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La Corea del Sud e gli uomini che odiano le donne. Il femminismo? «Una malattia mentale»

In Corea del Sud infuria la battaglia dei movimenti antifemministi, sia offline (anche se con scarsa partecipazione) che online. I membri di questi movimenti — solitamente vestiti con un abito nero durante le manifestazioni — odiano le donne con i capelli corti e gridano frasi come “Uccideremo le femministe” e “Il femminismo è una malattia mentale”.

La battaglia di questi movimenti trova molta partecipazione sulla rete, grazie a canali YouTube che vengono chiusi e poi puntualmente riaperti. Tra questi, ad esempio, c’è 신 남성연대, New Men’s Solidarity, che conta con più di 450.000 iscritti. Il canale era stato chiuso a settembre per le numerose violazioni delle regole della piattaforma, e lo stesso destino è toccato anche al canale del trentunenne Bae In-Kyu, il leader di uno dei gruppi anti-femminsiti più attivi nel paese, Man on Solidarity, che guadagnava molto grazie ai suoi video.

Questi movimenti prendono di mira tutto ciò gli sembra femminista, diffamando anche donne di spicco come l’atleta An San (tre volte medaglie d’oro alle scorse Olimpiadi di Tokyo) solo per il loro taglio di capelli corto. Nemmeno il governo e le aziende vengono risparmiate dalle accuse di questi movimenti. Al primo chiedono infatti la rimozione del ministero della Famiglia e di eliminare quelle che in occidente conosciamo come Pari Opportunità, mentre minacciano le seconde di boicottaggio perché pubblicherebbero immagini che ridicolizzerebbero i genitali maschili.

Sono perfino arrivati a costringere un’università alla cancellazione di una lezione solo perché a farla era una donna che sostenevano diffondesse misandria. L’infermiera e organizzatrice di proteste contro gli antifemministi, Kim Ju-hee, sostiene che le femministe sono dipinte come misandriste radicali dalle comunità misogine della rete (composte prevalentemente da uomini), che diffondo anche la paura per le femministe.

Il sopracitato In-kyu ha dichiarato di non odiare le donne, ma di ritenere le femministe un male sociale, e che con il termine “femministe” intende le donne che odiano gli uomini. Recentemente il leader di Man on Solidarity si è recato ad una manifestazione femminista travestito da Joker e con in mano una pistola ad acqua giocattolo con la quale spruzzava acqua addosso alle manifestanti, trasmettendo la cosa anche in diretta streaming. Le sue azioni gli hanno inoltre fruttato nove milioni di won in soli tre minuti.

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Le motivazioni dietro il sorgere di questo movimento in Corea del Sud

Le ragioni del successo online di questi movimenti risiederebbe nella crescente incertezza economica, e le pari opportunità portano la torta ad essere divisa in più fette, cosa che non va giù a chi prima otteneva di più. La disuguaglianza è una delle questioni più delicate del paese, visto la crisi, la mancanza di posti di lavoro e i prezzi altissimi delle case. Il divario salariale di genere è in continua crescita, tanto che meno di un quinto dei legislatori nazionali sono donne.

Nonostante questo, i giovani sudcoreani sostengono che sono gli uomini a sentirsi minacciati, e non le donne. Il 79% dei ventenni ha infatti rivelato in un sondaggio di subire discriminazioni di genere. Il senso di minaccia potrebbe inoltre derivare anche dal fatto che la generazione precedente abbia “beneficiato” di una emarginazione delle donne. I figli maschi erano infatti gli unici a poter accedere agli studi superiori, le donne avevano il divieto di mangiare nello stesso tavolo con degli uomini (ancora in voga in alcune famiglie) e gli aborti erano permessi a seconda del sesso del feto.

Il ricercatore Oh jae-ho ha dichiarato al New Yok Times che i giovani ventenni sanno che le generazioni precedenti hanno beneficiato dall’impostazione fortemente patriarcale della società, ed ora si sentono infelici e arrabbiati perché hanno dovuto pagare il prezzo delle discriminazioni che le donne hanno subito nelle generazioni precedenti. Le donne ora sono infatti delle concorrenti per i posti di lavoro, e non più delle persone bisognose di protezione come in passato. In questo caso gli antifemminsiti sostengono anche di essere svantaggiati, in quanto gli uomini possono cercare lavoro solo dopo aver completato il servizio di leva obbligatoria (anche se le donne poi abbandonano il posto di lavoro quando sono in gravidanza, come nel resto del mondo).

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La politica sembra inoltre sentire l’influenza di quest’ondata di antifemminsimo, tanto che nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali (che si terranno il 9 marzo) non viene dato spazio alla questione dei diritti delle donne. La cosa va in netto contrasto con la campagna elettorale di 5 anni fa, durante la quale il presidente Moon Jae-in si era definito “femminista”. Il candidato dell’opposizione Yoon Suk-yeol si è schierato apertamente con i movimenti antifemministi, accusando anche il ministero dell’Uguaglianza di trattare gli uomini come “potenziali criminali sessuali” e promettendo pene più severe per chi accuserà ingiustamente degli uomini di questo tipo di crimine.

Il rischio è quello di vedere tutti i progressi fatti in direzione dell’uguaglianza di genere andare in fumo per quest’ondata di antifemminismo. Cosa ne pensate? Scrivetecelo nei commenti!

Leggi anche: La Corea del Nord vieta tutti i prodotti occidentali

Fonte: Open

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Yoel Carlos Schincaglia

Yoel Carlos Schincaglia

Nato il 14 febbraio 1997 a Bentivoglio, in provincia di Bologna. Grande appassionato principalmente di anime, poi anche di videogiochi e manga. Credo nella canzone che ho nel cuore!

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