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“X – A Sexy Horror Story”: La Recensione

Ancora una volta, la nota film-company, “A24”, dà vita ad un progetto unico nel suo genere, un fiore all’occhiello per gli amanti del cinema horror, che prende il nome di “X – A Sexy Horror Story“, il nuovo film scritto e diretto da Ti West, in uscita nelle sale italiane il 14 Luglio.

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La Sinossi di “X – A Sexy Horror Story”

Il film segue la vicenda (o sventura, fate voi) di un gruppo di giovani aspiranti filmmakers che, per inseguire il loro sogno di raggiungere la fama, si rivolgono al cinema erotico, in un affluente periodo di hard-movies. Per girare la pellicola, dal nome “Farmer’s Daughter”, il produttore esecutivo del progetto, Howard (Stephen Ure) chiede ospitalità ad una coppia di anziani in possesso di una fattoria (idonea alla loro ambientazione), e che si rivelano essere tutt’altro che pacifici ed innocenti.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia”: dal celebre incipit dell’opera di Lorenzo de Medici, Ti West estrapola una concezione distopica dell’amore e della fuggiasca giovane età, che, nel nostro caso, trova un ostacolo in una altrettanto paradossale nostalgia della bellezza giovanile.

Ingenuità ed insicurezze coesistono nell’animo dei personaggi, disposti a tutto pur di ottenere una propria notorietà e un proprio pubblico.

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Pareri e Conclusioni

Se questa pellicola di Ti West non fosse proiettata su un maxi-schermo, nel 2022, di fronte ad una schiera di poltrone in pelle, si potrebbe tranquillamente trattare di uno di quei film perduti e, in seguito, recuperati direttamente dalle vecchie cineprese di fine anni ’70: mai prima d’ora un omaggio alle pellicole di quegli anni si era reso così fedele, non già sotto il profilo del setting e degli espedienti della narrazione, ma anche (e soprattutto) a giudicare da una fotografia intenzionalmente grezza e da quel tipico montaggio ormai considerato obsoleto e incompatibile con il moderno audiovisivo.

L’americano cineasta dell’orrore concepisce un’opera fresca, divertente e terrificante, targata A24, accompagnata per tutta la durata da una bella, sofisticata e avvincente colonna sonora. Gli Studios della A24 si sono contraddistinti negli anni per aver sempre portato nelle sale storie singolari, originali, che osservano dettami diversi e sperimentano nuove idee e nuove trovate: un’abilità che poche, se non addirittura nessuna major può vantare di possedere al giorno d’oggi; certo è che “X” non manca di quegli aspetti che fanno al caso nostro, e che mantengono viva quella che può essere definita una loro tradizione.

La pellicola è, infatti, pervasa da uno stile piuttosto differente, ricercato, intelligente; la più recente abitudine a banali soluzioni e intrecci ripetitivi viene smentita da un racconto che raggiunge un perfetto equilibro tra classico e moderno, permeato, per un verso, da un linguaggio che volontariamente strizza l’occhio al gusto giovanile, e, per un altro, dall’utilizzo di stratagemmi narrativi che ricordano fortemente i classici horror slasher, ora diventati Cult.

Oltre a detti stratagemmi, Ti West appronta una serie di citazioni autoreferenziali e talvolta anche parodiche del genere cinematografico in questione e, in particolare, dei film-cult dell’orrore: c’è il tipico twist hitchcockiano; c’è un alto livello di tensione che rammenta opere come Texas Chainsaw Massacre (Non Aprite quella Porta) e Venerdì 13 (certe sequenze rievocano le disgrazie del “Camp Crystal Lake”, l’iconico lago – luogo del delitto); c’è persino una ripresa in soggettiva in pieno stile Sam Raimi (Evil Dead, “La Casa”), e la vecchia donna (“antagonista” del film), Pearl, sembra quasi essere uscita direttamente dalla stanza 237 dell’Overlook Hotel.

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Non sono di meno le solide prestazioni da parte di tutto il cast: Scott Mescudi (meglio conosciuto come Kid Cudi) e Stephen Ure abbracciano esilaranti ruoli che, con piacevole sorpresa, conferiscono un forte (e allo stesso tempo sottile) aspetto comico al film; dall’altra parte Mia Goth e Jenna Ortega assumono la parte delle screming queens, che rappresenta un coefficiente necessario nell’equazione dei film slasher.

La peculiarità del film sta nel fatto che dal primo minuto mette in chiaro la sua volontà di non prendersi mai sul serio, ma quando lo fa, non risulta affatto eccessivo o forzato, ma anzi tende a disporre sottotesti in maniera delicata e sempre divertente, ponderando battute sottili e forte comicità con un alto livello di tensione, senza dover tirare in ballo possessioni o case demoniache.

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Guglielmo Tamburino

Guglielmo Tamburino

Amante seriale di cinema in ogni sua forma e genere. Oltre ad una profonda devozione al Maestro Quentin Tarantino, il mio gusto è stato fortemente influenzato dal tocco di François Truffaut e dalla genialità di Sam Raimi.

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