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Amazon difende il diritto all’aborto rimborsando le spese delle proprie dipendenti

Da mesi negli Stati Uniti è in corso un acceso dibattito sulla possibilità di limitare o addirittura eliminare quanto previsto dalla sentenza Roe vs Wade del 1973 sul diritto all’aborto. In alcuni stati come il Texas dallo scorso settembre, la legge è già stata abrogata (una delle peculiarità degli stati federali), rendendo impossibile l’aborto dopo la sesta settimana. Chiunque per qualsiasi motivo voglia ricorrere a questa pratica deve per forza farlo in altri stati, dovendo quindi sostenere spese maggiori. Proprio per questo Amazon ha deciso di scendere in campo e offrire un aiuto economico per tutti i suoi dipendenti che devono sostenere dei “trattamenti medici non pericolosi per la vita“.

I rimborsi (che saranno fino a 4.000 dollari l’anno) non sono quindi specifici per i casi di aborto, ma varranno anche per altri trattamenti come cure cardiologiche, oncologiche, di anomalie congenite entro 24 mesi dalla nascita, trattamenti di salute mentale, servizi per i disturbi da abuso di sostanze. I rimborsi entreranno in vigore in maniera retroattiva dal 1 gennaio 2022 e saranno validi per le spese di viaggio dovute a trattamenti che non possono essere effettuati a meno di 100 miglia (161 km) dalla propria abitazione. Inoltre saranno rimborsati fino a 10.000 dollari a tutti i dipendenti che dovranno alla stessa maniera dovranno sostenere spese per problemi medici urgenti e potenzialmente letali.

La decisione di Amazon, in netta controtendenza con quanto sta accadendo nel paese è stata ben accolta da una buona parte di popolazione che rimane comunque favorevole al diritto all’aborto. Il colosso americano che impiega una buona parte dei suoi dipendenti in stati come il Texas (in cui la situazione è drammatica, con oltre 1000 donne al mese che vanno in altri stati per poter abortire), ha quindi deciso di schierarsi al loro fianco in questa battaglia, in attesa della decisione della Corte Suprema, che dovrebbe arrivare tra alcune settimane.

Amazon

Non solo Amazon: le altre aziende che hanno aiutato economicamente i propri dipendenti

Amazon non è la prima società ad aver attuato un piano economico per aiutare i propri dipendenti con le spese mediche. Negli ultimi mesi aziende come Uber, Citigroup e Yelp avevano lanciato piani di welfare simili, sempre con l’intento di dare un maggior supporto alla propria forza lavoro.

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Fonte: Reuters

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Matteo Pignagnoli

Matteo Pignagnoli

23 anni, laureato in scienze della comunicazione con l'obiettivo di diventare giornalista. Appassionato sin da piccolo di gaming e sport, mi interesso anche di anime, manga e musica.

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