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NBA 2K21, la recensione: Sulla sirena..fuori!

Ecco la nostra recensione di NBA 2K21

L’emergenza Covid ha generato un enorme caos non solo nella vita di ognuno di noi, ma anche nel mondo degli sport, inevitabilmente colpiti da una situazione che va anche a far perdere la natura intrinseca degli stessi, fatta di spettacolo, pubblico urlante e di gioie e dolori di ogni tipo. Proprio a causa di quest’emergenza, l’NBA è ancora ben lontana dalla sua conclusione, e la nuova stagione sportiva sembra essere null’altro che un miraggio. Mentre vi scriviamo infatti si stanno tenendo le tanto agognate finali di Conference, che vedono protagoniste Miami, un’agguerritissima ma problematica Boston, i Lakers di LeBron ed il piccolo miracolo targato Denver.

Nonostante l’inevitabile ritardo nell’inizio della nuova stagione, 2K e Visual Concepts hanno comunque deciso di rilasciare, come ogni anno, il nuovo capitolo di una delle simulazioni sportive più di successo degli ultimi anni: NBA 2K21. Titolo che, lo diciamo sin da subito, non offre tantissime novità rispetto allo scorso anno, e risulta essere più un gioco di transizione utile ad ingannare l’attesa che ci separa dalle sue più rifinite e rinnovate versioni next-gen. Versioni che purtroppo, almeno per chi ha acquistato il gioco base, non potranno essere riscattate gratuitamente ma dovranno invece essere comprate nuovamente. Politica commerciale discutibile, che siamo sicuri alimenterà più di una critica; sicuramente non una bella mossa da parte di un publisher che, dopo il microtransactions gate dello scorso anno avrebbe potuto riscattarsi ampiamente agli occhi dei tanti fan del titolo.

Detto ciò, nonostante alcuni problemi che vi illustreremo durante questa recensione, l’offerta ludica di NBA 2K21 è tutto fuorché scarna: le modalità principali che han fatto la storia del brand sono tutte presenti, oltre ad esser state leggermente modificate e migliorate grazie ad alcune piccole aggiunte che migliorano, seppur non più di tanto, l’offerta proposta. Curiosi di sapere cosa pensiamo di questo prodotto? Proseguite nella lettura!

Carriera buona, ma con una Lunga Ombra..

Cominciamo la disamina di NBA 2K21 partendo da quello che molti reputano il piatto forte, insieme alla modalità MyTeam, della saga sportiva targata Visual Concepts: la modalità Carriera. Una volta selezionata tale modalità, verremo subito trasportati in un editor abbastanza ricco e pieno di opzioni di personalizzazione, che ci permetterà di creare il nostro personalissimo protagonista, decidendo sia le sue fattezze, sia le sue abilità in campo; encomiabile in questo caso il lavoro svolto da Visual Concepts, in quanto la personalizzazione dell’altezza o dell’apertura delle braccia del nostro alter ego influenzerà non solo l’estetica del personaggio, ma anche e soprattutto alcuni dei parametri che vanno a comporre le sue statistiche. Per intenderci, scordatevi l’efficacia e la precisione di un playmaker nel corpo di una guardia. Come ogni anno ovviamente, potrete anche importare il vostro volto nel gioco, per creare un cestista simile in tutto e per tutto a voi.

I parametri di cui sopra non sono pochi; durante la creazione del personaggio avrete infatti più di 400 punti abilità da spendere per migliorare le caratteristiche del vostro alter ego, divise in 4 macro categorie – Regia, Difesa, Tiro, Conclusione –  a loro volta divise in un totale di ben 19 sottogruppi. La corretta spesa dei punti abilità in base al ruolo da voi scelto sarà fondamentale, e vi assicuriamo che avere un giocatore equilibrato e con i punti abilità ben distribuiti renderà la vostra scalata al successo molto più agevole. Vi invitiamo quindi a non commettere l’errore di distribuire equamente i punti disponibili, poiché avere un “ibrido” nel gioco come nelle partite vere, non porterà a null’altro che a grosse difficoltà.

nba 2k21 screenshot

Terminata la personalizzazione, verremo dunque catapultati in The Long Shadow, la nuova storia che il team di sviluppo ha dedicato alla modalità carriera, non più supervisionata come lo scorso anno da un team capitanato da Lebron James. The Long Shadow ci narrerà della storia di Junior, un giovane ragazzo costretto a vivere con sulle spalle l’ingombrante e pesantissima ombra (da qui il titolo della modalità) del padre, un giocatore di basket professionista. La strada che porterà Junior ai campi dell’NBA questa volta comincerà, come accade anche nel mondo reale, dalla scena liceale; 2K ha infatti acquistato numerose licenze sportive di team liceali statunitensi, sfruttandoli però solo per una breve e circoscritta parte della modalità carriera.

