stesso ci mostra quanto il Dottore tenesse ad Ace quasi come ad una figlia, che adesso è fiero di aver visto crescere.

“Tutti i bambini devono lasciare casa, prima o poi. La gioia è vederli volare.”

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The Power of The Doctor riesce con tutte queste piccole scene a lasciare il segno nel cuore degli spettatori e a donare qualcosa che nessuno di noi avrebbe mai pensato di vedere nel New Who: una nuova apparizione di tutti i Dottori classici ancora in vita e nuove interazioni fra quelle incarnazioni e i loro companion.

Il Dottore non lascia mai nessuno veramente

Uno dei temi di The Power of The Doctor è l’amore che il Dottore prova per i suoi companion e viceversa. Lo dimostra Dan, che pur avendo viaggiato col Tredicesimo Dottore per poco tempo la ringrazia perché quei viaggi l’hanno reso una persona diversa, una persona migliore. Lo dimostra Ace, che rivede il Dottore dopo trent’anni e riesce comunque a chiamarlo “Professore” come se fosse la cosa più naturale del mondo, che se si fossero visti il giorno prima e niente di brutto fosse successo fra loro. E lo dimostra ogni singolo companion che fa la sua apparizione in questo episodio.

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Il potere del Dottore è proprio questo: riuscire a lasciare così tanto il segno nella vita di così tante persone che, anche quando scompare improvvisamente, non viene mai dimenticato. E quelli che vengono lasciati indietro continueranno ad impegnarsi, a seguire ogni insegnamento del Dottore (Ace, all’inizio dell’episodio, indaga sulla scomparsa di quindici quadri quando persino la UNIT pare non dare importanza alla cosa!) e soprattutto a raccontare delle storie sul Dottore.

L’episodio finisce con un’emozionantissima sequenza in cui vediamo diverse persone sedute formare un cerchio: questi sono alcuni dei tantissimi companion che il Dottore ha avuto negli anni e che adesso sono lì, per parlare del Dottore e raccontare le loro esperienze. Vediamo Graham, Dan e Yaz, companion del Tredicesimo. Vediamo Tegan ed Ace assieme a Mel, anch’essa companion del Settimo e prima ancora del Sesto Dottore. Vediamo Jo, companion del Terzo Dottore… E infine vediamo Ian Chesterton, primo companion della primissima incarnazione del Dottore.

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Ian era lì, nel 1963, quando Doctor Who ha mosso i primi passi. Era accanto al Primo Dottore quando questi scopriva per la prima volta l’universo ed è anche grazie ad Ian (e Barbara) che il Dottore ha imparato ad aiutare le persone. Vederlo in The Power of The Doctor, dopo 57 anni dalla sua ultima apparizione nella serie, è stato uno dei momenti più emozionanti nella storia di Doctor Who.

William Russell compirà a breve 98 anni e nessuno si sarebbe mai aspettato di rivederlo in televisione, a interpretare ancora una volta quel ruolo così iconico e così caro a tutti i fan di Doctor Who: nel vederlo sorridere e chiedere ingenuamente “lei?” quando Graham e Dan parlano del Dottore usando il femminile non può non essere scesa.

Tutti questi elementi, personaggi e citazioni fanno sì che The Power of The Doctor molto più di un semplice episodio di Doctor Who: questo è, prima di ogni altra cosa, una delle più belle dimostrazioni d’amore che si possano fare ad una serie importante e longeva come Doctor Who, e penso dovremo essere immensamente grati a Chris Chibnall per averci regalato così tanto.

La fine perfetta per il Tredicesimo Dottore

The Power of The Doctor, però, è anche la fine del viaggio del Tredicesimo Dottore. Un viaggio iniziato durante il San Diego Comicon del 2018 con poche, semplici parole del produttore esecutivo della serie: “questo Dottore è innamorato della vita”. E mai come stavolta queste parole si sono rivelate vere.

Il Tredicesimo Dottore rompe la “tradizione” stabilita nel New Who di rigenerarsi all’interno del TARDIS e decide di morire in un altro luogo: su un’altura, in riva al mare, mentre guarda una splendida alba.

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Saluta il TARDIS, chiedendogli di prendersi cura del Dottore che verrà, e concede a se stessa di vedere un’ultima volta uno degli spettacoli più belli dell’universo e del pianeta che tanto ha amato. Saluta la propria vita serenamente con le parole più belle che ci possano essere: “ho amato essere me”.

E anche noi, per quanto travagliato, abbiamo amato viaggiare con questa incarnazione del Dottore.

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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