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Lost In Tokyo: Dario Moccia e il ritorno del Tridente d’Acciaio

Il ritorno delle leggende 

Chi naviga abitualmente su YouTube lo saprà perfettamente: i vlog rientrano ormai fra le tipologie di video più diffuse in assoluto. Prodotti di questo genere si dimostrano però nella maggior parte dei casi una scusa, un pretesto.
Un’occasione per mostrare al mondo come ci si allaccia le scarpe o come si preferisce il caffè. Insomma, stiamo parlando di un genere di contenuto difficilmente costruttivo o interessante (specialmente se non si è fan sfegatati del personaggio in questione).

Eppure, fra le schiere della YouTube italiana c’è un uomo che più di tutti ha ridefinito il concetto di vlog: Dario Moccia. Con 750 mila views al primo episodio, la serie di Natale a Tokyo è diventato un classico da riguardare saltuariamente.
Il toscanissimo Dario ha portato sul tubo un viaggio alla scoperta della tanto amata cultura Giapponese. L’ironia è di certo l’unica cosa non a mancare mai e, ad accompagnare il famoso youtuber, ci saranno Il Cippe e Monitor, insieme anche definiti “Tridente d’acciaio”. 

Il leggendario trio è ufficialmente tornato, dopo cinque anni: Lost in Tokyo è qui. 

Passano i primi secondi, la sensazione è subito lampante: il salto di qualità è netto.

Una serie di dettagli accompagneranno Monitor intento a forgiare la propria barba per dar di nuovo vita alle iconiche basette. Proprio come un super eroe mentre indossa la sua maschera, non c’è dubbio che fosse proprio questo il modo migliore per rilanciare la serie.

Una bellissima introduzione ribadisce poi quanto fosse a cuore donare un appeal più accattivante a tutto il progetto. A conti fatti quella di Andrea Ricciotti alla regia è stata una scelta saggia, in grado di valorizzare un lavoro che ne aveva sicuramente bisogno.
Intendiamoci bene: la forma di Natale a Tokyo potrebbe tranquillamente esser definita come casareccia, rustica. Fatta si con amore, ma pur sempre una configurazione figlia delle più amatoriali web series.

Potenziare un modello comunicativo vincente senza però snaturarlo completamente, questo era l’obiettivo. Il risultato è più che riuscito, Lost in Tokyo mantiene l’originalità del suo predecessore senza corromperlo.
Il ritorno del cibo tipico, le bevande sospette e delle informazioni più disparate sul folklore del posto. Proprio quest’aspetto rappresenta uno dei punti cardine dove è stato particolarmente premuto il pedale dell’acceleratore: Già dal primo episodio si percepisce bene che lo scopo è si quello di intrattenere, ma anche quello di arricchire il bagaglio culturale di chi sta guardando. Un prodotto che, comparato col predecessore, risulta decisamente più maturo e ponderato.
I più preoccupati potranno comunque stare tranquilli, non mancheranno le battute di Monitor e le sponsorizzazioni a Viaggigiovani.it. Questa volta, però, con un logo oltre le 240p.

Regia e montaggio trovano infine il loro massimo respiro proprio nei momenti in cui il Tridente d’acciaio non la fa da padrona, valorizzando le immagini più di ogni altra cosa.
Attraverso un utilizzo della fotocamera suggestivo e coinvolgente, vengono valorizzati quegli scorci di una realtà tanto distante dalla nostra.

Insomma, per ora, esperimento riuscito.

Lost in Tokyo rielabora, rinnova e ripropone il viaggio spirituale iniziato con Natale a Tokyo, questa volta però regalando un’esperienza arricchita da una cura più attenta alle immagini e alla forma.

Che tridente signori, che tridente

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Lorenzo Marcoaldi

Lorenzo Marcoaldi

Cinefilo e videogiocatore incallito, non perdo mai l'occasione di andare al cinema. Appassionato del cinema riflessivo di Villeneuve e quello parodistico di Edgar Wright, considero la trilogia del cornetto un monito da contemplare saltuariamente.

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