La narrazione che ci accompagnerà per tutta la durata della carriera è di buona fattura, ma non ha alcun momento degno di nota capace di rimanere impresso nella mente del giocatore. La situazione del protagonista, voglioso di non vivere all’ombra della popolarità acquisita dal padre, non basta a dare ritmo a delle cutscenes tutt’altro che memorabili, per quanto ricche di guest stars più o meno note sia nell’ambito cinematografico ( tra gli altri Jesse e Michael Williams ) sia in quello sportivo, come l’uomo di copertina Damien Lillard. L’approssimazione della narrazione può essere dettata anche dal fatto che le versioni next-gen del titolo avranno una propria modalità carriera, con una trama totalmente diversa; tale notizia ha generato non poche critiche nei confronti di 2K, che ha confermato che i progressi del nostro  avatar non potranno essere trasferiti nelle future e più curate versioni di NBA 2K21.

Una volta terminata la parte che funge da tutorial, potremo finalmente approdare nel corrispettivo di quello che gli scorsi anni era rappresentato dal classico quartiere di periferia americano, divenuto un soleggiato luogo costiero ricco di vibes a là Vice City. Nonostante il cambio di setting tuttavia, le attività da svolgere in questo enorme hub sono sostanzialmente rimaste invariate rispetto allo scorso anno. Le assolate coste ci permetteranno dunque, come sempre, di allenarsi presso i Centri Gatorade, di personalizzare ulteriormente l’aspetto del nostro personaggio, di acquistare capi di vestiario e quant’altro tramite i tanto criticati VC Points, che potranno essere utilizzati anche per potenziare le varie caratteristiche del vostro alter ego. Purtroppo, anche quest’anno, le microtransazioni sono estremamente invasive, seppur meno del disastro compiuto con NBA 2K20; la valuta virtuale presente in game è infatti necessaria per compiere praticamente tre quarti delle azioni disponibili, ed il suo guadagno avviene molto, troppo lentamente. Una correzione di tale problema sarebbe stata auspicabile, ma purtroppo non sono stati compiuti chissà quali interventi in merito. Un vero peccato. Anche quest’anno inoltre, l’enorme hub a disposizione ci permetterà di sfidare altri utenti online in emozionanti match 3vs3 o 5vs5.

In sostanza dunque la carriera di NBA 2K21 non è altro che una dimenticabile riproposizione di quella dello scorso anno; il problema delle microtransazioni, per quanto arginato, non è stato totalmente risolto; se a ciò si aggiunge la banalità e la mancanza di mordente delle cutscene e dei dialoghi presenti, capirete come l’unica cosa realmente valida in questa modalità è, guardacaso, giocare a basket.

nba 2k21 screenshot

MyTeam e altri rimedi

Si può giocare in tanti modi a basket, almeno in NBA 2K21; le tante modalità presenti offrono infatti una mole di contenuti piuttosto elevata, e giustificano quantomeno parzialmente quest’edizione current gen del titolo. Partiamo ovviamente dall’analisi di quella che è la modalità più gettonata del titolo: MyTeam. Questa modalità, ispirata in maniera piuttosto evidente all’Ultimate Team di FIFA, è stata parzialmente rinnovata, e tutte le feature tanto criticate dall’utenza lo scorso anno sono state tagliate, facendo spazio ad una serie di miglioramenti piuttosto netti che siamo sicuri verranno apprezzati dall’utenza. Partiamo innanzitutto dalle novità, rappresentate dalle modalità Stagioni e Limited. La seconda è accessibile solo durante i weekend, e vi metterà di fronte a partite estremamente competitive, le cui regole cambieranno di volta in volta. Le Stagioni invece, quando completate, vi permetteranno di guadagnare punti esperienza, sbloccare contenuti aggiuntivi e valuta virtuale e così via; tutto ciò sarà ovviamente utile soprattutto a migliorare la vostra abilità e soprattutto la vostra rosa, che potrà essere espansa mediante un’importante spesa dei VC Points di cui sopra. La spesa di valuta in game tuttavia è ampiamente giustificabile, quantomeno in questa modalità, in quanto l’intrattenimento e la qualità del gameplay offerti dal lavoro di Visual Concepts è come sempre ottimo, e stimola costantemente il giocatore a migliorare la sua squadra, che necessiterà di numerose ed importanti correzioni per arrivare a grandi livelli. Appena accederete alla modalità MyTeam infatti vi ritroverete davanti ad un roster composto da pochi giocatori nella media, e da una stella che farà da “capitano”, nonché da perno della squadra durante le prime partite. Spendere correttamente i vostri soldi, virtuali o reali che siano, sarà dunque necessario per competere a grandi livelli soprattutto nelle partite online 3vs3 o 5vs5.

nba myteam screenshot

Oltre alla modalità MyTeam sono presenti tutte le altre modalità già viste durante lo scorso anno. Tornano infatti le classiche partite veloci, da giocare contro una mai doma CPU o contro un amico, la Mia Lega, da giocare online oppure offline, ed il Mio GM. Ne “la Mia Lega” vi ritroverete a controllare una delle squadre presenti, con l’obiettivo di portarla al successo e di vincere il tanto agognato Anello. Come già anticipato, potrete decidere se giocare offline, contro degli avversari controllati dall’IA, o online; la sostanza rimane sempre uguale, dato che la modalità è di per sè molto divertente ed è accompagnata da un gameplay solido e simulativo, che tuttavia quest’anno ha riscontrato qualche problema, di cui vi parleremo in seguito. Ne “il Mio GM” vestirete invece i panni di un General Manager di uno dei team presenti; toccherà a voi dunque la gestione della squadra sia dentro sia fuori dal campo. Dovrete decidere i prezzi dei biglietti, discutere con gli scontenti, motivare lo staff e così via. L’esperienza è rimasta sostanzialmente immutata, e legata fortemente ai punti azione; la mancanza di novità in queste due modalità fa capire perfettamente come questo NBA 2K21 non sia altro che un esercizio di stile, e che tutte le attenzioni degli sviluppatori e del publisher erano inevitabilmente rivolte alla versione next gen del titolo.

