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Lo streamer Shroud:”lavorare fa schifo, ecco perché streammo”

Se seguite il mondo degli esports e dello streaming, probabilmente conoscerete Shroud, specialmente se siete interessati al gaming professionale su Counter-Strike. Il canadese è stato infatti un giocatore professionista per cinque anni, dal 2013 al 2018, ottenendo numerosi successi nel periodo in cui ha fatto parte della squadra Cloud9, per poi abbandonare la scena delle gare competitive.

Dopo essersi ritirato dal settore, Shroud si è gettato nello streaming a tempo pieno su Twitch. Mentre stava assistendo al torneo VALORANT Champions organizzato da Riot e tenutosi a Berlino, l’ex pro-player si è lasciato andare rilasciando affermazioni piuttosto controverse durante il commento dell’evento.

Ciò è stato scatenato dalle domande poste da alcuni spettatori al suo stream, chiedendo se egli avesse intenzione di tornare nel mondo degli esports in veste di allenatore o in qualche altro tipo di ruolo. Shroud procede allora a dare una risposta senza mezzi termini, dicendo come lui non vorrebbe farlo poiché il lavoro “fa schifo.

shroud

Streaming e lavoro: due poli opposti per Shroud

Shroud ha poi elaborato ulteriormente il suo punto di vista, esponendo le ragioni per cui egli non rinuncerebbe allo streaming. Egli ha spiegato che il motivo per cui fa i livestream, è da ricondurre al fatto che non gli piace lavorare. Per questa ragione lui intende (per quanto possibile) evitare qualunque cosa richieda uno certo tipo di sforzo o impegno.

Ma il canadese ha da ridire anche verso coloro che pensano allo streaming come un vero e proprio mestiere, ritenendo con forza come lo streaming non sia altro che uno scherzo. Sottolinea poi questo suo pensiero facendo presente come in quel momento egli stesse semplicemente lì seduto a fare “letteralmente nulla”.

E non si risparmia neanche per quanto riguarda le sue attività parallele allo streaming, come la vendita del proprio merchandise. A suo dire, il suo unico compito è semplicemente quello di scegliere tra diversi disegni di bozze e modelli, nulla di troppo complicato.

Possiamo comprendere come la posizione di Shroud potrebbe scatenare l’ira di alcuni: dopotutto, gli streamer emergenti adesso si trovano a dover essere molto attivi e a portare contenuti validi con costanza, sperando di riuscire a farsi strada in questo difficoltoso ambiente. Eppure, non è detto che ciò sia sufficiente, visto che molto spesso essi vengono superati da individui che ottengono notorietà in modi piuttosto bizzarri e con decisamente meno sforzi.

Shroud sembra consapevole di come egli abbia “lavorato” nel crearsi una reputazione di successo tra i professionisti del gaming. Sfruttando la fama che si è costruito e dipendendo da essa, egli è ora in grado di potersi mantenere senza svolgere più alcun tipo di lavoro, un po’ come accade per molte delle celebrità nel mondo dell’intrattenimento.

Vedendo quindi come lui abbia avuto la strada spianata grazie a un importante seguito che lo supportasse, non bisognerebbe prendere le sue parole come un modo per schernire chi prova a diventare uno streamer, ma semplicemente un’espressione di ciò che lui ha vissuto personalmente.

Credete che lo streaming possa essere ritenuto un lavoro solo in certe circostanze, o dovrebbe essere riconosciuto sempre come tale? Diteci il vostro pensiero in un commento.

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Marina Flocco

Marina Flocco

Fruitrice seriale di videogiochi, anime, manga, tutto ciò che è traducibile dal giapponese.

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