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Relicta, la recensione: puzzle game valido o semplice clone?

Relicta, il primo titolo sviluppato da Mighty Polygon, è finalmente uscito!

Il mondo dei puzzle game, seppur molto vasto e ricco di titoli più o meno validi, per molteplici motivi risulta fin troppo saturo. Le case di sviluppo, per la maggior parte indie, che si ritrovano a voler navigare in questo mare burrascoso, devono, volenti o nolenti, affrontare quell’enorme scoglio chiamato Portal – o ancor meglio il suo seguito che ne migliora ogni caratteristica. Nonostante il secondo capitolo della saga pubblicata da Valve sia uscito nell’ormai lontano 2011, le meccaniche proposte da Portal non sono ancora per nulla invecchiate, risultando notevolmente fresche e innovative col passare degli anni. Sono fin troppi i titoli che hanno preso spunto dal gameplay dello storico titolo, ma sono in pochissimi che son riusciti ad emergere, discostandosi dal tanto agognato appellativo di “clone”. Ed è proprio da quella perla partorita da Valve che Relicta, primo gioco sviluppato da Mighty Polygon, prende fortemente spunto. Ma riuscirà tale titolo ad emergere dall’enorme oceano di puzzle game? O sarà solamente uno dei tanti cloni di Portal? Scopritelo insieme a noi di DrCommodore in questa recensione di Relicta!

Relicta

Un inizio non troppo originale

Corre l’anno 2120. Nelle profondità della Luna si erge la Base Chandra nella quale si svolgono diversi studi sulla gravità e sul magnetismo. Nei panni di Angelica Patel, un’eccellenza della fisica munita di guanti gravitoelettromagnetici, dovremo farci strada percorrendo le zone di una Luna differente da come la conosciamo, attraversando paesaggi più o meno terraformati, per scoprire quali segreti nasconde l’anomalia chiamata Relicta, che da anni è fonte di studi e ricerche.

Nonostante la trama iniziale possa risultare a tratti molto banale e ripetitiva quasi in modo stucchevole, andando avanti nel gioco scopriremo che dietro a Relicta è stato ideato e costruito un mondo che, seppur non spicchi per originalità, nasconde diversi aspetti narrativi molto interessanti che spingeranno il giocatore a voler addentrarsi sempre di più nella lore del titolo. Ad avvalorare il tutto possiamo trovare i sempreverdi collezionabili, divisi in quattro sezioni (e-mail, documenti, propaganda, notizie e artefatti) grazie ai quali sarà possibile sia approfondire la situazione sociopolitica degli anni 2110/2120, sia la vita personale della nostra protagonista.

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Un comparto grafico lodevole

Nonostante la natura indie del titolo, gli sviluppatori hanno saputo sfruttare a dovere il potenziale dell’amatissimo Unreal Engine 4, che ancora una volta sfoggia il suo potere dimostrando che, seppur con poco budget, è possibile realizzare degli ambienti degni di nota. Mighty Polygon è riuscita infatti a riproporre ogni tipologia di ambientazione che caratterizza il nostro pianeta terrestre riportandoli nel suono lunare in base ai progressi di terraforming fatti dalla base Chandra. Ci ritroveremo a camminare per le regioni lunari ghiacciate non ancora conformi alle condizioni terrestre, passando per distese deserte e arrivando a paesaggi interamente terraformati in cui troveremo le specie vegetali che vivono nel nostro globo. Ogni zona, raggiungibile mediante un treno a levitazione, sarà inoltre interconnessa tramite la base Chandra, la quale presenta delle infrastrutture futuristiche tipiche di questo genere di giochi.

Base Chandra

Nonostante il comparto grafico di grande impatto, grazie principalmente all’engine utilizzato, i paesaggi realizzati da Mighty Polygon lasciano in un certo qual modo con la bocca asciutta. Non fraintendete, il lavoro svolto non può certo definirsi scadente, ma il team di sviluppo avrebbe potuto premere maggiormente sull’acceleratore sperimentando qualche ambientazione che lasciasse a bocca aperta il videogiocatore. Con una Luna per gran parte terraformata e una base spaziale futuristica pregna di segreti, di materiale su cui lavorare ce n’era a palate.

Gameplay ispirato o semplice clone?

Come già accennato, i diversi scienziati che hanno aderito agli studi presso la Base Chandra svolgono varie ricerche sulla gravità e sul magnetismo sviluppando dei guanti gravitoelettromagnetici che, come suggerisce il nome, gli permettono di alterare la gravità o di utilizzare oggetti come se fossero calamite. Un espediente narrativo tutto sommato degno di nota che a livello di gameplay ci permetterà di risolvere enigmi sempre più complessi. Infatti, nei panni di Patel, una delle menti più brillanti della Base di ricerca, potremo utilizzare i guanti per far funzionare dei cubi come calamite, respingendoli o attraendoli gli uni con gli altri, o ancora oltre facendo levitare quest’ultimi rendendoli privi di gravità.

