Dr Commodore
LIVE
belle mamoru hosoda

Sul peso di essere Mamoru Hosoda: ecco perché Belle mi ha deluso

È molto difficile per me parlare di Belle senza trasudare una pulsante sofferenza ed un penetrante sentimento di delusione. Sia chiaro fin da subito: non mi sono certamente apprestato a vedere la pellicola con grandi aspettative dopo The Boy and The Beast e Mirai, due titoli certamente pieni di interessanti particolarità ma che non ho apprezzato quanto avrei voluto per via strutture narrative e messaggi alquanto goffi. Cionondimeno Belle è riuscito nella difficile impresa di scombussolarmi per ben due giorni interi, nei quali ho riflettuto molto sul valore dell’autorità che Mamoru Hosoda — meritatamente, sia ben chiaro — si è ritagliato nel mondo degli anime eiga (film d’animazione giapponesi pensati per il pubblico generalista NdT).

Perché parlo di un problema di autorità? Be’, perché la prima delle malattie narrative che il film porta con sé fino a buona parte della seconda metà è fondamentalmente legata alla mera sceneggiatura completamente realizzata dal regista, elemento assolutamente salvabile da buona parte degli screenwriter veterani anche provenienti dai meno abbienti spazi dall’animazione televisiva: un world building assolutamente forzoso, ingenuo e tutto sommato davvero poco ispirato fa da cornice ad un cast di personaggi che per buona parte del minutaggio appaiono perlopiù senza scopo. Certo, durante gli ultimi minuti della pellicola ognuno dà il proprio quasi buffo contributo alla risoluzione di un insolito puzzle, ma sembra quasi che gli eventi a loro precedentemente dedicati servano solo a quello, finendo così per perdere davvero personalità e genuinità.

Fin troppe volte l’intreccio finisce con l’essere fortemente saldato su elementi davvero poco chiari, contraddittori o tutto sommato molto incoerenti. Mi viene subito in mente l’intera sottotrama della relazione tra Bell e il Drago: ho davvero apprezzato il payoff finale — inaspettato, considerando la portata globale degli eventi relativi alla diva — ma se penso che si è arrivati a quel punto attraverso maldestri ibridi tra MMORPG combat e hacking, legislazioni anti-cybercrime degne di una distopia anarco-capitalista e bot la cui presenza in un mondo fatto di modelli legati al body tracking non è mai spiegata be’… ecco…finisco col perdere davvero l’interesse per le idee e gli spunti forniti da Hosoda in merito al cyberspazio. Paradossalmente sono convinto che lo OZ di Summer Wars, uscito in un periodo nel quale V-tuber e metaverso erano soltanto concetti fantascientifici, riesca a mantenersi tutt’oggi ben più credibile e intrigante dello U di Belle. E questo, per un film di Fantascienza con la F maiuscola, è una seria criticità.

belle mamoru hosoda

In questo senso fatico abbastanza a recepire Belle come un’opera intellettualmente stimolante. L’idea che l’internet possa unire le persone e fare da tramite per risolvere delle problematiche nel mondo vero, seppure sempre con l’appoggio “vicinato” fisico e di quel genere di sentimenti e azioni che possiamo soltanto sperimentare dal vivo, è un concetto importante, specialmente in quest’epoca di amicizie ed amori online, ma viene espresso in maniera estremamente meno grossolana e ben più genuina nei venti minuti di uno dei più bei episodi di Dennou Coil, sempre per rimanere nell’ambito degli anime fantascientifici “moderni”. Da un anime eiga di due ore mi aspetto ben più di una tematica principale esibita platealmente nella risoluzione degli eventi finali e qualche manciata di sottotesti lanciati inefficacemente come ciottoli in una pozza d’acqua. Per un attimo ci accorgiamo della loro presenza grazie a rumori e forme alquanto delicate, ma dopo poco ce ne dimentichiamo totalmente e non è possibile definire la loro influenza nel comparto narrativo del film.

Sotto questo frangente la regia finisce molto spesso col diventare alquanto deleteria anziché arricchire un’idea di base molto semplice. Penso, per esempio, all’importantissima scena in cui veniamo introdotti al passato di Suzu: dal montaggio così rapido alla ricerca di un sapore “cool” che mi distanzia dalle adorabili interazioni con i genitori e non riesce a farmi legare abbastanza con la madre da farmi simpatizzare con la piccola orfana. Lo stesso posso dirlo di molte delle esibizioni, che anziché cercare quantomeno di andare verso direzioni interessanti mi ricordano con tanto dispiacere le asciutte esibizioni in CG degli idol anime odierni, nelle quali viene dato davvero poco spazio anche alle più basilari scelte di staging. Si ragiona davvero poco su luci, spazi, movimenti di camera e ciò alquanto riduttivo per performance realizzate in un mondo virtuale, dove tutto è possibile.

