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My Hero Academia, Stagione 4: Commento ep. 21-22-23

Il giorno del festival scolastico è finalmente giunto, e con esso arriva quindi il momento per il nostro criminale gentiluomo di entrare in azione. Fiduciosi del loro pericoloso piano, Gentle e La Brava vengono però sorpresi da un incontro che non avevano affatto premeditato. Un imprevisto che, come ben sappiamo, finirà per rivelarsi un ostacolo troppo grande da superare. E menomale, dovremmo dire, perché dopo aver visto la performance della 1-A il solo pensiero che sarebbe potuta non accadere è davvero doloroso.

In giro per il web una critica in particolare è stata riproposta da un considerevole numero di fan. Secondo questi, il festival avrebbe dovuto ricevere molte meno attenzioni, lasciando così spazio per ideare la mai avvenuta tra Milio e Chisaki. Già abbiamo parlato di quest’argomento nei commenti precedenti, ed è un enorme dispiacere vederlo ritornare a galla. Tralasciando la spasmodica necessità di dover assistere a scontri su scontri, è chiaro che una richiesta del genere dimostra pochissimo interesse nello sviluppo della storia vero e proprio.

Diavolo, Milio e Deku non hanno mica messo a repentaglio le loro vite perché non avevano nulla da fare… l’hanno fatto per Eri. Certo, l’hanno allontanata dalla fonte del suo malessere, ma la ragazzina è tutt’altro che salva, lo sappiamo. Dare più importanza ad una scena che persino l’autore stesso del fumetto ha deciso di omettere piuttosto che al vero e proprio focus dell’arco narrativo non è soltanto ingiusto nei confronti dei personaggi, ma anche verso l’autore e ciò che vuole dirci con essi.

Per Horikoshi, essere un eroe vuol accettare i propri errori e prendersi sulle spalle il peso della responsabilità che il ruolo che ricoprono comporta. Dietro la facciata dell’eroe di turno che scende in campo e sconfigge tutti ci sono persone la cui vita è stata distrutta da certi avvenimenti, e questa cosa non può né deve essere ignorata. Occhio, non è che adesso dobbiamo pretendere che tutti gli eroi assistano personalmente ogni singolo abitante che salvano, sarebbe impossibile. Il punto però è che Milio e Deku volevano salvarla a tutti i costi. E non per chissà quale capriccio, ma perché si sono affezionati. Perché vogliono vederla felice. Questa è una cosa bellissima, e bisogna farsene una ragione: quel sorriso è il regalo più bello che potessimo chiedere, non c’è combattimento super fico che tenga.

Gentle

Detto questo, è difficile non provare quel giusto pizzico di tristezza verso la fine che hanno fatto Gentle e La Brava. Insomma, non saranno sicuramente i due criminali più astuti della storia, ma dalla loro avevano molto carisma. Sono un duo strambo, magari in certi aspetti anche sopra le righe, ma sanno anche mettere da parte il costume e mostrarsi in tutta la loro fragilità. Ecco, forse è questo il loro aspetto più interessante: sarebbe difficile immedesimarsi con La Brava e con Gentle, ma con Manami Aiba e Danjuro Tobita il compito è molto più semplice. Sia Manami che Danjuro, per capirci, sono due persone deluse dal mondo, e forse celatamente anche da loro stessi. Nella loro vita hanno ricevuto enormi dispiaceri, e per questo, il mondo che tanto amavano ha improvvisamente assunto le sembianze di un qualcosa di insopportabile. Di un qualcosa che è necessario danneggiare, abbattere.

Ecco perché, lo ammetto, ho trovato Gentle un villain molto più interessante del “cattivo perché cattivo” Chisaki. Che siate d’accordo o meno, comunque, la realtà è che entrambi sono riusciti ad allestire un ottimo spettacolo. Siamo sinceri, non è proprio difficile capire chi sia più pericoloso tra un pazzo omicida a capo della Yakuza e un accanito bevitore di thé fissato con l’eleganza, eppure alla fine il secondo si è fatto valere eccome. Anzi, si è persino guadagnato il titolo di “avversario più tosto mai affrontato” dal discepolo di All Might. Certo, non è che ci voglia tanto avendo a disposizione una compagna capace di renderti una versione più piccola e meno muscolosa di Hulk, ma è comunque un ottimo risultato.

