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Al cinematografo ci si comporta così: viaggio dissacrante nelle regole dello spettatore perfetto

E se Gesù ci avesse dato le regole per comportarci bene al cinema? Anzi, al cinematografo.

Le date sono incerte. C’è chi parla del 1959, chi addirittura del 1956. Pare fosse settembre, perciò nemmeno in odore di resurrezione. Forse ci è dato sapere solo il medium illuminato che ha spruzzato questo Verbo sui nostri peccaminosi volti: il settimanale cattolico “La Trebbia” di Bobbio, in provincia di Piacenza. E di cosa avranno mai parlato nell’Italia avanguardista degli anni ’50? Ma ovviamente delle perfette regole di condotta da tenere al cinematografo. Perché “Al cinematografo ci si comporta così”. Parola di Ned Flanders.

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Provocazioni a parte, la lista di domande e risposte sul galateo per il cinematografo ce l’abbiamo nero su bianco. Una sorta di cristomatografo, dove dentro ce n’è di ogni. Anche, e soprattutto, la fotografia sbiadita di un’Italia… neanche così lontana. Un pubblico che, a tratti, sembra ancora doversi alzare in preda al panico vedendo arrivare un treno sullo schermo. Sotto altri aspetti invece si mangia i vari Mr. Simpatia odierni che commentano tutto ad alta voce perché hanno avuto un’infanzia triste, o quelli che ti bruciano le retine perché se non scrivono alla tipa per due ore finiscono su Boom! Friendzoned o, ancora, i bambini ululanti che diventeranno poi, inevitabilmente, degli ottimi Mr. Simpatia.

Si stava meglio quando si stava peggio? Cadiamo nel clichè allora, perché gli spettatori del cinematografo all’epoca si sparavano in sala il nuovo Rossellini, assistevano alla fine del Neorealismo, vedevano nascere le stelle di Totò e Mastroianni e… insomma, avete capito l’antifona. L’unico dato è che si è passati da un’educazione bigotta a una maleducazione socialmente accettata. Ma ora basta, smettiamo di essere seri. Pronti?

Imbarcatevi in questo viaggio nella memoria, ci sarà da divertirsi. Astenersi perditempo, perbenisti e Laure Boldrini varie. Sì, si farà sagace ironia varia e dissacrante. Ah, magari giochiamo pure, cercando di riformulare le risposte per il 2019. State pronti a chiamare l’avvocato, e che qualcuno pensi ai bambini.

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Versione anni ’50:

D: Una ragazza può andare da sola al cinematografo almeno di giorno?

R: No, e di giorno specialmente. I cinema di giorno sono frequentati da molti sfaccendati in cerca di avventure.

Ma forse i cinema porno. I maschietti si strozzavano il membro pure vedendo Antonioni? “Sì, dai, guarda quelle foglie come si muovono o quella fontana come perde acqua, ora ritinteggio la nuca della tipa davanti a me”.

Versione anni 2000:

D: Una ragazza può andare da sola al cinematografo almeno di giorno?

R: Solo se ci va vestita come la Cooman a vedere robe tipo Shinkai e piangere perché non trova un amore come quelli descritti da Shinkai.

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Versione anni ’50:

D: Dovendo conquistare due posti in mezzo a una fila già piena, deve passare prima la signora o prima l’uomo?

R: Prima l’uomo per farle strada.

Eh già, sia mai che nel tragitto possa perdersi, inciampando in qualche pop-corn molesto e trovandosi sulla tenda canadese dello sfaccendato di cui sopra.

Versione anni 2000:

D: Dovendo conquistare due posti in mezzo a una fila già piena, deve passare prima la signora o prima l’uomo?

R: Se avete l’amico con le ossa grosse mandatelo in avanscoperta, così la gente se la prende con lui e voi potete pestare piedi in scioltezza.

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Versione anni ’50:

D: È lecito chiedere alla persona che ci sta davanti e che muove continuamente la testa di smetterla?

