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IGN censura un articolo filopalestinese, lo staff protesta

Lo staff denuncia: IGN è di parte

Il conflitto tra Israele e Palestina è più acceso che mai e ha toccato il cuore di molti. Senza addentrarci troppo in questioni che non ci competono, facciamo un sunto: cosa sta succedendo tra Israele e Palestina?

Un litigio secolare

A inizio ‘900 il territorio che attualmente include Israele e la Palestina era occupato dai palestinesi (e si chiamava effettivamente Palestina), con un importante flusso migratorio di israeliti che vi si stabilivano perché ritenevano di averne diritto. Dopotutto, erano stati cacciati dalla loro stessa terra nei secoli precedenti. Fatto sta che l’immigrazione degli ebrei divenne più intensa dopo la Seconda Guerra Mondiale e iniziarono feroci violenze da parte degli ebrei estremisti nei confronti dei palestinesi. Il Regno Unito, che grazie alla Dichiarazione Balfour aveva il dominio sulla Palestina, se ne lavò le mani: dopo aver subito attacchi terroristici chiese aiuto all’ONU, e si disimpegnò.

La spartizione attuale e i conflitti

In risposta, nel 1947 l’ONU propone la spartizione del territorio in due Stati, ma i palestinesi non accettano di doversi ritirare in un’area grande meno della metà del territorio originale, decisamente insufficiente rispetto al numero di abitanti. Nel 1948, Ben Gurion proclama unilateralmente (quindi non a fronte di un accordo) lo Stato di Israele, il quale viene riconosciuto dagli altri governi per comodità politiche o per rincrescimento in seguito alla diffusione delle foto della Shoah. Da questo momento ha inizio la guerra verso gli arabi palestinesi che si erano ritrovati improvvisamente in terra di Israele. I palestinesi sono obbligati a lasciare il Paese o a insediarsi lungo il confine, principalmente in tre aree: la Striscia di Gaza, i territori a est (“West Bank”) e quelli più remoti a nord-est (“Golan”). Questo video spiega il conflitto con maggiore precisione.

ign israele palestina

Lo staff di IGN supporta la Palestina

Le violenze che Israele sta perpetrando nei confronti dei palestinesi hanno scatenato un divario anche online, con utenti e giornali schierati da un lato o dall′altro. Israele ha diritto a occupare il territorio abbandonato secoli prima cacciando la popolazione attuale? Indipendentemente dalla risposta a questo e ai tanti altri dilemmi etici e politici che lo scontro solleva, non si può che essere vicini al popolo palestinese che deve contare 220 vittime. Lo staff di IGN USA ha infatti deciso di dar voce al proprio dissenso tramite un tweet e un articolo su come supportare economicamente gli aiuti umanitari diretti ai palestinesi.

…e arriva subito la censura

Nonostante le loro buone intenzioni, l’articolo è finito sotto la censura di forze non meglio definite interne all’azienda (anche Instagram è al centro di controversie simili). Il testo, intitolato “How to Help Palestinian Civilians” era stato pubblicato sul sito venerdì 14 maggio ed è sparito durante il weekend. Da allora è scoppiato il caos: gli autori hanno redatto una lettera aperta in cui chiedono spiegazioni e si sono apertamente opposti alla linea editoriale imposta da persone che, sulla carta, non ne avrebbero autorità.

La risposta dai piani alti

John Davison, editore del sito, ha risposto inizialmente con una mail interna, poi con una dichiarazione pubblica su Twitter. Per riassumere, il giornale si scusa di aver promosso una campagna fondi incentrata esclusivamente sul popolo palestinese, quando il conflitto ha danneggiato entrambe le parti.

La risposta non soddisfa i membri dello staff, consapevoli dello sbilanciamento di forze tra le due fazioni.

“Il nostro post non era e non avrebbe dovuto essere controverso. Abbiamo offerto ai lettori le risorse e le informazioni per capire come donare per supportare le vittime della guerra, vittime come i bambini e le persone che vengono colpite dalla violenza. Ci siamo limitati a chiedere alle persone di prendersi cura di coloro le cui case sono andate perdute e che sono affamati o feriti”, questo è quanto riferisce un dipendente di IGN che vuole rimanere anonimo.

Il resto dello staff conferma l’ipocrisia del gesto.

Abbiamo pubblicato diversi appelli di beneficenza in passato e abbiamo ricevuto solo supporto dalla direzione – anche su argomenti “controversi” come il movimento Black Lives Matter”, conferma un altro dipendente IGN.

Assieme alle scuse, IGN dichiara di aver donato 25.000 dollari a Save the Children per “aiutare i civili le cui vite sono state rovinate” e di essere in cerca di ulteriori modi per offrire aiuto in tutta l’area interessata dal conflitto.

Fonti: LegaNerd, TheGuardian, New York Times.

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Laura Stefan

Laura Stefan

Scrittrice di successo dall'83, responsabile sicurezza Google e sempre in movimento tra Bali e New York con il mio jet privato.

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