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Fan scandalizzati dall’anime con Hatsune Miku: “C’è una blackface, è razzista” e lo studio si scusa

Tra i personaggi più popolari presenti nell’ecosistema dell’intrattenimento giapponese, l’idol “digitale” Hatsune Miku è senz’altro la regina indiscussa. Nata sotto forma di un volto, accompagnato da una voce sintetizzata riprodotta da un software denominato “vocaloid”, è proprio con lei che è emerso in men che non si dica una vera e propria cultura artistica e musicale.

L’idea dietro Hatsune Miku e il Vocaloid va oltre un mero “stile” o genere musicale: seppur nascendo mediante un programma di canto virtuale, l’avatar di questo personaggio unito alla particolare voce del sintetizzatore è diventato un nuovo fenomeno dell’internet durante il 2007, portando a numerosi remix delle sue canzoni, e venendo rappresentata dagli utenti in sfaccettature diverse e personalizzate.

Ad oggi, esistono una miriade di volti Vocaloid, ed essi si sono incontrati in uno dei più celebri rythm game per mobile, dal nome di Project Sekai: Colorful Stage. Inoltre, attualmente è in corso un anime dedicato al mondo di Hatsune Miku e compagnia, visibile gratis su YouTube. Eppure, sembra che anche una serie innocente e globalmente apprezzabile come questa sia finita con il commettere un passo falso: dopo un certo episodio, i fan dell’anime lo hanno accusato di razzismo e rappresentazione della controversa “blackface”.

Hatsune Miku

Hatsune Miku: Colorful Stage messo alla gogna

L’episodio che ha fatto esplodere la polemica è stato il sesto video-episodio caricato sulla piattaforma di YouTube, titolato “Petit SEKAI #06: Leo/need Style”. In risposta alle lamentele sollevate dall’utenza, lo staff dietro questa serie con la celeberrima Hatsune Miku ha voluto togliere la possibilità di visualizzarlo, anche se esso rimane comunque disponibile nel profilo di un utente che ha ricaricato l’episodio aggiungendo i sottotitoli come di consueto.

La parte da cui è originata la discussione comincia dal minuto 1:44, quando le ragazze protagoniste della puntata avrebbero la cosiddetta blackface. Tra tutte, la batterista del gruppo sfoggia il look che fa più scandalizzare, presentando delle labbra decisamente ingrossate. Tutto ciò viene poi aggravato dal fatto di come esse stessero indossando dei costumi che si rifanno alle comunità tribali.

Ma parliamo del contesto dietro questa scena: in questo episodio, le ragazze stavano studiando diverse tipologie di stile da presentare sul palco, e dopo aver proposto come nome della band “Leo/need”, riferendosi dunque ai leoni, è stata avanzata l’idea di vestirsi come le tribù africane. Da qui, dunque, ne consegue la blackface tanto evidenziata dagli spettatori.

Eppure, questa vicende potrebbe anche essere semplicemente frutto di un terribile malinteso: in Giappone infatti esiste da molto tempo il concetto delle cosiddette “ganguro”, giovani donne che decidono deliberatamente di avere un corpo pesantemente abbronzato, e che sfoggiano un modo di vestire alcune volte abbastanza “spinto”. Gag con questo genere di personalità sono piuttosto ricorrenti nella comicità nipponica, come nel caso della serie “Asobi Asobase”.

In ogni caso, lo scandalo che n’è uscito fuori ha portato senza alcun indugio alla pubblicazione di scuse da parte dell’account ufficiale del gioco, e alla rimozione a tempo indefinito dell’episodio incriminato.

Ciò non risulta però come una misura soddisfacente per i fan occidentali, che su Twitter si mostrano decisamente contrariati per quanto avvenuto, e che si dicono estremamente delusi per la strada intrapresa (a loro dire, già in altre situazioni) da Project Sekai.

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Marina Flocco

Marina Flocco

Fruitrice seriale di videogiochi, anime, manga, tutto ciò che è traducibile dal giapponese.

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