Attenzione però, se abbiamo empatizzato con loro è perché questa era l’intenzione dell’autore, ma non dimentichiamoci di guardare le cose per come sono. Per quanto intravista sotto chiave romantica, quella di La Brava non è null’altro che la storia di una ragazza con un concetto d’amore molto pericoloso che, scontratasi con le conseguenze del suo atteggiamento, si chiude completamente in se stessa per poi innamorarsi di un qualcuno che non è soltanto uno sconosciuto, ma anche e soprattutto un criminale. E non un “semplice” criminale, bensì un individuo che sfrutta la visibilità di certe piattaforme per mettere in pasto al mondo le sue scorribande. E chiariamoci, il problema non risiede nella gravità di ciò che fa, piuttosto nel fatto che, come abbiamo già visto, quelle azioni arriveranno sotto l’occhio di bambini o, nel peggiore dei casi, sotto quello di persone instabili, come quelli di La Brava.

È molto, troppo ingenuo aderire alla visione della società brutta e cattiva che trasforma le persone in mostri. E per quanto Gentle sia comunque lontano dall’esserlo, la mentalità alla base di certe giustificazioni è praticamente quella. Però allora se dobbiamo iniziare a giustificare chi fa del male; se dobbiamo attribuire le colpe di un determinato comportamento violento agli altri chi stabilisce il punto in cui poter dire “adesso basta”?. E una volta riuscito ad identificare quel punto, quel limite sotto il quale allora è sempre colpa degli altri, chi pensa agli altri? Alle persone che hanno subito un qualsiasi tipo di danno dai comportamenti al di sotto di quel limite, si intende. Dai, non giriamoci attorno: il cammino imboccato da Gentle e La Brava è sbagliato, e in quanto tale va punito severamente.

Gentle

Infine, se siete genitori o avete in mente di diventarlo, fate del vostro meglio per essere come quelli di Kyoka. L’adolescenza è un periodo dove bisogna scegliere di trasformare in lavoro una delle tante attività che ci appassionano, e se ad appesantire la difficoltà di questa scelta ci mettiamo dei genitori pronti a condannarci qualunque essa sia…il quadro complessivo si fa piuttosto problematico. Qui non vi sta parlando di certo un genitore, ma basta davvero un minimo di empatia per comprendere quel desiderio di vedere i propri figli seguire le nostre stesse orme. Il punto, però, è che ciò non può né deve avvenire per forza. E soprattutto, se non avviene sarebbe carino evitare di passare il resto della propria vita a farlo presente.

La cosa più sbalorditiva è che Kyoka il talento per la musica ce l’ha eccome, e nonostante questo ha comunque scelto un cammino diverso. O meglio, un cammino rischioso. Però, sapete cosa? Non importa. Potrà pur esser vero che fare concerti è meno pericoloso di affrontare mostri super cattivi, ma questa è la sua scelta. Non è quello dei genitori, degli amici, dei professori o della società. È la sua, e questa è la cosa più importante. Per Kyoka potrei fare un discorso analogo a quello che feci per Aoyama. Fino a questo momento la ragazza è passata sotto i miei occhi praticamente inosservata, ma adesso non posso negare di provare molta simpatia nei suoi confronti. Alla fine era questo l’obbiettivo del festival, no? In questo caso, missione compiuta.


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Matteo Mellino

Matteo Mellino

Matteo Mellino, sul web Mr. Gozaemon. Tormenta continuamente amici e familiari parlando dell'argomento che più lo affascina e al quale dedica tutto il suo tempo libero: l'animazione giapponese. Più pigro di Spike, testardo quanto Naruto ma sempre positivo come Goku.

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