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Mirka Andolfo racconta Sweet Paprika, e non solo | Intervista esclusiva al Comicon 2022

All’edizione del Comicon 2022 uno degli ospiti più rilevanti per gli appassionati del fumetto è stata Mirka Andolfo, con la presentazione del terzo volume di Sweet Paprika, opera che ha riscosso grande successo sia in Italia che all’estero.

Sweet Paprika narra il rapporto complicato di Paprika con il sesso, i sentimenti e la sua vita sociale, intrecciando una marcata introspezione con le vicende del passato della protagonista e il suo rapporto con la figura paterna. A spingerla fuori da una confort zone fatta soltanto di lavoro, ci penseranno Dill, che condivide con Paprika i problemi con il padre, e Za’atar, un affascinante uomo di successo. Entrambi risveglieranno nella protagonista sensazioni a cui non si è mai lasciata andare davvero.

Durante la prestigiosa fiera campana, Mirka Andolfo si è goduta l’affetto dei suoi lettori, accorsi in tanti per i firmacopie. I social sono stati inondati di fotografie dei suoi fan, emozionati per l’incontro con la fumettista, che ha dimostrato a più riprese la sua gentilezza e il suo amore per gli appassionati di Sweet Paprika.

Anche noi di DrCommodore abbiamo avuto il piacere e l’onore di scambiare quattro chiacchiere con lei, e il nostro redattore Giovanni Parisi ha tenuto un’intervista all’autrice, che è riportata di seguito. Mirka Andolfo non si è tirata indietro dal rispondere a tutte le domande, dimostrando grande disponibilità nei nostri confronti, e una spiccata sensibilità rispetto ad alcune tematiche. Ha anche realizzato uno sketch nel corso della chiacchierata, raffigurante Paprika, la protagonista di Sweet Paprika, che vi lasciamo in fondo all’articolo.

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L’intervista a Mirka Andolfo

Mirka Andolfo non ha certo bisogno di presentazioni. L’autrice di Sweet Paprika è un’artista di fama internazionale, la prima italiana in assoluto ad aver scritto una storia originale per la DC Comics. Può raccontarci come è nato in lei il desiderio di intraprendere la strada della fumettista?

Ho sempre amato disegnare e leggere fumetti, da quando ero piccola, iniziando con Topolino. Quasi automaticamente, da appassionata, mi è venuta voglia di realizzare fumetti. Sin da bambina, ho sempre sognato di fare questo lavoro. Non ho mai desiderato altro, a parte essere la proprietaria di un’edicola per leggere i Topolino gratis, sogno condiviso con molti altri fumettisti. Da Topolino mi sono spostata poi ai manga e ad altri tipi di fumetto, ma in me è sempre rimasta la volontà di disegnare fumetti.

Parlando di Sweet Paprika, non si può non apprezzare il percorso della protagonista attraverso l’accettazione di se stessa e dei propri sentimenti, e l’esplorazione della sua sessualità. Un focus attento è stato posto sulla correlazione tra le difficoltà di godersi la propria vita sessuale e il rapporto difficile con la figura genitoriale. Ritiene certi blocchi davvero superabili, o il messaggio del suo fumetto è piuttosto paragonabile a una speranza?

Secondo me sono problematiche assolutamente superabili crescendo, parlandone, esplorando. Purtroppo può succedere ogni tanto che ci siano problemi del genere, di genitori che crescono i figli in maniera un po’ “rigida”. Infatti, ieri è passata una ragazza nel corso del firmacopie, che mi ha detto “ma lo sai che il padre di Paprika è uguale a mio padre, io mi ci sono rivista tantissimo in lei”. Dopo aver realizzato Sweet Paprika, molte ragazze mi hanno raccontato di aver avuto esperienze simili. Secondo me sono situazioni superabili, assolutamente, e auguro a chiunque di riuscirci.

Un altro aspetto che mi ha senz’altro colpito di Sweet Paprika non è tanto la diversità tra Paprika e Dill, ma l’assenza di una sorta di contaminazione tra i due. Anche dopo la nascita del sentimento amoroso, Paprika non sembra cambiare del tutto idea sulle differenze sociali che li separano: penso, ad esempio, quando disprezza apertamente la qualità degli abiti indossati da Dill. Questo modo di concepire la relazione amorosa è semplicemente inerente a Paprika, o c’è una sorta di affinità con quello di Mirka Andolfo?

