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God of War Ragnarok, l’anteprima: è iniziato il Fimbulwinter

Il Fimbulwinter è iniziato. Midgard è stretta in una morsa di freddo glaciale; i suoi paesaggi, caldi e talvolta lussureggianti, sono sommersi da una spessa coltre di neve. Gli enormi laghi e fiumi, un tempo accoglienti e rigogliosi di vita, non sono altro che lastre di ghiaccio. È l’inizio della fine; le leggende dicono che questo è uno dei segni, anzi, il segno, che porterà alla fine del mondo, conosciuta anche come… Ragnarok.

L’inizio della fine, questo inizio, coincide anche con l’inizio di God of War Ragnarok, nuova esclusiva PlayStation targata Santa Monica Studios, in arrivo l’8 Novembre su PS4 e PS5. Un’esclusiva che, dopo un lungo rinvio, non vuole deludere in alcun modo i tanti fan di Kratos ed Atreus rimasti abbagliati dalla pulizia scenica e di gameplay di quel “nuovo” God of War, arrivato sul mercato ben quattro anni fa e capace di stupire anche chi non credeva nel percorso di maturazione del brand che Sony aveva pensato per il suo prodotto.

Per quanto God of War resti ancora oggi un titolo semplicemente meraviglioso, è inutile negare come lo stesso soffrisse di alcuni problemi capaci di disturbare anche i gusti del fan più accanito; al meraviglioso storytelling infatti si contrapponevano dei nemici tutti troppo simili tra loro, oltre a degli scontri coi boss, vero punto di forza della saga fino a quel momento, estremamente scialbi e ripetitivi, nonché lontani dalla spettacolarità vissuta nell’antica Grecia.

Ecco le nostre prime impressioni su God of War Ragnarok!

L’obiettivo dei ragazzi capitanati da Cory Barlognever heard of it – era quello di distruggere le critiche ricevute a colpi di Leviatano, e di produrre un sequel che, secondo quanto affermato da Santa Monica, fosse capace di chiudere in bellezza la saga norrena dello Spartano; un secondo capitolo che doveva essere più grande, più bello, più divertente ed emozionante. Insomma, un secondo capitolo migliore, una naturale evoluzione di quanto di ottimo fatto solo quattro anni fa.

Dopo aver messo le mani su God of War Ragnarok con grande anticipo, ed aver passato qualche ora in compagnia di Kratos e Atreus, possiamo dirvi che le promesse e le intenzioni degli sviluppatori, almeno per il momento, sono state rispettate forse più di quanto gli utenti si aspettassero.

La guerra sta per iniziare, con o senza Kratos

Le prime ore di God of War Ragnarok sono delle vere e proprie montagne russe; i ritmi di gameplay e narrazione infatti accelerano e decelerano all’unisono, in maniera prodromica a ciò che gli sceneggiatori hanno voluto raccontare. Le algide lande Midgardiane sono lo sfondo perfetto per un incipit monumentale, che vede ancora una volta una netta contrapposizione tra Kratos, mai così riflessivo e conscio che le azioni compiute nel passato avranno conseguenze disastrose e terrificanti, ed un cresciuto Atreus, voglioso di evadere dalla “prigione” costruita dal burbero padre per conoscere la verità sul suo passato e, soprattutto, sul suo destino.

God of War Ragnarok

A differenza del passato, Kratos non vuole scatenare una nuova guerra contro gli Aesir, le boriose divinità che occupano Asgard e che, dopo la sconfitta dei figli di Thor e di Baldur, non vedono l’ora di scatenare la loro vendetta sul Fantasma di Sparta. Per fare ciò, il Dio della Guerra si nasconde all’interno della dimora che fu sua e di Faye, potendo contare sulla protezione della defunta moglie e su una conseguente “invisibilità” che permette a lui ed Atreus di nascondersi da Odino, Thor e dalla adiratissima Freya. Uscire dal cerchio significa rischiare la vita, e dare inizio ad una serie di eventi che potrebbe mettere in serio pericolo Kratos ed il suo unico legame rimasto con Faye. Alla paura di Kratos però, si contrappongono come anticipato l’arroganza e la voglia di conoscenza di Atreus, ancora immaturo ed incapace di controllare i poteri che ha dimostrato di avere.

L’intero incipit del titolo, basato proprio su questa contrapposizione, vede però stranamente trionfare Atreus, dopo una serie di eventi semplicemente incredibili per messa in scena e ritmo, di cui tuttavia non possiamo parlare; il giovane, desideroso di scoprire quanto più possibile sui giganti e sui modi per scongiurare il Ragnarok, dopo un’attenta investigazione capisce che Tyr, Dio della Guerra norreno, non è stato ucciso da Odino ma imprigionato dal Padre di Tutti a Svartalfheim, regno dei Nani. Kratos, accolta in maniera diffidente la notizia, deciderà con non poca riluttanza di rivestire di responsabilità il figlio, imbarcandosi con lui ed il sempre meraviglioso Mimir in un viaggio la cui riuscita potrebbe cambiare il destino dei Nove Regni.

