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Stranger Things 4, la recensione dei primi sei episodi

Stranger Things è tornato. Finalmente, dopo quasi 3 anni, la fortunatissima serie Netflix è approdata nuovamente sulla piattaforma con il suo quarto volume (=stagione), diviso in due parti, qui il trailer. Abbiamo visto i primi sei episodi in anteprima, ed ecco ciò che ne pensiamo.

Vi avvisiamo che potrebbero esserci spoiler delle prime tre stagioni di Stranger Things. Se non siete in pari con la visione della serie, non proseguite con la lettura!

Prima di buttarci a capofitto nell’analisi, facciamo chiarezza nella suddivisione di questo nuovo capitolo: i 7 episodi che compongono la prima parte usciranno tutti insieme il 27 maggio, e gli ultimi due (che andranno a chiudere la stagione) il 1 luglio.

Dopo aver visto le prime sei puntate, vi possiamo assicurare che sarà davvero difficile attendere fino a luglio. La serie, giunta a questo punto, comincia davvero a scoprire tutte le sue carte, e a preparare il terreno per lo scontro finale (che avrà luogo con tutta probabilità nella quinta stagione, quella conclusiva).

Stranger Things giochi da tavolo

Stranger Things, Hawkins e il Sottosopra

I fratelli Duffer, consci di aver creato uno dei fenomeni televisivi degli ultimi anni, non hanno paura di alzare la posta in gioco ad ogni nuova stagione. Siamo partiti nel 1983, in una cittadina americana tremendamente anonima, e i protagonisti Mike, Will, Lucas e Dustin erano soltanto dei ragazzini che giocavano a Dungeons & Dragons.

Una sera, Will scompare nel nulla, e fa la sua comparsa nei boschi di Hawkins Eleven (Undici), una ragazzina dai poteri alquanto speciali. Lì è cominciato il nostro cammino alla scoperta del Sottosopra, una dimensione parallela dove si celano i nemici dei nostri eroi, e alla scoperta di Hawkins stessa.

Man mano che proseguivano le stagioni, Stranger Things ha avuto il coraggio di diventare sempre di più una serie corale, e l’ha dimostrato soprattutto con quest’ultima tranche di episodi.

Il nostro ricchissimo cast, purtroppo, è diviso: come ben ricorderete, dopo gli eventi del centro commerciale nella scorsa stagione, Joyce Byers aveva deciso di trasferirsi con Jonathan, Eleven e Will in California.

Ed è proprio da qui che si riparte, durante le vacanze primaverili (il cosiddetto “spring break”) del 1986: la prima puntata è tutta dedicata alle nuove conoscenze e all’approfondimento della situazione in cui versano i nostri, chi se la passa bene e chi (molto) meno bene.

Stranger Things

Un intrattenimento di qualità

Nonostante la durata importante (circa un’ora e venti), questi nuovi episodi condividono la stessa bellezza di ciò che abbiamo visto in precedenza: non ci si annoia mai. E quando dico mai, intendo veramente mai: non un frame sembra messo a caso, non una scena sembra meno importante o meno coinvolgente delle altre. Mai come in questa stagione si comincia a scavare davvero nella psicologia dei personaggi, Eleven in primis.

La splendida regia e il montaggio superbo rendono la visione degli episodi una vera montagna russa, lasciandoci comunque qualche minuto di respiro. Potrebbe essere uno dei pochi casi dove il cambio o il calo di ritmo sono effettivamente visti come aspetti positivi della serie, e non difetti che vanno ad inficiare la qualità del prodotto.

La quarta stagione è anche quella che, forse, per il momento può vantare i migliori montaggi musicali, primo fra tutti quello dedicato a una hit di Kate Bush. Ma del resto, è proprio l’intera colonna sonora a regalarci più di un brivido durante la visione, dimostrandoci tutta l’espressività che possono raggiungere tastiere e sintetizzatori.

A Stranger Things va riconosciuto un altro merito: è una dichiarazione d’amore agli anni ’80, ma non esita nemmeno a mostrarne i grandi, enormi difetti. E questo si nota non solo a livello di ambientazione, ma anche nel suo “reparto” più importante: la sceneggiatura.

stranger things 4 1

Da Dungeons and Dragons alla Storia Infinita

Le citazioni dei film di quegli anni, gli archetipi dei personaggi, le dinamiche tra gli stessi costituiscono uno dei punti più amati della serie e, al tempo stesso, anche dei più detestati. Ma il vero grande collante che ha tenuto inchiodato lo spettatore per tre stagioni è stata sicuramente la trama di Stranger Things.

La serie ha saputo portare avanti sapientemente il suo plot anche nella nuova stagione, senza dimenticarsi personaggi o situazioni “in sospeso”. Eppure, ciò che ne fa uno dei suoi più grandi pregi, ne rappresenta anche uno dei suoi più grandi difetti.

Per quanto riguarda le stagioni precedenti, Stranger Things ha sempre avuto situazioni che risultavano forzate, ma non per il genere fantascientifico a cui appartiene la serie, quanto più per certi sviluppi della trama stessa.

L’esempio più efficace crediamo sia proprio quello dell’ultimo episodio della terza stagione. Mentre il countdown scorre imperterrito, e i nostri devono trovare una soluzione al più presto, Dustin e la sua dolce metà, Suzie, perdono due minuti buoni per cantare la canzone della Storia infinita. Bello il citazionismo, ma mai come in questa situazione è risultato esagerato.

stranger things Teaser

La quarta stagione e il (quasi) plagio di King

Almeno, finché non è arrivata la quarta stagione. Questi sei episodi sono fantastici a livello di personaggi, di regia, di ambientazione, e anche di trama, ma c’è un grande ma. La quarta è forse la stagione che ha i riferimenti più palesi all’opera di Stephen King, al punto da risultare quasi un plagio dei capolavori del maestro del brivido.

Chiaramente, chi scrive può percepirlo come un difetto, ma è anche vero che altri spettatori potrebbero vederlo come un ulteriore pregio del prodotto. Pregio che si va ad aggiungere alle meravigliose performance attoriali dei nostri: preparatevi, perché Dustin in questa stagione è veramente fenomenale.

In conclusione, non possiamo che raccomandarvi, al netto di pregi e difetti, di vedere la quarta stagione di Stranger Things, perché non ve ne pentirete. Vi ricordiamo che i primi sette episodi saranno disponibili su Netflix a partire dal 27 maggio.

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