All’inizio la differenza sociale la frena, ma quando si rende conto di provare qualcosa, quelle differenze vanno a quel paese. Ed è giusto così. Stare in una coppia vuol dire accettare pregi e difetti dell’altro. Le persone sono diverse tra loro, non si può andare al 100% d’accordo. Una buona relazione sta nel rispettarsi, anche nel rispettare le sofferenze.

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Il personaggio che ho maggiormente apprezzato nel corso della lettura di Sweet Paprika è Dill. Mi ha commosso quando, stringendo forte a sé la sua cagnolina, si chiede perché è rimasto solo, anche se “ha sempre fatto il bravo”, proprio come indicatogli dalla sua defunta madre. Una riflessione che mi ha portato a sentire una vera e propria fitta al cuore. Potrebbe dare qualche spiegazione in più su questo tipo di rapporto madre-figlio e sulle conseguenze che secondo lei può avere nella vita di un individuo?

Io non sono una psicologa, quindi posso esprimere soltanto un’opinione. In ogni caso, secondo me, il rapporto tra la madre e Dill ha avuto conseguenze positive su di lui, anche se la sofferenza per la sua scomparsa è stata intensa. Ciò che l’ha condizionato negativamente è stato, principalmente, il rapporto col padre adottivo, che comunque ha sempre agito a fin di bene. I suoi atteggiamenti possessivi hanno influito molto sulla sua vita. Infatti, Dill si autosabotava e non riusciva a creare legami con nessuno, anche se il padre desiderava solamente proteggerlo. Ha avuto molta più influenza rispetto alla madre.

Invece, l’ossessività di Dill nei confronti della sincerità immagino sia dovuta al discorso che la mamma ci teneva. Da piccolo Dill era molto problematico, ma a causa della perdita è andato incontro a un cambiamento radicale. A parte ciò, i suoi problemi sono dovuti al rapporto con il padre, come per Paprika. Sweet Paprika è una storia di problemi con i genitori, e delle conseguenze che hanno sulla vita dell’individuo. Dill si trova ad affrontare problemi dovuti al suo rapporto col padre, che, ribadisco, non aveva cattive intenzioni. Fortunatamente, alla fine riconoscerà i suoi sbagli.

Il rapporto amore/sessualità e amore/attrazione è uno dei leitmotiv di Sweet Paprika. La sessualità senza amore sembra contemplata all’interno dell’opera, mentre al contrario l’amore non sembra poter esistere senza sessualità. Sente che questa visione le appartiene anche al di fuori dell’opera?

Secondo me nessun approccio è sbagliato. Nella visione di Paprika, i sentimenti hanno un peso per quanto riguarda le relazioni sessuali, ma ci sono anche personaggi che hanno un’idea diversa, come Anisette. Tuttavia, la storia è raccontata dal punto di vista di Paprika, e c’è una forte introspezione del suo personaggio. In generale, credo siano giusti entrambi i modi di fare, e non penso che uno abbia più valore dell’altro, ciò che conta è che ognuno viva le sue esperienze come si sente. È proprio quello che fa Paprika nel corso dei 3 volumi, arrivando a capire cosa vuole e alla fine abbracciando la sua decisione.

Come sono nati i personaggi di Sweet Paprika nella sua mente? Si è forse ispirata a qualche opera già esistente più o meno famosa?

Inizio sempre dal design dei personaggi. Infatti, inizialmente ho disegnato Paprika, poi è arrivato Dill. Diciamo che sono stati il mio punto di partenza: Paprika l’ho disegnata così perché adoro i diavoletti e le ragazze da disegnare. Quindi mi è venuto in modo naturale. Io amo definire Sweet Paprika come la mia confort zone, però se penso a un fumetto che mi ha potuto ispirare, mi viene in mente Aggretsuko, il cui adattamento è presente su Netflix. Parla di un procione antropomorfo che lavora in ufficio, che spesso a causa del lavoro diventa incazzatissima. Direi una vera belva, in certi momenti. Adoro quel cartone animato e sicuramente mi ha ispirato moltissimo, anche se parla di cose completamente diverse e argomenti differenti. Però come spirito mi ha ispirato moltissimo.

Sempre in Sweet Paprika, si è accennato a Kink e BDSM. Cosa pensa al riguardo? Oggigiorno la società sembra molto più aperta a queste esigenze rispetto a quanto lo è stata in passato?

