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The Boys 3: la decadenza e la fragilità “umana” dei supereroi

The Boys 3 è finalmente approdata su Amazon Prime Video con i primi tre entusiasmanti episodi che catapultano lo spettatore nelle viscere della storia, con una profondità abissale, una violenza inaudita e una decadenza espressivamente “umana” mai vista prima nelle scorse due stagioni.

Mai come questa volta abbiamo modo di analizzare e vivere pienamente le paure, le ossessioni, le perversioni e tutto quello che concerne la psiche dei personaggi. Quando parliamo del mondo supereroistico, che sia nei fumetti, film o serie TV, inizialmente veniamo spesso guidati e proiettati in un mondo già preimpostato, schematico dove l’autore si dirama in strade già viste e i protagonisti sono e restano buoni e non hanno nessun’altra sfumatura.

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The Boys e la decadenza umana supereroistica

Questo concetto è tangibile specialmente nelle opere antecedenti al 2000, dove il classico Clark Kent era la punta di diamante della giustizia, una figura pura, buona, senza cattiveria, successivamente distrutta e disintegrata da Homelander che si presenta come una versione reale del personaggio, ispirando la domanda “Cosa farebbe Superman nel mondo reale?” (ma di questo discuteremo successivamente ndr).

Con questo il discorso non vuole evitare personaggi sfumati e sfaccettati come Spider-Man o Batman, ma purtroppo anche questi ultimi sono nati in un’altra epoca, un’epoca che aveva una domanda e un ritmo diverso, con un pubblico amante della leggerezza e di un medium diverso da quello moderno. Successivamente, grazie agli X-Men di Bryan Singer e Spider-Man di Sam Raimi, il pubblico (anche se ancora di nicchia in quel periodo, nonostante gli incassi ndr) ha iniziato a carpire le profonde sfumature che erano possibili apprezzare nel mondo dei comics, trainando un percorso mai lineare e che spesso è tornato al punto di partenza, nonostante passi avanti considerevoli.

L’attuale visione dell’MCU è ancora questo sostanzialmente, salvo alcuni film davvero ben confezionati, dove al posto di cercare un volto diverso e più complesso ci si è soffermati al puro marketing ed all’intrattenimento, sfociando in scene passionali solo per far commuovere il pubblico senza un vero percorso interiore, sancito da una scrittura approssimativa e spesso confusionaria, trasformando dei presunti film in semplici puzzle da costruire per puro fanservice.

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no?

Quello fatto da Ennis, l’autore del fumetto di The Boys, può essere paragonato a One-Punch Man di One, dato che entrambi distruggono una “linea tratteggiata” dai comics e dai manga che da troppo tempo era lì, senza una reale direzione, o uno sviluppo interessante. The Boys rompe quindi, tutti i canoni del mondo supereroistico creando qualcosa di totalmente nuovo capace di resistere negli anni sia in campo cartaceo che audio/visivo.

La trovata di Amazon di trasmettere e produrre la serie in un periodo di foga per i cinecomics è stata davvero geniale e proprio per questo il successo è stato garantito, complice anche il fattore comprensivo riguardo all’eccellente qualità della produzione.

Questo piccolo riassunto serviva a spiegare i motivi che potenzialmente hanno condotto Garth Ennis a scrivere e pensare una storia fuori di testa come The Boys, un racconto ampiamente degno delle “peggiori” opere di Grant Morrison. L’irriverenza, l’ironia brutale e la violenza spietata (assurdo di come quest’ultima non è mai gratuita ma sempre giustificata ndr) fanno da sfondo a qualcosa di più complesso, che senza ombra di dubbio sfocia nell’animo umano, nella sua psicologia più contorta, capace di piegare e far decadere anche dei supereroi.

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The Boys e la pazzia del fumetto

Spesso le menti poco avvezze al genere (ma anche quelle navigate) pensano indirettamente che il sinonimo di Supereroe sia invincibile, senza considerare che spesso e volentieri il costume è indossato da “esseri umani”, chi più chi meno ovviamente. Il paradigma rivisitato da Ennis si mostra in tutto il suo valore simbolico anche nella serie, soprattutto in questa terza stagione dove vengono analizzate alcune conseguenze sancite proprio dai problemi, dal passato e dalle sfumature caratteriali dei protagonisti, compresi i “The Boys” capitanati dall’inscalfibile Billy Butcher, o quasi.

La scorza dura di Billy nasconde un animo fatto a pezzi dalla vita e proprio per questo la disfatta di Homelander è il suo unico obiettivo. Un traino che trascina la sua esistenza nel duro percorso coronato di spine che il destino ha disegnato per lui. Il gruppo è composto da “reietti”, uomini distrutti dal cuore spezzato, esseri complessi e mai perfetti che spesso hanno deluso e distrutto i loro rapporti passati, cercando redenzione nella salvezza del genere umano.

Queste accortezze sono visibili e tangibili nei personaggi che abbiamo imparato ad amare nel corso delle prime due stagioni per la loro natura cazzuta, ironica e inscalfibile. La corazza fatta di futili apparenze viene distrutta e mostrata al pubblico in maniera più aperta anche dal lato dei The Seven, I Sette, dove la decadenza e l’egoismo è pane quotidiano.

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The Boys e le debolezze di Billy Butcher

Nonostante questi due termini sono ben chiari fin dai primi minuti del primo episodio, nella stagione 3 di The Boys andiamo a sprofondare in un masso apparentemente invalicabile, dove i supereroi celavano la loro vera natura. Homelander, Il Patriota, è il simbolo indiscusso della Nazione, un uomo freddo, violento, strategico, paziente ed allo stesso tempo esplosivo e vulnerabile, capace di manipolare chiunque con il suo carattere irruente forgiato da un passato travagliato, perverso e spesso malsano, che inevitabilmente lo fa delirare in un mix di azioni altamente sconsiderato che condurranno a soluzioni catastrofiche.

I Sette, proprio per questo vengono sgretolati passo dopo passo e chi rimane è solamente un burattino nelle mani del Patriota, pronto a sacrificarli non appena si presenta l’occasione. In questi nuovi episodi la sconfitta e la manipolazione si palesa negli occhi di The Depp, che per un briciolo di fama si umilia e si sottopone a pratiche disgustose e malsane solo per compiacere il suo capo, che in questa terza stagione raggiunge un livello ai limiti della depravazione.

La discesa mentale è il crollo psicologico è davvero rilevante arrivati a questo punto della narrazione e immaginate cosa po’ scaturire questo stato d’animo su un personaggio come Homelander, un uomo, perché parliamo sempre di un uomo, sull’orlo dell’esplosione, perché dannatamente stanco della sua farsa.

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Nicola Gargiulo

Nicola Gargiulo

Grafico e Copywriter di professione, nerd per ossessione. Cresciuto a latte, anime, videogiochi, film, serie TV, manga e fumetti cerco di diffondere il "verbo" tramite la parola scritta e lo spazio concesso dall'internet e dai capoccia di Dr. Commodore, detti anche "Gorosei".

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