R: Si può chiederlo e soltanto in casi estremi e con tutto il garbo possibile.

Ma mannaggia alla tua prole io prendo il cric e ti storpio la vita.

Versione anni 2000:

D: È lecito chiedere alla persona che ci sta davanti e che muove continuamente la testa di smetterla?

R: Se non avete un cinematografo costruito da una scimmia idrofoba il problema dei posti non in discesa dovrebbe essere un lontano ricordo. Altrimenti prendete il cric.

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Versione anni ’50:

D: È necessario dare la mancia alla “maschera” del cinema?

R: Non è necessario ma è gentile. Le signore se ne asterranno a meno che la “maschera” si sia data molta pena per loro.

“Darsi molta pena”. Un concetto ambiguo. Stringerle una chiappa sussurrandole “ti sdraierei pure sui braccioli” è troppo? Emettere un fischio guardandola passare è troppo poco? Non è facile.

Versione anni 2000:

D: È necessario dare la mancia alla “maschera” del cinema?

R: Se qualcuno usa il termine “maschera” viene appeso a testa in giù e bruciato a mezzanotte dentro un pentacolo disegnato con il suo sangue. Evitando così il problema della mancia.

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Versione anni ’50:

D: La pelliccia o il cappotto si possono tenere sulle ginocchia o si devono lasciare sulla spalliera della poltrona?

R: Si possono tenere sulle ginocchia ma sistemandole in modo che non disturbino i vicini.

E grazie alla fava tonka. Che consiglio splendido. A seguire anche “come non importunare il vicino sedendosi sulle sue ginocchia al cinematografo” e “vomitare i pop-corn nel cappuccio di quello davanti potrebbe non essere un buon modo per iniziare un’amicizia”.

Versione anni 2000:

D: La pelliccia o il cappotto si possono tenere sulle ginocchia o si devono lasciare sulla spalliera della poltrona?

R: Si devono obbligatoriamente mettere nel posto accanto, pregando non ci si sieda nessuno e maledicendo i suoi avi quando arriva e ti chiede di spostarli.

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Versione anni ’50:

D: Si può chiedere un fiammifero per la sigaretta al proprio vicino sconosciuto?

R: L’uomo senz’altro, la signora farebbe bene ad astenersene se mai lo faccia durante gli intervalli e quando l’altro accende la sua sigaretta.

A un tratto l’Arabia Saudita sembra quasi un gay pride.

Versione anni 2000:

D: Si può chiedere un fiammifero per la sigaretta al proprio vicino sconosciuto?

R: Solo se si hanno intenti piromani, perché l’esperienza del fuoco è da consigliare a tutti. (Semicit).

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Versione anni ’50:

D: Se un film è francamente immorale è lecito dirlo a tutti?

R: Le dimostrazioni di biasimo ad alta voce non sono mai molto corrette; meglio alzarsi ed andarsene senza dir nulla.

Anche perché se un gesùomane urla che Fellini o Bertolucci sono immorali è anche giusto fare l’esperienza del fuoco.

Versione anni 2000:

D: Se un film è francamente immorale è lecito dirlo a tutti?

R: Solamente in un sito internet, usando un linguaggio pungente, citando qualche regista famoso per darsi un tono e concludendo il tutto con una frase a effetto, magari presa da Tumblr.

Gesù sta arrivando. Fingiti occupato.

(Andando al cinematografo, ovviamente).

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Edoardo Ferrarese

Edoardo Ferrarese

Nato a Novi Lugubre l’11/11/92, anche se nessuno lo ha interpellato sulla questione. Laureato in Lettere Moderne senza infamia e, soprattutto, senza lode, capisce che magari gli piace la critica cinematografica e il Cinema tutto, anche se troppo tardi, e che vuole scriverne, perciò prende pure un diploma alla Scuola Holden (tanto per non continuare a sembrare un radical chic di merda). Finirà per insegnare letteratura italiana nel liceo del suo diploma, però questo non ricordateglielo mai.

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