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The Medium, la Recensione: il sottile velo tra due mondi interconnessi

Bloober Team, dopo Blair witch, Observer e la serie di Layers of Fear, torna con la sua nuova e ambiziosa opera horror

Fin dal primo trailer di annuncio, The Medium, horror psicologico in terza persona sviluppato da Bloober Team e in uscita su Xbox Series X/S e PC il 28 gennaio 2021, ha catturato subito la nostra attenzione, in primis per le scelte di design che richiamano i capisaldi del genere horror, come Silent Hill e i primi Resident Evil. In secondo luogo, ma non per questo meno importante, la scelta da parte della software house di sfruttare la potenza degli hardware next gen per creare un gameplay basato su due mondi diversi ma contemporaneamente visibili in tempo reale utilizzando uno split screen. Un titolo in equilibrio tra innovazione e richiami ad un’era videoludica passata ormai da tempo.

The Medium dunque ha l’arduo compito di colmare il vuoto venutosi a creare negli anni nel filone degli horror psicologici e, allo stesso tempo, si pone come prima vera esclusiva Microsoft della nuova generazione di console. Tuttavia ricordiamo che proviene pur sempre da uno studio indipendente, con un budget a disposizione di certo lontano dalle produzioni tripla A. Vediamo dunque nel dettaglio perché, secondo noi, The Medium è un buon titolo che necessita di essere approcciato senza pretese astronomiche. In caso contrario, rischiereste la delusione di fronte ai tanti limiti presenti nel titolo.

L’ardua missione di una Medium

Ambientato in una grigia Cracovia degli anni novanta, The Medium racconta la storia di Marianne, una ragazza che, attraverso dei misteriosi poteri mistici, è capace di entrare in contatto con entità provenienti dal mondo dei morti. Questa condizione, in cui la protagonista versa fin da bambina, l’ha portata a utilizzare il suo “dono” per aiutare anime bloccate ed incapaci di passare oltre, permettendo loro di poter continuare il loro viaggio verso l’aldilà. Una vera e propria “traghettatrice”, dunque; questa sua dote, tuttavia, la costringe a vivere costantemente in bilico tra i due mondi, portandola anche a delle involontarie esperienze di doppia realtà.

The Medium

Cresciuta in un orfanotrofio, viene adottata da un uomo di nome Jack e successivamente lavora in una ditta di pompe funebri proprio assieme al padre adottivo, finché quest’ultimo non perde la vita. Appena dopo la perdita di Jack, Marianne viene contattata al telefono da un uomo misterioso che le chiede di raggiungerlo alla struttura Miwa, un centro vacanze ormai abbandonato da anni, dove è stato compiuto un efferato massacro, ancora avvolto da una fitta coltre di mistero. Da qui partirà il viaggio della nostra protagonista che, percepito inizialmente dalla ragazza come una “normale” investigazione sugli efferati crimini compiuti nella struttura alberghiera, si tramuterà presto in un intricato puzzle sulla vita della stessa Marianne. Un luogo, all’apparenza sconosciuto, che forse potrà rispondere alle tante domande che la nostra medium si pone fin da piccola.

Sul lato narrativo, The Medium intavola un intreccio originale e con diversi spunti interessanti, tuttavia il ritmo di trama spesso risulta essere sconnesso, mentre lo sviluppo della stessa porta a risvolti troppo prevedibili, che non permettono al giocatore di appassionarsi appieno alle vicende. Nella prima metà di gioco, la storia che il team di sviluppo ci vuole raccontare perde di fascino ed interesse a causa di una cripticità troppo marcata, colmabile solamente dagli innumerevoli documenti che si possono trovare in giro nelle varie aree di gioco. Sebbene questo sia uno stratagemma narrativo sdoganato in molti altri titoli, qui crediamo che non riesca a rendere giustizia ad un racconto che forse avrebbe giovato di una più marcata linearità.

The Medium

C’è da dire che nelle ultime ore di The Medium la storia guadagna un ritmo più incalzante, grazie ad un’ottima regia e ad una sceneggiatura che perde quell’alone di “volutamente non detto” che ricopre tutta la prima fase del titolo. Parlando della sua natura horror, l’esperienza inquieta senza però mai raggiungere picchi di terrore. I pericoli sono pochi e il lavoro lo fa più che altro un ambiente di gioco tetro e sapientemente costruito nell’intento di mantenere il giocatore sull’attenti.

Il dualismo è una costante nel gameplay

Uno dei piatti forti dell’intera produzione di Bloober team è il gameplay, nello specifico il Dual Reality. Sistema che, sfruttando la potenza delle ultime console uscite sul mercato, permette alla protagonista di interagire sui due piani della realtà renderizzati in simultanea su schermo. I due mondi sono complementari tra loro e un’azione compiuta ad esempio nel mondo spiritico porta automaticamente ad una reazione nel mondo reale. La soluzione di enigmi e l’esplorazione attraverso questo inedito sistema fanno di The Medium un prodotto fresco, anche se i puzzle congegnati dal team di sviluppo non mettono mai davvero in difficoltà il giocatore, e spesso la risoluzione di questi risulta piuttosto scontata. Data la natura story driven del titolo, l’interazione in Dual Reality avviene in specifici momenti, il giocatore dunque non può decidere quando sfruttare la meccanica o no.

