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Fate/Apocrypha e Mordred, una vita all’ombra del padre

Quando ho parlato su DrCommodore di Fate/Apocrypha e in particolare dei suoi personaggi, tra quelli approfonditi meglio spiccava il nome di Mordred: il cavaliere del tradimento, figlio di re Artù, condannato in eterno a non regnare mai sulla Britannia.

Mordred è uno di quei personaggi che potremo definire in poche parole, con quella che sembra una frase fatta: eterno secondo.

Sempre dietro Arturia, più debole, meno apprezzata, meno famosa. È un dato di fatto: Arturia è sempre nelle posizioni più alte dei sondaggi di popolarità dei personaggi, mentre troviamo Mordred solo molte posizioni più in basso, come se i fan volessero dire “sei un ottimo personaggio, ma l’altro è meglio”.

Del resto, è proprio con quest’ottica che Mordred è cresciuta ed è grazie a questo atteggiamento che si è formata. Anzi, potremo persino dire che il Cavaliere del Tradimento ha fatto di questo suo vivere alle spalle del padre un motivo di vanto. Nonché la ragione stessa che la rende uno dei personaggi migliori che Fate/Apocrypha ci abbia regalato.

Ma procediamo con ordine.

Il personaggio nella leggenda

Iniziamo col dire che il fatto che Mordred fosse figlio di Re Artù non è un assoluto, da nessuna parte viene detto come certo: è solamente la versione più diffusa della leggenda.

Il primo a scrivere di Mordred e della sua origine fu Geoffrey di Monmouth. Nell’opera Historia Regum Britanniae, l’autore delinea un albero genealogico di Re Artù nel quale troviamo menzionato Mordred, ma non come pensate voi. Non è infatti il figlio di Artù, bensì suo nipote, figlio della sorella Morgawse.

Mordred

In questa versione della leggenda i rapporti fra Artù e Mordred non sono pessimi come potremo aspettarci a causa del folklore, e di conseguenza sono anche molto distanti da quelli descritti nel franchise di Fate.

I due erano parenti, si rispettavano e si stimavano, tanto che quando Artù partì per la campagna militare contro Lucio Tiberio lasciò a Mordred il compito di facente funzione di re in sua assenza. Già, avete capito bene: siamo talmente abituati a sentir parlare di Mordred ed Artù come due personaggi dai rapporti disastrosi, destinati ad uccidersi a vicenda, eppure qui Artù si fida talmente tanto di lui da affidargli il compito di regnare al suo posto durante la spedizione.

La fiducia del re, tuttavia, è destinata a venire tradita: Mordred si incorona re e costringe Ginevra a sposarlo. Il resto è storia: Artù ritorna in Britannia e si scontra con Mordred in quella che è diventata famosissima come la Battaglia di Camlann.

I due caddero, e il regno di Britannia con loro.

Mordred morì, Artù invece fu portato via da Morgana. Sì, propri lei, che sperava di potere curare le sue ferite e preparare per il suo “messianico” ritorno. Questo elemento interno alla storia del personaggio di Morgana è presente in molte leggende del Galles.

Il ruolo di Morgana in Fate

Oltre al rapporto tra Artù e Mordred, che nel testo di Geoffrey appare più “pacifico” di quanto verrà rappresentato dagli autori successivi e dallo stesso Nasu, possiamo individuare un’altra differenza: il ruolo di Morgana.

Come ho detto, nel testo di Geoffrey e in altri Artù, in fin di vita, viene portato via da Morgana. La strega evidentemente ha provato a salvargli la vita nel modo migliore che conosceva: mandandolo ad Avalon.

Niente di più lontano da ciò che invece avrebbe fatto la Morgana del Nasuverse se si fosse trovata davanti Artù in fin di vita, insomma.

Morgana ci viene presentata da Nasu come la sorella di Arturia, figlia legittima di Uther Pendragon. Crescendo la strega iniziò ad odiare la sorella perché la riteneva una sorta di privilegiata dal padre che riponeva in lei tutte le proprie aspettative e speranze, ignorando l’altra figlia.