God of War Ragnarok

Tenere a bada Atreus non è facile; il giovane è sempre più presuntuoso, e sembra avere quella fame che il padre, conscio delle conseguenze che porterebbe una nuova guerra tra dei, non ha più; quest’inversione di ruoli ci è sembrata un po’ il punto focale intorno a cui ruota l’intero impianto narrativo di God of War Ragnarok, che tuttavia siamo sicuri nasconde ancora tantissime sorprese.

Migliore in tutto

Già dall’incipit Midgardiano è possibile notare come Santa Monica Studio abbia fatto tesoro delle mancanze rilevate nel primo God of War; nonostante infatti lo scenario sia essenzialmente quello già apprezzato nello scorso titolo, abbiamo notato come la varietà di nemici sia sensibilmente aumentata e come gli scontri coi boss, tanti e tutti ben fatti già nelle prime ore di gioco, abbiano finalmente avuto quell’upgrade che tutti desideravano a gran voce, non solo dal punto di vista della varietà ma anche da quello del gameplay. Nelle prime ore di gioco abbiamo infatti affrontato tre boss, tra cui un enorme orso ed una creatura nota come “la Cacciatrice”, ed ognuno di essi necessitava di un diverso approccio allo scontro; se l’orso richiedeva infatti di dare sfogo a tutta la rabbia del Fantasma di Sparta, attaccandolo senza sosta, la Cacciatrice necessitava di un approccio più cauto e sfuggente e di una cadenza degli attacchi più ragionata e meno brutale.

Tali affermazioni trovano conferme poi a Svartalfheim, ove il titolo prende una deriva open map intrisa di missioni secondarie di livello altissimo, capaci di dare sostanziose ricompense e di approfondire la storia degli Aesir, dei giganti e dei Nove Regni; anche nel regno dei Nani, soggiogato da Odino con una paura dimostrata da uno storytelling semplicemente magistrale, nemici – tra cui spiccano gli Einherjar, soldati di Odino capaci di infliggere ingenti danni sfruttando il potere del Bifrost – situazioni ed ambientazioni hanno una varietà mai vista nel precedente capitolo della saga. In un particolare momento vissuto alle miniere di Svartalfheim ci è addirittura sembrato che Santa Monica abbia voluto inserire un inside joke relativo proprio ai tanto criticati Troll della passata iterazione del brand, utile a voler sia strappare una risata al giocatore che siamo sicuri esclamerà “oh no, non di nuovo” sia a chiarire più che mai la netta evoluzione che Ragnarok vuole essere.

Il viaggio tra le claustrofobiche miniere naniche alla ricerca di Tyr ha inoltre messo in mostra non solo un’esplorazione meno lineare e più strutturata, pregna di enigmi ambientali e capace di ricompensare sempre o quasi il giocatore, ma anche un netto miglioramento del già ottimo combat system del titolo; la struttura dei combattimenti è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al passato, se non per la possibilità di eseguire un attacco con lo scudo utile a spazzare via i tanti nemici che vi accerchieranno, ma, pad alla mano, l’utilizzo di ogni combo ed abilità sembra essere molto più naturale e fluida rispetto al passato. Risulta difficile descrivere le sensazioni provate durante i combattimenti, ma vi possiamo assicurare che giocando ci è sembrato di essere davanti ad un’evoluzione piuttosto sostanziosa di ciò che abbiamo imparato ad apprezzare quattro anni fa. Ovviamente non mancheremo di descrivere nel dettaglio le modifiche apportate all’impianto ludico in sede di recensione.

Inutile poi affermare come God of War Ragnarok sia una meraviglia dal punto di vista tecnico ed artistico; le ambientazioni sono varie e splendidamente realizzate, così come lo sono i modelli dei personaggi e le animazioni, molto più fluide rispetto al precedente capitolo del brand che già spingeva PS4 oltre i suoi limiti. Data la natura cross gen del titolo Santa Monica non si è spinta troppo oltre, ma vi assicuriamo che su PS5 il Ragnarok è semplicemente meraviglioso, e regala sempre un colpo d’occhio che raramente abbiamo visto nelle produzioni recenti.

God of War Ragnarok

Queste erano le prime impressioni che ci ha regalato God of War Ragnarok; date le premesse, il titolo ha tutte le carte in regola per essere l’ennesimo centro perfetto di Sony e dei suoi first party. Potremo dirvi qualcosa in più in sede di recensione, e non vediamo l’ora. L’epica guerra contro Odino sta per iniziare, le pedine stanno andando tutte al loro posto… per sapere come finirà, dovrete solo attendere qualche settimana.

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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