The Medium

Marianne ha anche l’opportunità di passare da un piano esistenziale all’altro in modo più classico, attraverso degli specchi. Anche qui, però, è necessario specificare che solo in determinate aree di gioco sarà permesso avvalersi di questa sua dote. Durante le fasi in Dual reality, la medium può utilizzare il potere dell’esperienza extracorporea: per un breve lasso di tempo, Marianne può mettere in “stand by” il suo Io nel mondo reale, prendendo il controllo solamente della sua controparte nel mondo spiritico. Questa feature è utile per raggiungere punti altrimenti inaccessibili in entrambi i mondi in contemporanea, con l’obiettivo di aprire un varco per il proseguimento dell’esplorazione.

Marianne ha l’abilità di incanalare dell’energia bianca attraverso delle sorgenti apposite. Questo le permetterà di utilizzare uno scudo energetico per evitare di essere attaccata dalle falene nel mondo spiritico. Oltre allo scudo, la medium può eseguire un colpo di luce che viene utilizzato principalmente per attivare particolari congegni nel mondo spiritico. Infine, le fasi Stealth durante i confronti con La Fauce, l’entità maligna con cui andremo a confrontarci più volte, danno quel guizzo di tensione in più, anche se dopo il primo incontro con la creatura diventano semplici da superare, a causa anche di un’intelligenza artificiale poco articolata che non mette mai alle strette il giocatore.

The Medium

In sostanza, per quanto The Medium si avvalga di una geniale idea di base, il gioco soffre nelle fasi più ludiche. Il titolo infatti è spesso troppo guidato, lasciando al giocatore pochi momenti di vera libertà di azione. L’unico senso di appagamento risiede nell’esplorazione, grazie ad una quantità non indifferente di indizi e oggetti utili per approfondire le vicende raccontate nel gioco.

Fotografie di realtà passata e quadri che prendono vita

Artisticamente parlando, The Medium è una festa per gli occhi. Il mondo reale è caratterizzato dal brutalismo socialista ormai decadente che opprime il giocatore fin dalle prime battute di gioco. Dolore, sconforto e disperazione aleggiano nella fredda aria polacca, assieme a richiami di un passato tragico e mai del tutto dimenticato. Il vero fiore all’occhiello, però, è il mondo spiritico, creato con una diretta ispirazione alle opere del pittore polacco Zdzislaw Beksinski, famoso per il suo impressionismo gotico.

The Medium

Le architetture imponenti che sembrano avere vita propria e la ricostruzione di pareti e oggetti che sembrano fatti di un materiale organico ormai in via di decomposizione sono una rappresentazione magistrale di una realtà ultraterrena dove le anime sono prigioniere delle loro stesse insicurezze e paure più recondite, come maledizioni destinate a perdurare anche dopo la morte. La Soundtrack di The Medium è un altro punto forte del progetto, che si distingue per le sue melodie eteree ed evocative. L’intera produzione della colonna sonora del mondo spiritico è stata affidata ad Akira Yamaoka, famoso compositore giapponese che tra i suoi lavori più importanti vanta la realizzazione di diverse tracce per la serie di Silent Hill.

Il lato tecnico nello specifico

Grazie all’ottimo utilizzo di luci e riflessi e ad un Unreal Engine 4 sfruttato sapientemente da parte di Bloober Team, il mondo di gioco ha un impatto scenico spacca mascella, che spinge più volte il giocatore a fermarsi per contemplare l’ambiente circostante. A livello tecnico The Medium alterna una alta qualità delle texture ed un’ottima modellazione degli oggetti ad una meno riuscita realizzazione dei personaggi, con movimenti dei corpi legnosi ed espressioni facciali non adatte per un gioco del 2021.

La regia del gameplay è costituita da una telecamera ibrida che si alterna tra inquadrature fisse, che strizzano l’occhio alla golden age del genere horror di fine anni novanta, e punti di vista più action, che riprendono il personaggio da dietro le spalle, seguendolo. La scelta di utilizzare diverse tecniche di ripresa per quanto possa essere interessante, oltre che risultare un vero e proprio tributo per i giocatori cresciuti a pane villa Spencer, all’atto pratico spesso tende a confondere il giocatore, disorientandolo soprattutto nelle ambientazioni più ampie.

The Medium

Conclusioni

Tirando le somme, The Medium è un gioco solido che mette in risalto le capacità di Bloober Team nel creare un mondo artisticamente magnifico e allo stesso tempo tecnicamente valido. Il Dual Reality è una feature interessante ed è la chiave di un’opera che però non riesce a sfruttare appieno le sue potenzialità. Gli inciampi più evidenti sono legati al comparto ludico che, oltre a delle meccaniche Stealth semplicistiche e a poca varietà di situazioni di gameplay, deve fare i conti con un gioco dalla struttura a corridoio che lascia ben poco spazio di manovra al giocatore. La trama, che ha la durata di circa 8/9 ore, se nella prima parte appare piuttosto confusionaria e a tratti quasi incomprensibile, senza un’accurata ricerca dei vari documenti e manoscritti disseminati nelle varie ambientazioni, acquisisce mordente verso le battute finali, aumentando il ritmo e coinvolgendo il giocatore fino ad un finale abbastanza riuscito, anche se leggermente scontato.

Possiamo dunque affermare che il progetto di Bloober team sia riuscito, nonostante i palesi limiti di un progetto realizzato con risorse contenute. The Medium è un prodotto che va ritenuto valido e che sarà sicuramente gradito dagli amanti delle avventure horror psicologiche, ma che risulterà poco appagante per chi invece si aspetta un titolo impegnativo e dal gameplay più libero.

Voto: 7.5

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Pietro Iudici

Pietro Iudici

Ho sempre visto il mondo dei videogiochi come un ricettacolo di infinte opportunità, dove puoi essere chiunque e dovunque. Un insieme di storie che aspettano solo di essere scoperte, vissute e amate.

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