Se c’è qualcosa che però continua a rimanere di altissimo livello sono i design di Hiroyuki Aoyama, che si dimostra essere senza dubbio un degno erede di Yoshiyuki Sadamoto in tutto e per tutto. Molto caratteristici e persino più solidi anatomicamente di quelli di Mirai, riescono ad inquadrare al meglio ogni personaggio nel suo ruolo. È possibile comprendere senza bisogno di descrizioni come mai Suzu prova un certo senso di inferiorità nei confronti di Ruka, è abbastanza facile notare come mai la nostra protagonista non sia particolarmente attratta da Kamishin, ma egli rimane comunque un piacente ragazzo per qualcun altro.

belle mamoru hosoda

Suzu, in termini di puro design, è forse la mia eroina preferita di Hosoda: seppure la scelta di rappresentare le sue deboli occhiaie in maniera discontinua a seconda della sua posa sia alquanto discutibile, ho trovato davvero adorabile la sua fisicità e il suo imbarazzo, ma anche il suo coraggio e la sua struggente sensibilità sono state rappresentate in maniera davvero simpatetica, seppur decisamente “moe”. In questo senso anche il comparto delle animazioni 2D e della supervisione dei disegni si dimostra degno del top dell’animazione giapponese odierna. Seppur non protenda verso direzioni particolarmente innovative, si dimostra uno strumento davvero solido per fornire al film un taglio nella recitazione e nelle prospettive che talvolta Hosoda sembra dimenticarsi.

Peccato non poter dire lo stesso della presentissima 3DCG che fatica a stupire, rimanendo sempre ad un livello decisamente non superiore a quello degli standard televisivi odierni di studi come Sanzigen e Polygon. Ahimè, uno degli scontri più “interessanti” all’interno di U, cioè quello tra il Drago e Justin, che si faceva carico dell’onere di mostrare le imponenti abilità marziali del primo… finisce col sembrare una buffa parodia delle classiche tempeste di colpi di Jojo anziché un display di tecniche top-notch realizzate da un maestro del combattimento. I modelli poi, anche nel caso di importanti personaggi come Bell e Justin, sono davvero rigidi e incapaci di competere con lo standard occidentale a livello espressivo, che spesso e volentieri a livello sia tematico, estetico che produttivo sembrano essere l’ispirazione principale del concept Hosodiano. Per non parlare poi della semplicità disarmante delle forme dei mob-characters e degli ambienti, sembra quasi di assistere ad un’esperienza epico-religiosa dove vi sono figure destinate a grandi cose per via delle mere forme del proprio avatar piuttosto che autentici avatar autogenerati o creati attraverso un editor.

Compositing e sfondi sono agli antipodi. Il primo si dimostra talvolta competente nelle più semplici e oscure scene di interni, ma spesso si arrende di fronte agli esterni e agli ambienti onirici di U in una maniera a mio avviso non giustificabile in alcun modo per un film ambientato per metà in un mondo virtuale e per metà nelle aree rurali del ridente Shikoku. Il secondo invece riesce molto spesso a rappresentare degnamente ambienti naturali e urbani con un certo livello di emotività in grado di arricchire ogni scena, seppure ogni tanto, specialmente nei campi più lunghi, la pittura digitale si limita a divenire un photo study di bellissimi paesaggi. Non che sia un problema così evidente, ma considerando che buona parte degli anime televisivi riescono a raggiungere questo risultato senza problemi il prezzo del biglietto risulta ancor meno giustificato.

belle mamoru hosoda
belle mamoru hosoda

Il comparto sonoro è davvero meraviglioso, in grado persino di salvare la mia esperienza visiva in certi importanti momenti del film grazie a canzoni davvero ispirate e in grado di competere per catchiness con i pezzi mainstream del pop internazionale, ma se devo riassumere i miei problemi tecnici con il film tornerei proprio alla comparazione con gli anime televisivi: se escludiamo la cura per i background e la qualità cinematografica delle animazioni, mi viene difficile pensare che un anime televisivo, con meno risorse ed una narrativa ben più spezzettata, non sarebbe riuscito a presentare un prodotto finito ben più raffinato agli spettatori. E questo, per uno dei registi di punta dell’animazione ad alto budget nipponica del presente, è un gran problema.

Non mi sembra il caso di fare alcun tipo di sugar-coating: ci sono anime ben peggiori di Belle là fuori, eppure mi sembra una gran perdita di tempo consigliarlo se lo paragono a buona parte della produzione cinematografica giapponese degli ultimi anni, sia che siate grandi fan dello sci-fi sia che vogliate semplicemente passare due ore di divertimento senza pensare troppo. Supporto invece l’idea di ascoltare le OST e continuare a guardare i propri anime stagionali preferiti, perché purtroppo questa battaglia l’hanno vinta i Ranking of Kings, i Dress-up Darling e gli Akebi-chan del caso. Non vedo Belle come una sconfitta dell’industria, sia ben chiaro. Vedo Belle come una ragionevole e accettabile sconfitta di un grande nome dell’animazione che dovrebbe tornare sui suoi passi e capire quando necessita di supporto tecnico dirigendosi in territori appuntiti e complicati e quando, come nel caso di Wolf Children, sia assolutamente fattibile lavorare dalla solitaria dimensione dell’auteur senza troppi problemi di veicolazione delle proprie sensibilità e messaggi. Io ad Hosoda voglio ancora molto bene, ma spero proprio di non venire più trafitto al cuore come questa volta (ride).

Leggi anche:

Articoli correlati

FAR

FAR

Condividi