Mordred Morgana

A sua volta, nel Nasuverse Mordred è figlia di Morgana, concepita e cresciuta col solo scopo di diventare migliore di Re Artù e raderne al suolo il regno. La strega, carica di rancore e odio, cresce Mordred col solo scopo di causare la  rovina di Arturia.

Se Mordred condividesse o meno l’odio che Morgana cercò per tutta la vita di inculcargli e fargli provare verso suo padre è un argomento che affronteremo più avanti. È interessante, tuttavia, notare la come il personaggio di Morgana sia completamente diverso.

Nel Nasuverse desidera solo la morte e la disperazione di Artù e cerca in tutti i modi di danneggiarlo, senza mai essere mossa da pietà nei suoi confronti.

Nasu trae questa visione di Morgana come personaggio essenzialmente negativo che non prova nulla se non odio e desiderio di vendetta nei confronti di Artù e della Britannia dall’opera di Thomas Malory, oggi considerata il maggiore punto di riferimento per il Ciclo Arturiano.

La morte di Artù di Thomas Malory

Mordred

La versione del Ciclo Arturiano ad oggi più famosa e conosciuta è sicuramente quella tramandataci da Thomas Malory ne Le Morte d’Arthur.

Una prima, importante precisazione da fare è che la storia di Re Artù non è da attribuire interamente a Thomas Malory, anzi. Malory cita parecchie fonti, testi in prosa ed in poesia inglese e francese, dalle quali avrebbe tratto le informazioni che poi rielaborò ed estese nel proprio testo.

La fonte che l’autore cita come più importante è il testo francese “Lancelot-Graal”, testo in prosa francese che riporta la storia delle origini e della ricerca del Sacro Graal e la morte di Re Artù. Nel testo, tuttavia, Mordred non ricopre un ruolo molto importante.

Potrei citare molte altre fonti: aprite qualunque testo sul Ciclo Arturiano e cercatene la bibliografia. Troverete pagine intere dedicate solo ad essa con elencati diversi testi, alcuni addirittura di autore sconosciuto, scritti in Europa tra la fine del 900 e l’inizio del 1500.

Malory è solo la punta dell’iceberg, nonché colui che ha permesso la diffusione del Ciclo Arturiano in tutta Europa come opera unitaria, completa, e che talvolta mette anche a confronto diverse versioni degli stessi avvenimenti. Questo è esattamente il trattamento che l’autore riserva a Mordred.

I natali di Mordred

Tutto iniziò da una profezia di Merlino.

Il mago annunciò a Re Artù che un bambino nato il primo di maggio sarebbe stato responsabile della caduta della Britannia.

Artù, moderatamente, ordinò di rapire ed uccidere tutti i bambini nati quel giorno, mettendoli su una barca da abbandonare alla deriva di un fiume. Ragionevole, vero?

Ad ogni modo, dei bambini solo Mordred si salvò e venne cresciuto da un cavaliere che lo trovò a riva e lo allevò. Una volta cresciuto divenne cavaliere della Tavola Rotonda.

Andando avanti si scoprirà ciò che a noi è già noto: Mordred è in realtà frutto di una relazione incestuosa tra Artù e sua sorella Morgawse. Un’altra versione molto nota suggerisce invece che Mordred fosse figlio di Artù e la sorellastra, la strega Morgana.

Questa versione è conosciuta ed utilizzata dallo stesso Nasu ed è canonica all’interno del Nasuverse.

Mordred ed Artù nel testo di Malory

Malory, nel descrivere il rapporto tra Artù e Mordred, attinge a piene mani dalla storia della Britannia di Geoffrey: anche in questo testo Mordred è un fidato cavaliere della Tavola Rotonda, caratteristica comune in quasi tutte le opere europee del Ciclo Arturiano, e anche qui Artù affida a Mordred il comando della Britannia in sua assenza.

Significativo però è che nel testo di Malory Mordred venga definito come un cavaliere che si distingue per scorrettezza e slealtà, tanto da guadagnarsi il soprannome di Cavaliere del Tradimento, col quale è noto anche nel brand di Fate.

