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Spider-Man: No Way Home, la recensione

Spider-Man: No Way Home è finalmente arrivato nelle sale. Quella che segue non sarà un’analisi critica e tecnica, quando più una disanima su quello che rappresenta il film, su quello che trasmette e sul significato di quanto visto.

ATTENZIONE: SEGUIRANNO SPOILER A RUOTA LIBERA SUL FILM

Diciamolo subito senza girarci intorno: Spider-Man: No Way Home è un bel film. Non è esente da difetti, ma in fondo la perfezione non esiste, ma è la cosa che più si avvicina al film di Spider-Man “definitivo”.

Se era possibile inserire qualcosa relativo all’universo (o forse dovremmo dire agli universi) dell’Uomo Ragno, in questo film è stato fatto. E il risultato è soddisfacente, perché strizza l’occhio sia ai fan di vecchia data del Marvel Cinematic Universe, ma anche ai tanti appassionati di vecchissima data che sono cresciuti con i film di Tobey Maguire e Andrew Garfield.

Perché si, nel film ci sono anche loro, come a lungo vociferato e Spider-Man: No Way Home riesce nel mastodontico scopo di mettere insieme tre saghe cinematografiche distinte, dando finalmente giustizia a due di esse finite anzitempo e in malo modo.

Il potere dei soldi, sicuramente, ma anche la voglia di confezionare un prodotto per tutti i fan, che sicuramente regalerà gioie al box office a Disney e Sony.

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Il senso di rivincita come cardine del film

Volendo riassumere il senso di questo film, l’unica parola che viene in mente è “rivincita”.

Rivincita, come già detto, per Tobey e Andrew, ma anche per Tom Holland, a lungo criticato e accusato di non essere all’altezza del ruolo di Spider-Man ma che nel corso dei film ha saputo ritagliarsi la sua fetta di pubblico e i suoi meriti nel ruolo.

Rivincita, ma in questo caso anche redenzione, per tutti i villain del film. Prima dei titoli di coda, tutti e 5 i cattivi che hanno imparato a conoscere nel corso degli anni avranno infatti completato il loro percorso di redenzione. Chi prima, chi dopo, chi spontaneamente, chi meno. Ma tutti saranno degli uomini nuovi. E anche in questo caso si è saputo dare giustizia, ad anni di distanza, a personaggi che per quanto caratterizzati e usati a dovere, non erano stati in grado di esprimersi a dovere, in anni in cui i cinecomics non erano ancora esplosi nella cultura collettiva ed erano trattati da film di serie B.

Rivincita (e giustizia) per Daredevil. Ok, lo sappiamo, non vediamo proprio il Diavolo di Hell’s Kitchen. Ma vediamo, finalmente, Matt Murdock nel MCU. E lo vediamo in gran forma. Anche in questo caso dobbiamo dire grazie al potere dei soldi, dopo il triste epilogo dell’operazione “Defenders” su Netflix. Ora la speranza è quella di rivedere anche gli altri personaggi, primo su tutti il Punisher di Jon Bernthal.

Rivincita anche per J.K. Simmons che dopo essersi detto dispiaciuto per la fine della saga di Sam Raimi, riesce a portare nuovamente su schermo il suo J. Jonah Jameson. Perché diciamolo, se esiste un personaggio perfetto ed iconico, che sembra cucito perfettamente addosso all’attore che lo interpreta, è sicuramente lui.

Rivincita anche per Disney e Sony. La prima per aver creduto in uno Spider-Man giovane e frutto di un impensabile accordo con una rivale storica. La seconda per essere riuscita contro ogni pronostico a “piazzare” in un film MCU dei personaggi considerati bolliti, vecchi, scritti male e ormai fuori dall’immaginario collettivo. Perché diciamocelo, al di là di un piccolo zoccolo duro di aficionados (che rappresenta una piccola percentuale del pubblico generalista a cui è rivolto questo film) l’opinione pubblica non è mai stata clemente con le due precedenti interazioni cinematografiche di Spider-Man.

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Il fanservice in Spider-Man: No Way Home

Spider-Man: No Way Home è un film pieno di fanservice. E riesce nella titanica impresa di gestirlo a dovere, senza scadere -quasi mai- nel citazionismo spicciolo e nella comicità fuori luogo.

La famosa frase sul potere e sulle responsabilità, la redenzione di Andrew Garfield che riesce a fare pace con se stesso salvando MJ, tutto quello che gravita intorno ai villain del film, Doc Oak, Green Goblin ed Electro su tutti. Durante la visione si ha perennemente la sensazione di essere davanti a un simposio di ricordi e nostalgia, ma non sembra quasi mai esagerato o fuori luogo. E questo è uno dei più gradi meriti del film.

Diciamo quasi mai perché talvolta qualche scivolone c’è, ma era prevedibile. Non gliene facciamo una colpa, visto che quando si ha a che fare con un film così grande, con un roster di personaggi così vasto, è facile fare qualche passo falso.

Fortunatamente i passi falsi sono pochi. E la rappresentazione a schermo dei tre Spider-Man che combattono insieme (e che riproducono il famoso meme che tutti aspettavamo di vedere su schermo) riesce a far chiudere un occhio su alcune sbavature, contraddizioni, imprecisioni.

Una su tutte ci sembra doveroso segnalarla esplicitamente. Il ruolo di Doctor Strange poteva essere gestito meglio, invece di ridurlo a semplice deus ex machina che agisce solo per portare avanti la trama. La scintilla che fa scattare tutti gli eventi del film -l’incantesimo andato male- pare una forzatura per il modo in cui viene mostrato su schermo. Uno stregone navigato come Strange, a maggior ragione se conosce già l’indole e l’atteggiamento dello Spider-Man di Tom Holland, avrebbe potuto gestire meglio la situazione, magari discutendo e mettendo dei paletti all’incantesimo prima di lanciarlo e non in corso d’opera.

Capiamo comunque le necessità di trama e ricordiamo di essere davanti a un film di supereroi destinato a un pubblico generalista che per forza di cose deve procedere su dei binari che talvolta possono sembrare ovvi o forzati.

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In conclusione

Spider-Man: No Way Home è la perfetta conclusione non solo della trilogia cinematografica di Tom Holland ma di 20 anni di film sull’Uomo Ragno.

Riesce dove tanti altri avevano fallito, grazie al lavoro di squadra dentro e fuori il film. Come i tre Spider-Man uniscono le forze per sconfiggere i loro nemici, così Disney e Sony seppelliscono l’ascia da guerra e fanno fronte comune per fare un favore ai fan ma soprattutto a loro stessi. Il risultato è il film definitivo sull’arrampicamuri. Una gioia per gli occhi e per il cuore di ogni appassionato di Spider-Man e dell’universo Marvel.

Durante il film vengono nominati fugacemente anche altri volti noti dell’universo dell’Uomo Ragno, assenti illustri di questa pellicola: Venom e Miles Morales sono sicuramente in dirittura d’arrivo e, viste anche le scene post credits, ci aspettiamo grandi cose dal futuro.

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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