Ah sì, è presente una battuta, quella dei calzini (ride). Comunque, come dicevo prima, l’importante è essere sempre onesti con se stessi e non farsi condizionare dal giudizio altrui: se ti piace qualcosa, secondo me devi farla, finché non fai del male a qualcuno ovviamente, finché rispetti gli altri e te stesso, finché c’è consenso. Finché c’è tutto ciò, io non vedo problemi.

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Accantonando un po’ Sweet Paprika e parlando di lei, mi è parso di capire, dal web, che ha deciso di interrompere il suo percorso di studi alla Scuola Nazionale di Comics. Quali sono i motivi che l’hanno spinta a tale decisione? A proposito di questo, si sente di dare qualche suggerimento agli aspiranti fumettisti italiani?

La scuola italiana di comics l’ho lasciata mio malgrado, perché dovevo trasferirmi a Torino. Soltanto questo è stato il motivo. In generale, si può fare questo lavoro anche senza aver frequentato una scuola, conosco tanti colleghi che lo fanno, l’importante è l’impegno che ci metti, anche da autodidatta. Però, se si ha la possibilità di frequentare una scuola, meglio farlo, soprattutto per confrontarsi con persone che condividono il tuo stesso interesse, perché è quella secondo me l’utilità principale della scuola, il confronto con persone che hanno la tua stessa passione, e il poter avere dei feedback di persone che lo fanno come lavoro. Non è una cosa semplice da ottenere al di fuori di tale contesto. Ritengo dunque le scuole utili, soprattutto se hanno buoni insegnanti e sono strutturate bene. Il confronto è importante sia con altri studenti che con gli insegnanti, che, come ho detto, lo fanno per lavoro.

Il feedback degli appassionati è comunque importante, ma non è la stessa cosa. Un’altra cosa che ritengo importante sono i legami che si creano con persone che hanno la tua stessa passione. Questo stimola, perché ci si circonda di persone brave, che ti fanno venire voglia di migliorare a tua volta. Inoltre è stimolante osservare stili diversi dal tuo, leggere opere diverse da quelle che leggi di solito. Prima di andare alla scuola di comics leggevo solo, manga per esempio, poi ho iniziato a leggere un po’ di tutto, spinta sia dagli insegnati che dagli altri ragazzi.

Tutto ciò è davvero interessante secondo me. Ovviamente, sono situazioni che possono crearsi anche al di fuori di una scuola, ma lì dentro è più facile: si ha molta più accessibilità a queste dinamiche. Oggi col web è un po’ diverso, più semplice. Ai miei tempi non era così presente il social, quindi non sento di averlo vissuto a pieno.

Ci sono serie manga o d’animazione giapponese che ama in modo di particolare? Vorrebbe dare qualche suggerimento per la visione/lettura alla community di DrCommodore?

Parlando di serie animate, sicuramente Aggretsuko e Bojack Horseman. Tra i fumetti, Death Note è il mio preferito, e Witch della Disney mi ha cambiato la vita. In generale leggo molti manga.

Parlando della sua vita lavorativa, il personaggio di Paprika rappresenta il suo modo di fare o si tratta di un modello a cui ambisce, ma non la rispecchia così tanto?

Paprika non ha nulla a che fare con me, a parte la dedizione al lavoro. Molte volte mi impegno troppo, sacrifico il riposo o i weekend per lavorare anche quando non è necessario. In ciò mi ci rivedo, anche se è importante concentrarsi anche su altro. Però ci tengo che sia ben chiaro che Paprika tiene tantissimo al suo lavoro, lo adora, e nemmeno per amore lo lascerebbe. L’importante nella vita è trovare una via di mezzo, un giusto equilibrio tra vita sociale, amorosa e lavoro.

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Come è stato tornare in fiera dopo due anni di pandemia?

Amo il Napoli Comicon, anche perché sono di qui ed è un’occasione per rivedere amici e famiglia. Il Comicon è la mia fiera preferita, amo i miei lettori qui, ed è un’emozione incontrarli. Spero in futuro si potrà fare senza la mascherina.

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Giovanni Parisi

Giovanni Parisi

Laureato in Ingegneria Chimica, aspirante professore alla Great Teacher Onizuka, esploratore di universi di fantasia, illuso sognatore, idealista, cinico a tratti. Ma ho anche dei pregi.

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