Ciò che spinge Mordred a tradire Re Artù è la scoperta delle proprie origini: Mordred scopre infatti del suo passato e del suo destino di condurre la Britannia alla rovina. Viene a conoscenza del tentativo di Artù di ucciderlo quando ancora era solo un neonato e inizia a tramare vendetta contro il Re.

Questo sfocia in fatti che già conosciamo: Mordred dichiara di volere sposare Ginevra e attua quello che viene descritto da Malory come un vero e proprio colpo di stato ai danni del regno di Artù:

“Egli [Mordred] fece vergare delle false lettere fingendo che provenissero dal continente, in cui era scritto che re Artù era stato ucciso nel corso della guerra contro ser Lancillotto; quindi convocò a parlamento tutti i baroni e si fece eleggere re. […] Dopodiché, ser Mordred si recò a Winchester e dichiarò apertamente alla regina (che però era moglie del re, allo stesso tempo suo zio e padre) che intendeva sposarla.”

Come un fiume che scorre, così è il destino: inevitabile, inarrestabile. Arriviamo cioè sempre al medesimo punto: la battaglia di Camlann, la morte dei due e la conseguente caduta della Britannia.

Camlann

Cosa cambia nel Nasuverse?

Ciò che emerge dal testo di Malory è un’immagine fortemente negativa del personaggio di Mordred e, viceversa, positiva e idealizzata di Re Artù:

Artù era il re più nobile e il cavaliere più valoroso del mondo e che più amava e sosteneva gli uomini prodi, eppure quelli Inglesi non gli concedevano la propria stima! Ché tale era l’antico costume di questa terra, e c’è chi dice che non l’abbiamo ancora abbandonato. Ahimè, questo è un grave difetto: nulla ci piace se perdura nel tempo. Così si comportavano gli uomini di allora: amavano di più ser Mordred che il nobile Artù e molti andarono a dire all’usurpatore che sarebbero stati con lui nella buona come nella cattiva sorte.”

Mordred

Nasu si rifà a questa visione dei personaggi, pur con qualche aggiustamento. Uno dei punti che vengono più spesso ribaditi nella Fate route riguardo ad Arturia è la mancanza di umanità che le imputavano i propri sottoposti: Re Artù non conosce sentimenti umani. Un rimprovero ricorrente, una critica, come un mantra, che Arturia porta con sé ancora oggi, nonostante sia incarnata come Spirito Eroico.

Era sicuramente il più nobile e valoroso cavaliere che ci fosse, eppure il suo desiderio di fare del bene non fu mai compreso dagli uomini che invece preferirono criticarla e giurare fedeltà ad altri, che è esattamente ciò che Malory fa trasparire tra le righe.

Mordred, d’altra parte, è presentato da Malory come un personaggio essenzialmente negativo, un traditore ed un usurpatore che con l’inganno ha preso il trono di Artù e spinto alla ribellione i suoi cavalieri.

La principale differenza tra il Mordred della tradizione e quello del Nasuverse è proprio questa: non è un personaggio negativo, anzi!

Il cavaliere della ribellione

Nel Nasuverse il background di Mordred è quasi totalmente invariato. Ciò che cambia sono le motivazioni che la spingono a diventare cavaliere della Tavola Rotonda e, alla fine, a ribellarsi al padre facendone cadere il regno.

La nostra Mordred è una sorta di homunculus, concepita all’insaputa di Arturia da Morgana tramite la magia. Come tale ha una crescita accelerata, che le permette di diventare cavaliere molto presto e di sembrare fisicamente quasi una coetanea del re.

Morgana cresce Mordred per odiare Artù, cercando di suscitare nella figlia lo stesso risentimento e desiderio di vendetta che lei prova nei suoi confronti. Naturalmente, suscita l’effetto contrario, e al posto di sentimenti negativi Mordred inizia a provare sincera ammirazione e stima nei confronti di quel sovrano che le appare tanto retto, tanto giusto e scintillante, con la sua armatura e la spada Excalibur.

