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Pirati dei Caraibi: la Maledizione dei Sequel

Dalla gloria di Disneyland allo scrigno del flop

Il nome “Jack Sparrow” è oramai iconico. La saga è tra le più note nel mondo del cinema. Nomi come Johnny Depp e Geoffrey Rush sono oramai legati a questa serie di film della casa del Topo e di Jerry Bruckheimer. Tutti quelli che hanno visto i film ora già scattano in piedi alla notizia del reboot senza Johnny Depp.

Il che è abbastanza strano visto che tutti i sequel del primo film non reggono per nulla il confronto col primo. Ebbene si, quando si parla di questi film bisogna tenere conto del fatto che ogni singolo seguito è stato un flop di critica dopo l’altro.

Ma cominciamo dal principio: questa saga non è un film totalmente originale, è in verità un adattamento dell’omonima attrazione di Disneyland, l’ultima ad essere supervisionata da Walt Disney stesso, che morì tre mesi prima che fosse completata. Non fu, però, l’unica attrazione di Disneyland ad essere adattata.

Tra le varie attrazioni che sono state trasformate in film troviamo pure Fantasmi da Prima Pagina (film televisivo del 1997, in origine titolato “Tower of Terror”), Tomorrowland – Il Mondo di Domani del 2015, Dinosauri del 2000 (l’attrazione in origine si chiamava Countdown to Extinction, ma è stata ribattezzata per il film), Mission to Mars del 2000 (attrazione oramai chiusa), La Casa dei Fantasmi del 2003 con Eddie MurphyI Mattacchiorsi del 2002 che vanta la presenza di Christopher Walken come cattivo.

Di tutti questi tentativi, solo Pirati dei Caraibi ha avuto abbastanza successo sia di critica che di botteghino da generare seguiti. Cerchiamo di analizzare al meglio cosa è andato storto in questo franchise.

La Maledizione della Prima Luna

Il film che praticamente tutti si ricordano. Facciamo la conoscenza di Jack Sparrow, Will Turner ed Elizabeth Swann, figlia del governatore. Molti avrebbero potuto pensare ad una relazione tra la figlia del governatore ed il pirata, come uno squallido romanzo eHarmony degno di gente che ama le letture di Anna Todd, E.L. James, Stephanie Meyer o Anne Rice, ma questo film decide di scombinare le carte in tavola mostrando una relazione tra Elizabeth e Will.

E visto che si parla di scombinare le carte: al posto di un classico racconto di pirati standard tipo “Isola del Tesoro” ci piazzano maledizioni vere e proprie, con tanto di pirati zombie che si rivelano tali al chiaro di luna. Il pirata leggendario che è riuscito a sfuggire alla morte? Tutte fandonie: Jack si rivela essere un pirata giramondo e perdigiorno.

La regia di questo film, come dei suoi altri due seguiti, viene affidata a Gore Verbinski che, fino all’anno precedente, veniva associato solo al film “The Ring“. Investimento fruttuoso da parte di Disney? Per questo film si, per i restanti… non troppo (nevvero, “The Lone Ranger“?).

La Maledizione del Forziere Fantasma

C’era bisogno di questo seguito? No. Il primo film si concludeva in maniera abbastanza semplice, senza troppe pretese. Poteva essere un film solitario di qualità e non un franchise pieno di scene che implorano il seguito (in inglese: sequel-begging).

Ma perché proseguire? Beh, perché Will e Elizabeth non si erano sposati. Onestamente, ve n’è mai importato qualcosa di quei due? A noi sinceramente no. Ma non ci sono solo loro: Jack riceva “la macchia nera” che funziona da tracciante per un’entità arcana e maligna. Ci torneremo dopo su questo punto.

Perché questo? Per un debito non saldato con Davy Jones. Nel frattempo sia Jack che la sua ciurma sono alla ricerca di una chiave per un “forziere fantasma“. Purtroppo per loro incappano in Jones che tiene Will come garanzia: Jack dovrà portargli altre 99 anime per saldare il debito.

Durante la sua permanenza sull’Olandese Volante, la nave di Davy Jones, ottiene le informazioni riguardanti la chiave, scappa e Jones, per tentare di acchiapparlo, convoca l’entità: il Kraken.

Dunque?

Ora… la “macchia nera“, Davy Jones, l’Olandese Volante e il Kraken… Tutte queste sono cose che sono “esistite”, ma che non hanno NULLA a che vedere l’una con l’altra:

  • la “macchia nera” è tratto da “L’Isola del Tesoro” di Stevenson ed è praticamente una condanna a morte.
  • Davy Jones è il nome di un demone che uccide i marinai in mare rinchiudendoli nel suo omonimo scrigno.
  • L’Olandese Volante è il nome di una nave fantasma che ha osato fare un patto col Diavolo (o sfidare Dio, a seconda delle leggende).
  • Il Kraken è un criptide la cui leggenda è nata tra il Seicento e l’Ottocento ma che, contrariamente a quanto si pensa, non è della mitologia norrena.