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Ai più veterani del genere puzzle game potrebbero risultare delle meccaniche già viste, escludendo ovviamente il caso del già citato Portal. Proprio così, il titolo che maggiormente ha influenzato Relicta è Q.U.B.E., gioco del 2011 che, con il semplice uso delle mani, ci permetteva di piegare la fisica a proprio piacimento. Nonostante l’aver preso in prestito tale meccanica, gli sviluppatori son riusciti a farla propria discostandosi notevolmente dalle opere citate e giustificando narrativamente i poteri ottenuti in modo da non far sembrare il tutto un semplice espediente di gameplay.

Mai sottovalutare la creatività degli sviluppatori

Nonostante le meccaniche di gioco siano molto semplici ed intuitive, basta conoscere il funzionamento base delle calamite, il team di sviluppo si è impegnato per rendere la vita dei giocatori il più difficile possibile. Già dalle prime ore di gioco Relicta mostra la propria natura ponendoci davanti ad enigmi sempre più difficili. Se inizialmente dovremo semplicemente attrarre o respingere dei cubi, andando avanti ogni zona di gioco introdurrà nuove meccaniche, perlopiù ambientali, che renderanno il gioco sempre più difficile ed a tratti ostico. Ci ritroveremo in men che non si dica a dover fare avanti e indietro in zone via via più ampie e complesse facendo attenzione a quando respingere o attrarre quale cubo con un margine di errore millesimale. Certo, spesso il non riuscire a trovare la soluzione per diverso tempo può diventare frustrante, ma il lavoro svolto è indubbiamente di alto livello. Andando avanti nel gioco diversi puzzle presenteranno aree da dover ripercorrere più volte per arrivare alla conclusione e, a lavoro finito, non ci si può non complimentarsi per il modo in cui ogni tassello sia interconnesso con gli altri.

Sebbene il numero di puzzle sia veramente elevato, non si avverte mai un senso di ripetibilità e i vari elementi inseriti ad ogni zona, come interruttori, sentinelle, muri di colori e proprietà differenti e tanti altri, permettono una maggiore differenziazione tra i diversi enigmi.

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Si poteva fare di meglio?

Se da un punto di vista puramente di gameplay Relicta stupisce e non poco, addentrandoci più nell’anima vera e propria del gioco, il lato tecnico purtroppo lascia un po’ a desiderare. Non siamo di fronte ad un titolo con grossissime carenze, certo, ma gli sviluppatori non hanno voluto puntare in alto adagiandosi sugli allori di enigmi come già detto molto convincenti.

L’impronta dell’Unreal Engine, seppur di ottima fattura, è fortissima e non permette a Relicta di discostarsi stilisticamente dai moltissimi indie sviluppati mediante il medesimo motore grafico. Se la narrazione risulta qualcosa di già visto e sentito, lo stile e l’estetica non sono da meno.

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Altro punto dolente purtroppo è il comparto sonoro. Il gioco nelle fasi di gameplay puro è completamente esente da musiche, ad accompagnarci durante la risoluzione dei puzzle ci sarà solamente il cinguettio degli uccelli o il rumore dell’acqua di qualche ruscello, in base al bioma in cui ci troviamo. L’intento del team di sviluppo sarà stato sicuramente quello di permettere una maggiore immedesimazione da parte del giocatore ma il risultato purtroppo non è dei migliori e anche qui sembra mancare la voglia di puntare ad un qualcosa di più. Alcuni componimenti durante le cutscene son presenti ma risultano particolarmente piatti purtroppo.

Anche il doppiaggio, disponibile solo in lingua inglese, lascia leggermente a desiderare, nonostante alcuni doppiatori riescano discretamente a svolgere il proprio lavoro. Ci ritroveremo davanti il più delle volte a delle linee di dialogo enfatizzate in maniera esagerata con un inglese alquanto contaminato dalla provenienza dei vari doppiatori. 

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Ma quindi, semplice clone o un valido acquisto?

Relicta si presenta come un puzzle game molto pretenzioso fin da subito con enigmi ambientali sempre più difficili e complessi man mano che ci si avvicina alla conclusione. Nonostante le varie meccaniche prese in prestito dai suoi simili, la prima opera di Mighty Polygon riesce a creare un gameplay molto convincente e per nulla ripetitivo che, sia per la difficoltà che per la voglia di andare avanti, vi terrà attaccati allo schermo per uno svariato numero di ore.

Purtroppo ci sono vari punti dolenti che non vanno di certo ad intaccare la godibilità del gameplay ma che, se trattati con maggiore cura durante lo sviluppo, avrebbero esaltato molto di più il lavoro dello studio. Ovviamente bisogna entrare nell’ottica di uno sviluppo indipendente con nelle mani il proprio primo lavoro e con un budget molto limitato, indi per cui è più che comprensibile vedere come alcuni aspetti non siano di altissimo livello.

Tirando le somme, sì, Relicta è indubbiamente un titolo che se si è amanti del genere bisogna giocare. Non è assolutamente un gioco rivoluzionario ma riesce in modo intelligente ad emergere dall’oceano di puzzle game.

Vi ricordiamo che Relicta è disponibile da oggi 4 Agosto 2020 per PlayStation 4, Xbox One, Microsoft Windows e Google Stadia.

Voto: 7.5/10

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Alberto Scuderi

Alberto Scuderi

Nato il 30 Marzo 2001, son cresciuto a pane e computer. Adesso sfrutto le mie conoscenze videoludiche per fingermi un giornalista sperando un giorno di poterne fare un lavoro.

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