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Il benaltrismo di Repubblica sul fondo per i videogiochi

Perchè sostenere i lavoratori delle software house, quando i problemi sono BENALTRI!

Durante la giornata di ieri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha finalmente parlato del decreto che, tramite aiuti finanziari di vario tipo, cercherà di porre rimedio alla crisi economica derivante dalla pandemia di Covid-19. Tanti sono stati gli aiuti previsti per aziende appartenenti a svariati settori, che inevitabilmente a causa del lockdown hanno subito gravi perdite riducendo enormemente il loro fatturato.

Qualche ora fa, sulle pagine di Repubblica, stimatissimo quotidiano nazionale, è apparso un articolo che titola “Sorpresa, nel decretone anche un fondo per i videogames“. Il titolo, effettivamente, fa ben sperare. Purtroppo, almeno secondo la nostra interpretazione, così non è. Chiariamo subito che quanto segue non è un attacco, quanto più una critica ad un articolo che a nostro parere è sembrato parecchio ironico. Magari ci sbagliamo, ed in tal caso ci scusiamo.

Nell’articolo non si fa altro che criticare con una logica benaltrista tipicamente italiana la previsione normativa del decreto rilancio, che prevede un bonus per le software house italiane che, ovviamente, stanno vivendo un momento di grossa difficoltà. Non si critica del videogioco in sè, come fatto ad esempio dall’ex Ministro Calenda, ma si critica l’utilità di aiutare un settore in continua crescita, che conta centinaia e centinaia di dipendenti.

La critica parte da un assunto basilare: i videogiochi sono stati vendutissimi durante la quarantena, di conseguenza non hanno bisogno d’aiuto in quanto non hanno avuto una vera e propria crisi. Potrà anche essere vero, ma gli esempi portati sono assolutamente errati. L’autore fa infatti riferimento a titoli quali Animal Crossing e Fortnite, oltre che a servizi in abbonamento come il Game Pass di Microsoft. Sorpresa, i proventi derivanti dagli abbonamenti Game Pass e dalle copie di Animal Crossing non andranno certo ad arricchire l’industria italiana (almeno non del tutto), quanto piuttosto quella giapponese nel caso di Nintendo ed americana nel caso di Microsoft.

Travis Scott

Questa generalizzazione è dunque inevitabilmente errata. Non si possono infatti mettere a paragone delle major come Epic, Nintendo o Microsoft con delle realtà, quelle italiane, che si stanno ritagliando il loro spazio in un modo che di spazio ne concede sempre meno. Siamo infatti sicuri, e ci scusino i diretti interessati, che i guadagni di Milestone, Storm in a TeaCup, Ovosonico e 34BigThings, giusto per citarne alcuni, siano sicuramente inferiori a quelli delle suddette major.

Le software house citate in precedenza hanno sfornato prodotti di tutto rispetto, basti pensare a Last Day of June o Redout; videogiochi che danno dimostrazione che in Italia, nonostante una generale diffidenza ed arretratezza, l’industria sta crescendo e tanto. Un’industria che, come tutte, è fatta di uomini prima che di numeri; uomini che, nonostante l’arretratezza di cui sopra, lavorano per cercare di portare le software house italiane al pari (per quanto possibile) delle più affermate realtà che tutti conosciamo.

Perchè dunque criticare una scelta come quella operata dal nostro Governo? Perchè non considerare i lavoratori che fanno parte di questo mondo come uomini con una propria dignità lavorativa, che va tutelata al pari di quella di un qualunque operaio tessile o metalmeccanico?

Last Day of June

Troviamo assurda questa sorta di “declassamento” degli operatori di settore solo perchè questi non aumentano a dismisura il PIL italiano, affossato da una crisi che nessuno poteva prevedere. Anche perchè, data la crescita del mercato videoludico, nessuno ci dice che questo un giorno non potrà essere uno dei settori in cui il nostro Paese fatturerà di più. Perchè dunque scagliarsi contro questo First Playable Fund? Per i “miseri” 4 milioni di euro stanziati che potevano essere utilizzati per “ben altro”? Beh, magari si, ma preferiamo che venga tutelata la dignità di tutti, anche di chi non contribuisce almeno per il momento ad una grossa crescita del PIL.

Ma d’altronde, di cosa ci lamentiamo. Questo fondo è già stato stanziato nella maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, senza che nessuno commentasse negativamente la scelta. La logica benaltrista italiana invece ci impone di pensare sempre a cosa si sarebbe potuto fare piuttosto che a cosa si è realmente fatto. Perchè si può sempre fare qualcosa di meglio, ma sempre a discapito di altri.

Redout Screenshot

A differenza di molti dunque, troviamo la previsione normativa del Governo particolarmente apprezzabile; la dignità di chi lavora nelle numerose software house italiane non può e non deve essere annichilita, ma deve essere valorizzata per permettere all’industria di crescere e di diventare un punto fermo dell’economia italiana.

Concludiamo commentando l’ironica affermazione finale dell’articolo: “Incredibile come con tutti i problemi che milioni di persone stanno incontrando per sopravvivere, con tutte le richieste arrivate sul tavolo del governo, ci sia stata la lungimiranza di ricordarsi dei videogiochi”. Sarebbe stato bello se tale affermazione non fosse stata ammantata dal velo di ironia che ricopre l’intero articolo. Purtroppo così non è, o almeno non per noi, e ci dispiace. Perchè i problemi di chi lavora in una software house italiana, probabilmente, non sono così diversi da quelli di un qualunque operaio di industrie ben più blasonate. Ma tanto si sa, i problemi sono sempre BENALTRI.

Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento!

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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