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Facebook e lo smartwatch che si trasforma in action cam: fino a che punto spingersi pur di avere i nostri dati personali?

Facebook sta lavorando a uno smartwatch con quadrante rimovibile provvisto di fotocamera in grado di attaccarsi ad altri accessori e diventare un’action cam

Secondo le ultime indiscrezioni Facebook starebbe lavorando ad un dispositivo indossabile, un ibrido metà smartwatch metà action cam provvisto di due fotocamere: una frontale e una posteriore con stabilizzatore e con possibilità di registrare video fino a 1080p

Il quadrante si staccherà facilmente dal cinturino e attraverso appositi accessori (che sono in fase di realizzazione anche da aziende di terze parti con cui Facebook ha stretto partnership commerciali) si potrà agilmente posizionare su testa/petto/bici/moto come una vera e propria action cam.

Si tratterà probabilmente di un dispositivo in grado pubblicare  immediatamente foto e video sui social di Zuckerberg in modo facile e diretto, senza passare dai telefoni

L’obiettivo è chiaramente quello di offrire agli utenti quanti più modi possibili e veloci per pubblicare sempre più momenti della nostra vita online, al tempo stesso però evitando che queste condivisioni passino da altri dispositivi come action cam della concorrenza ma, soprattutto tablet o cellulari.

facebook

Buttarsi nel mercato dei wereable è una chiara sfida a Apple e si lega a doppio filo alle recenti divergente che hanno avuto le due aziende riguardo i dati personali degli utenti.

Apple si è infatti schierata dalla parte della privacy limitando nelle ultime versioni di iOS i tipi di dati che app come Facebook possono raccogliere, mentre Zuckerberg ha una storia recente travagliata e costellata da scandali per quanto riguarda la gestione dei dati personali degli utenti.

L’arrivo di uno smartwatch con vocazione fitness (essendo anche provvisto di cardiofrequenzimetro) crea infatti un nuovo competitor nel settore dominano dagli Apple Watch.

Bisognerà adesso capire fino a che punto si spingerà Zukerberg per favorire la diffusione di questo dispositivo.

Per raggiungere le folle dovrà avere sicuramente un prezzo competitivo e un’ottima campagna marketing, altrimenti gli acquirenti hardcore continueranno a preferire o uno smartwatch o una action cam, in base alle proprie esigenze e non un prodotto che, sulla carta non è né carne né pesce. I più casual invece saranno spaventati da un prezzo alto per un prodotto che è una scommessa inedita e imprevedibile.


Solo un prezzo da entry level potrà favorire la giusta diffusione a tutti i livelli.

Ma se le voci sono corrette questo fantomatico wereable avrà delle caratteristiche e delle componentistiche di tutto rispetto e dei costi importanti di ricerca e sviluppo (sia lato hardware che software) che farebbero sicuramente lievitare i costi di produzione e proporre un prezzo troppo basso potrebbe limitare i margini di guadagno o addirittura non raggiungere il pareggio di bilancio.

La via maestra potrebbe essere quella di vendere il dispositivo in perdita (un po’ come fanno i produttori di console all’inizio del ciclo vitale dei propri sistemi) e poi rifarsi con gli introiti relativi a tutti i processi che riguardano direttamente e indirettamente i dati e i contenuti che noi pubblichiamo sulle proprie piattaforme

Ma il gioco varrà la candela? E soprattutto quanto valgono le nostre informazioni e fino a quanto ci si può spingere (anche a costo di andare in perdita) pur di averle?

Pensiamo di sapere già la risposta. Ora non ci resta che aspettare e vedere come reagirà il mercato per capire se è stata una scommessa vincente o meno.

Ai posteri l’ardua sentenza.

 

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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