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Dunkirk vs 1917 – L’inesorabile scorrere del tempo

Christopher Nolan e Sam Mendes ci hanno regalato due visioni molto diverse tra loro della guerra, due modi differenti di raccontare una storia che è pressapoco la stessa. Una storia di speranza, di salvezza e di corsa contro il tempo. Proprio il tempo la fa da padrone in questi due lungometraggi, ma è accompagnato da due esperienze sensoriali molto differenti tra loro

 

Dunkerque, 1940

dunkirk rumore1

Quella dell’evacuazione del soldati alleati dalle coste francesi è una storia che fa del comparto sonoro il suo più grande pregio. Il tocco di Nolan si fa vedere già dai primi minuti, ed è proprio nella scena iniziale dell’imboscata che si capisce quale sarà il filo conduttore del film: il suono, o meglio il rumore. Quel ticchettio costante e ansiogeno che ci accompagna verso l’inesorabile conclusione delle tre linee narrative che compongono questo capolavoro.

Nolan ha creato un mondo che riesce ad essere claustrofobico anche durante le scene girate in pieno cielo, in mare aperto e nelle distese di sabbia di Dunkerque.

E il senso di terrore e di insicurezza viene amplificato dall’angosciante comparto sonoro. Il rumore delle bombe in lontananza ricorda ai protagonisti che non sono al sicuro. Il continuo ticchettio dell’orologio ricorda allo spettatore che il loro tempo sta per scadere.

 

Fronte Occidentale, 1917

1917 sam mendes foto cortesia

La storia raccontata da Mendes fa, invece, dell’impatto visivo la sua arma principale. Inutile girarci intorno, 1917 è un gran bel film che incanta dall’inizio alla fine. E da una pellicola ideata, girata e montata come se fosse un unico grande piano-sequenza non ci saremmo aspettati niente di meno.

Gli stacchi vengono mascherati così bene che, salvo in un paio di situazioni, si fa fatica a capire dove finisce un take e dove inizia il successivo.

La resa finale è così stupefacente che sembra di essere catapultati nella scena, come se stessimo vivendo noi stessi le medesime avventure dei personaggi. Sembra di stare al loro fianco, con tutto ciò che questo comporta, sia nelle scene più concitate che in quelle più toccanti.

 

La principale differenza tra i due film sta nel modo in cui gestiscono il rapporto con il tempo.

In Dunkirk la componente ansiogena è molto più presente, accompagnata dall’immancabile ticchettio che ci ricorda di come il tempo passa inesorabile per tutti. Il film di Nolan mette continuamente in discussione il suo epilogo a causa del susseguirsi degli eventi, ma lo spettatore non può fermarsi nemmeno un attimo a chiedersi come andranno le cose da lì a poco perché è completamente catturato dalla scena che sta vivendo, in preda alle palpitazioni.

In 1917, soprattutto nella prima metà della pellicola, non si riesce a percepire un vero e proprio senso d’ansia per le sorti della vicenda. Il film sembra dimenticarsi dello scorrere del tempo per concentrarsi di più sulla resa artistica, facendo fatica ad insinuare il dubbio sulla riuscita del piano nello spettatore, troppo impegnato a seguire i movimenti di camera e a cercare di individuare gli stacchi camuffati. Una scelta comprensibilissima visto l’artificio tecnico che è alla base dell’opera. Le cose però cambiano e il film, nella sua seconda parte, è un crescendo di emozioni verso la sua conclusione.

Si tratta di due modi diametralmente opposti di gestire l’attenzione del pubblico. Nolan ricorre all’angoscia e alla tachicardia, Mendes fa affidamento sull’immedesimazione e sullo stupore.

Si tratta anche di due concezioni differenti di come realizzare un war movie e di come trasmettere emozioni al pubblico.

Dunkirk è più improntato sul comparto sonoro (come testimoniano i riconoscimenti per Miglior sonoro e Miglior montaggio sonoro agli Oscar 2018). 1917 è più sbilanciato verso la componente visiva (e in questo senso i premi come Miglior Fotografia e Miglior Montaggio già vinti e tutte le candidature agli Oscar 2020, inclusi Migliori Effetti Speciali sono indice di una cura maniacale verso la resa visiva).

Dovendo raccontare una storia di guerra, però, la componente ansiogena è fondamentale. Così come è fondamentale anche il giusto comparto sonoro. La guerra è fatta di suoni più che di immagini. Ed in questo senso, fermo restando che sono entrambi dei capolavori e capisaldi del genere, se un giorno dovessi scegliere un war movie per spiegare a mio figlio cos’è la guerra, sceglierei senza alcun dubbio Dunkirk.

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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