È per questo che Mordred diventa cavaliere: vuole sinceramente aiutare Artù a mantenere la perfetta utopia, Camelot.

Va bene sporcarsi le mani per preservare il chiarore dell’armatura del re. Va bene uccidere, tutto per impedire che le mani e la spada del sovrano si sporchino di rosso. È questa la logica con cui Mordred agisce: cieca devozione e ammirazione verso il sovrano. Tutte cose che, col senno di poi, saranno alla base della ribellione.

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A causare la ribellione che ha portato alla battaglia di Camlann e alla caduta di Camelot non sono l’odio o il risentimento verso Arturia con cui Morgana cresce Mordred, anzi.

A far precipitare tutto è proprio quella cieca fedeltà, quell’ammirazione respinta da parte di Arturia. Quei sentimenti positivi cresciuti in maniera acerba senza mai venire accettati dal sovrano. Ed è proprio il dolore causato dal rifiuto e dal sentirsi respinti dalla persona che più ammirava al mondo porterà Mordred ad insorgere, scagliandosi contro l’intera Camelot.

L’ammirazione per Arturia

Ciò che emerge da Fate/Apocrypha è proprio questo: un rapporto esclusivo ed estremamente diverso rispetto ad ogni cavaliere della tavola rotonda tra Mordred ed Arturia, non tanto dal punto di vista del legame tra le due (Arturia non la riconoscerà mai come figlia) quanto piuttosto della visione che Mordred possiede del genitore.

Col passare del tempo tutti i cavalieri iniziarono a provare rabbia e risentimento nei confronti di un re talmente perfetto da apparire irraggiungibile, distante dal popolo e privo di emozioni. Tutti tranne Mordred, che invece conserva una visione positiva, carica d’affetto e di ammirazione:

“In tutta la storia umana, dove mai si è potuto ammirare un re talmente perfetto? Tutti quelli che si sono definiti re erano crudeli, arroganti e sprezzanti, tanto da vedere la loro avidità come fonte di gioia per il proprio popolo. […] Il Re dei Cavalieri non possiede alcun desiderio egoistico. Il re vede solo ciò che è necessario. Non possiede alcun sogno e procede solo per unificare la nostra patria – è un’esistenza pura tanto quanto una lama affilata.”

Mordred Arturia

Da questo breve passo della novel si evince chiaramente quanto forte fosse la stima che Mordred provava nei confronti di Artù, tanto da ritenere il re un’esistenza talmente perfetta da valere la sua vita, la sua spada e qualunque cosa lei potesse offrirgli. Tutto per proteggere quella figura, tutto per proteggere l’utopia che il re dei cavalieri aveva costruito.

Mordred ammirava così tanto Arturia che definisce il giorno in cui scoprì di essere sua figlia come il più felice della sua vita. Ciò, tuttavia, non era destinato a durare, infatti il re dei cavalieri non riconosce Mordred come figlio e legittimo erede al trono.

Il rifiuto e il preludio a Camlann

Il rifiuto da parte di Arturia è il definitivo punto di rottura per il personaggio di Mordred: l’ammirazione diventa odio, la perfezione del re divenne la sua arroganza, il desiderio di sostenerlo volontà di distruggerlo.

“Chi potrebbe mai accettare un bambino concepito con un nemico? […] La mia esistenza non fu riconosciuta, la mia passione disprezzata, i miei sforzi ignorati – E realizzai che non sarei mai stata perdonata, per il semplice fatto di essere figlia di Morgana. E fu quello il momento decisivo nel quale rinacqui colma d’odio, per distruggere tutto ciò che mio padre ha realizzato. Le conquiste del re, i suoi domini, le sue battaglia… Avrei reso tutto insignificante.”

Mordred è forse il personaggio che nel Nasuverse rende evidente più di tutti gli altri un concetto: l’odio è più forte se nasce da sentimenti un tempo positivi.

Il rifiuto, il sentirsi disprezzati e non accettati spinge Mordred in un baratro d’odio e di desiderio di vendetta che culminerà in ciò che tutti noi conosciamo: Camlann e la caduta della Britannia.