L’intero film sa di prolisso ed estremamente lungo. Bill Nighy come Davy Jones è memorabile, ma praticamente solo lui e Johnny Depp tengono il film a galla. E purtroppo questo film ha un vizio comune a “The Amazing Spider-Man 2“: apre ma non risolve le trame, visto che l’atto finale vuole pregare per un seguito, più che chiudere lì.

Ai Confini del Mondo

Forse il punto di rottura della saga. Finora si erano tenuti a galla con un secondo capitolo fiacco, ma guardabile. Qui hanno deciso di affondare il film con tre palle di cannone sparate da Davy Jones.

Il film decide di partire subito prima shockando l’audience mostrando varie scene di impiccagione, poi decide di passare la palla a Micheal Bay, sia in termini di umorismo sconcio che in termini di esplosioni.

La ciurma di Barbossa ottiene le carte per cercare l’ingresso nello scrigno di Davy Jones per liberare Jack, con l’aiuto della sacerdotessa voodoo Tia Dalma. Non viene fatto però perché sentivano la sua mancanza, ma per liberare la dea Calypso, intrappolata nel corpo della sacerdotessa.

Ehm…no. Calypso è una ninfa, il suo simbolo non è un granchio (come viene più volte mostrato) ma un delfino, non è mai stata confinata in forma umana e cosa più importante: l’unico umano a cui si è legata si chiama Nessuno (Talvolta noto anche con il nome di Odisseo oppure Ulisse).

Tutto questo circondato da varie gag di Jack che tenta di dimostrare di essere più figo di Barbossa. La battaglia nel Maelstrom è forse l’unica cosa salvabile di questo film. Assieme al cameo di Keith Richards come padre di Jack.

Oltre i Confini del Mare

Verbinski non torna più alla regia. Ed è da questo punto che questa saga comincia ad assumere connotazioni sempre più ridicole e giocattolesche. Si potrebbe definire “il Batman Forever dei Pirati dei Caraibi“. Il film inoltre ha preso ispirazione dal romanzo “Mari Stregati” che ha dato grande ispirazione alla saga di “Monkey Island“.

Prima di tutto Barbossa ha una gamba di legno (siamo praticamente ad un passo dal pirata stereotipato) e diventa un corsaro. Barbossa… Un corsaro… No.

In secondo luogo qui vediamo per la prima volta il capitano di una nave leggendaria, la “Queen Anne’s Revenge“: Edward “Barbanera” Teach. E… hanno evidentemente deciso di renderlo uno stregone tipo Tia Dalma e Davy Jones combinati. Ma perché? È uno dei pirati più famosi del mondo e dire che le sue capacità sono qualcosa di sovrannaturale mi pare che svilisca la sua abilità.

Ma questo è solo la punta dell’iceberg: c’è pure un buco di trama abbastanza grosso sul finale e sopratutto ci sono pure forzature di trama abbastanza grosse (tipo il personaggio di Penelope Cruz che recluta pirati fingendosi Jack). Per cortesia.

La Vendetta di Salazar

L’ultimo capitolo finora della saga. E forse tra i peggiori (non il peggiore, ma tra i peggiori) della suddetta.

A parte Jack Sparrow perennemente ubriaco per tutta la pellicola (addio, personaggio del primo film)… perché la protagonista donna è vittima di sessismo da parte di TUTTI? Nel terzo capitolo si vedeva benissimo una piratessa essere capitano ed Elizabeth Swann divenire regina dei pirati senza NESSUNO che si attaccasse al fatto che sono donne. Ah già, per creare conflitto e creare l’immagine della “donna forte e indipendente”. Notizia flash: Per fare un personaggio del genere, non bisogna inserirci del sessismo, basta rendere il personaggio, appunto, forte e indipendente.

La trama è abbozzata, nessuna giustificazione per eventi fantasy che accadono (rendendo il film da piratesco con tracce fantasy a un fantasy con tracce piratesche), Barbossa è divenuto praticamente Ace di One Piece per la trama (inutile per il 90% del film e diventa cruciale negli ultimi 10 minuti), Salazar di bello ha solo gli effetti speciali ma per il resto è un cattivo Marvel (e non tipo Killmonger o Thanos, ma tipo Malekith o Ronan) e sopratutto la sua maledizione non viene spiegata (Al contrario di Barbossa o Davy Jones). Ma soprattutto…il tridente di Poseidone? Seriamente? Scippano pure dalla mitologia greco-romana adesso? Che poi non è un tridente, ma una forca (Non ha tre rebbi, ne ha due), errore banalissimo.

Verdetto?

Il problema è che questa saga non ha più nulla da dire. Semplicemente questo. Speriamo che il reboot svecchi tutto ciò perché ce ne sarebbe un gran bisogno. Voi cosa ne pensate di questa saga? Scrivetelo in un commento.

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Mario Sacchi

Mario Sacchi

Nato nel '96, questo baldo giovane passa il giorno e la notte alla ricerca di notizie su film, serie tv e anime. Nel tempo libero posta amenità sui suoi social.

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