Il sistema di tiro: tante croci, poche delizie

Come vi abbiamo anticipato, il gameplay di NBA 2K21 è rimasto sostanzialmente immutato rispetto alla passata edizione, se non per una, essenziale feature che ha scatenato innumerevoli polemiche tra gli acquirenti: il sistema di tiro. Visual Concepts infatti, in un rigurgito di realismo, ha deciso di modificare una delle componenti fondamentali del gameplay, aggiungendo alle tante variabili già presenti, come quella della marcatura e del posizionamento, anche quella della mira. Arrivati al momento della conclusione infatti, dovrete utilizzare la levetta destra del pad, chiamata Pro Stick nel gioco, per mirare il canestro; il sistema tuttavia, corredato da un timing piuttosto difficile da trovare, è altamente punitivo. Anche con la patch correttiva, pubblicata in seguito alle critiche mosse dagli utenti, prendere la mira e trovare contemporaneamente il corretto timing risulta un’impresa particolarmente ardua; non si tratta di un problema riscontrato solo durante la nostra prova, in quanto nelle svariate partite online da noi giocate rare sono state le volte in cui l’avversario è riuscito a centrare il canestro, soprattutto da tre punti. Certo, con un po’ di pratica il sistema diventa altamente appagante, ma una rivisitazione più user friendly sarebbe stata sicuramente gradita; per molti, la questione relativa ai tiri potrà rappresentare un ostacolo alla voglia di giocare ad un titolo che presenta comunque un gameplay divertente ed estremamente simulativo.

kobe bryant nba 2k21

Al Pro Stick non è affidata solo la mira del tiro, ma anche l’esecuzione di dribbling e cambi di direzione, animati splendidamente e rispondenti in maniera eccellente alle movenze delle controparti reali che vediamo scendere in campo. Per il resto, il gameplay di NBA 2K21 non è altro che una copia carbone di quello del precedente capitolo, con tutti i suoi pro ed i suoi contro.

Cross-gen anche la tecnica!

Concludiamo esaminando il comparto tecnico di NBA 2K21. Anche in questo caso appare piuttosto palese la natura estremamente conservativa del titolo, poiché anche ad un’occhiata più approfondita sarà possibile notare come non vi siano stati interventi sul motore grafico, nè tantomeno sulle animazioni dei giocatori. Sia chiaro, il titolo Visual Concepts sfoggia sempre un grandissimo comparto grafico, in cui sono state apportate delle piccole migliorie soprattutto nel sistema d’illuminazione, ma a differenza delle passate edizioni non c’è stato alcun passo in avanti sotto questo punto di vista. Gli sforzi del team di sviluppo saranno sicuramente catalizzati sulle versioni next gen, ma ciò non può essere una giustificazione. Abbiamo invece notato alcuni miglioramenti relativi all’IA, più coriacea e coerente rispetto al passato, e nella fisica che ci è sembrata leggermente più accurata. Da segnalare infine, come sempre, l’ottima colonna sonora che ci accompagna durante la navigazione tra i menu di gioco, e la sempre ottima telecronaca presente, anche quest’anno, solo in lingua inglese come da tradizione.

Lillard NBA 2k21

In conclusione.. 

NBA 2K21 non è null’altro che ciò che Konami ha fatto con PES 2021. Un season update che non apporta alcuna novità all’offerta, rimasta identica a quella vista lo scorso anno, e che aggiunge una nuova meccanica di tiro risultata criticatissima e difficile da padroneggiare al meglio. Il titolo targato Visual Concepts resta molto divertente da giocare, nonchè molto bello da vedere, ma gli acquirenti della versione current gen avrebbero meritato qualcosina in più. Appare chiaro come gli sviluppatori stiano concentrando tutte le loro forze sulle versioni Series X/S e PS5, che rappresenteranno forse il vero NBA 2K21; l’assenza di un aggiornamento gratuito alle versioni in arrivo entro fine anno, tranne per chi ha acquistato la Mamba Forever Edition, pesa ancor di più sul giudizio finale. Se non avete in programma l’acquisto di una nuova console, ed avete voglia di basket, allora NBA 2K21 è il gioco che potrebbe fare al caso vostro; in caso contrario, vi consigliamo di attendere, pena il ritrovarsi con un titolo che altro non è se non una copia carbone del precedente capitolo. A voi la scelta.

MAMBA FOREVER

VOTO: 6.8

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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