Ma infondo… Erano davvero la distruzione e la morte di Artù ciò che Mordred veramente voleva?

Il vero desiderio di Mordred

“Non la estrai? Prima di afferrarla, però, è meglio che ci pensi bene. Subito dopo che l’avrai estratta, smetterai di essere umana.”

Il reale desiderio di Mordred è qualcosa che lei stessa sembrava avere dimenticato, ma che nell’episodio 23 di Fate/Apocrypha riemerge prepotentemente.

Ammirare il re rimanendo alle sue spalle, osservarlo sempre e comunque significa non solo riconoscere lo splendore, ma anche vedere le sofferenze, la solitudine che essere re comportava.

Mordred, più di chiunque altro, ha visto come Arturia, estraendo Excalibur, sia andata incontro alla peggiore delle fini, a un destino solitario carico solo di dolore. E ha sofferto per il triste destino del genitore.

“Il mio desiderio non era diventare re. Io volevo solo… Alleviare la solitudine di mio padre. Mi ero convinto che, diventando re, quella persona che non sorrideva né piangeva mai avrebbe smesso di soffrire. A me… Bastava raccogliere ciò che aveva finito con l’abbandonare.”

Mordred non desiderava la distruzione di Camelot né la morte di Artù.

Il Cavaliere della Ribellione, accusato di egoismo, di avere guidato una guerra per rancore personale, aveva in realtà il desiderio più umano ed altruista di tutti: potersi far carico, almeno in minima parte, di quel peso che gravava sulle spalle di Arturia.

Mordred

Potere cioè sostenere il re e dividere il fardello di un regno talmente meraviglioso che fin dall’infanzia era apparso a Mordred più lucente di qualsiasi spada. Un unico, semplice desiderio che, per lei, valeva più di qualsiasi onore o riconoscimento.

Una vita all’ombra del genitore

Arturia è uno dei personaggi più iconici e famosi del franchise di Fate.

Mordred, d’altra parte, sembra vivere all’ombra del genitore non solo nella sua storia ma anche nel fandom stesso. Molto significativo in questo senso è il fatto che, quando Fate/Apocrypha uscì, uno dei personaggi nei confronti dei quali i fan erano più curiosi era proprio Mordred: questo non in virtù di Mordred come personaggio a sé, per il suo character design o altro, ma semplicemente per il suo essere “figlio di Re Artù”.

Oggi, ovviamente, non è più così, e Mordred è riuscita a conquistare un posto nel cuore dei fan. Tuttavia è innegabile: la fama del personaggio nasce proprio “all’ombra di Arturia”, al punto che è proprio grazie ai sentimenti che Mordred prova nei confronti del genitore che riusciamo ad apprezzarla così tanto, a sentirla così vicina a noi.

L’affetto e l’ammirazione non corrisposta di Mordred ci appaiono infondo molto vicine, così reale che riusciamo quasi a toccarla con mano in ogni suo ricordo del genitore, in ogni flashback, ed è questa una delle caratteristiche che ha reso il Saber dei rossi uno dei personaggi più apprezzati del brand.

Passa la sua intera esistenza all’ombra del genitore e la popolarità stessa del personaggio è figlia proprio di Arturia, in una sorta di rapporto di dipendenza della quale Mordred non si libererà mai. Però è anche questo a renderlo un personaggio così straordinario: Mordred lo accetta completamente.

Mordred

Laddove chiunque sarebbe adirato, infuriato all’idea di passare la vita in secondo piano, messi da parte, Mordred gioisce con l’ingenuità e la gioia di un bambino al quale viene detto che potrà aiutare l’adorato genitore ed essergli utile in qualche modo.

Il modo in cui i suoi occhi brillano quando le viene detto di essere figlia di Arturia e di somigliarle, l’ammirazione con cui parla di Camelot sono la testimonianza del puro e sincero affetto che Mordred prova per il genitore. Ed è proprio per questo che, nonostante viva all’ombra di Arturia, al tempo stesso brilla di luce propria agli occhi di ciascuno di noi.

 

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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