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Sci-fi e televisione – Storia della fantascienza in TV dagli anni 30 ai giorni nostri (Parte 1)

“Le fantasie sono cose che non possono accadere, la fantascienza è fatta di cose che possono accadere.” (Ray Bradbury)

Quando nel 1926 Hugo Gernsback, il fondatore della rivista Amazing Stories, coniò il termine fantascienza, mai avrebbe pensato che a distanza di quasi un secolo, quella parola sarebbe stata usata per descrivere un genere (letterario prima e trasversale poi) capace di attirare le attenzioni di decine di milioni di appassionati in tutto il mondo. Gernsback, Campbell, Asimov, Vogt, Heinlein sono solo alcuni nomi dei padri fondatori di un genere all’inizio bistrattato e poco capito, ma che con il passare del tempo e con l’avvicendarsi di nuove scoperte e tecnologie scientifiche ha preso sempre più piede nell’immaginario collettivo.

Lo stesso Asimov, autore del Ciclo della Fondazione e delle Tre Leggi della Robotica, disse che fu lo scoppio delle bombe atomiche a dare credibilità alla fantascienza tra il pubblico. Paradossalmente il conflitto atomico fu anche la causa scatenante che portò alla fine della prima Età dell’Oro della Fantascienza (1938-1946). Ma questa è un’altra storia.

storia della fantascienza

Lo sci-fi è apparso in televisione sul finire degli anni 30, in concomitanza della sopracitata “Prima Età dell’Oro“. Lo svilupparsi dell’effettistica speciale e le nuove tecnologie in campo televisivo hanno permesso di portare in vita le creature nate dalle più fervide menti della letteratura fantascientifica. Mondi lontani, popolazioni ostili, robot… Questo, e altro, ha finalmente potuto varcare i confini della carta stampata per raggiungere le case degli appassionati.

 

Le origini del genere e le prime serie USA

Gli albori

La prima serie sci-fi a guadagnare una certa popolarità è stato il programma di avventure per bambini Captain Video and His Video Rangers (1949-1955), produzione del DuMont Television Network, canale pioniere della televisione broadcast statunitense. La risposta di ABC non tardò ad arrivare, e presto fu il momento di una trasposizione televisiva di Buck Rogers, tratta da un fortunato franchise cinematografico degli anni 30. Sfortunatamente nessun episodio è sopravvissuto fino ai giorni nostri.

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Entrambe le serie soffrirono ben presto di problemi di budget. Nonostante non si trattasse di programmi tecnicamente avanzati, in alcuni casi fecero uso di tecnologie relativamente nuove, specialmente dal punto di vista dell’illuminazione. Evidentemente un azzardo per dei programmi con un budget approssimato di 25$ per episodio.

Gli anni 50 si aprirono con due trasposizioni televisive di altrettanti eroi dell’epoca. Una co-produzione franco-tedesca su Flash Gordon (personaggio tratto dalle strisce a fumetti dell’epoca che avevano già dato vita ad una fortunata serie di film negli anni 30), andò in onda tra il 1953 ed il 1954, per 39 episodi con Steve Holland del ruolo principale. Dal 1952 al 1958, invece, fu trasmessa la serie Adventures of Superman con George Reeves nel ruolo di Clark Kent/Kal El.

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Le serie antologiche

Negli stessi anni prendeva piede un nuovo format basato sulle serie antologiche. Tales of Tomorrow, considerato il primo programma sci-fi per adulti, durò 85 episodi tra il 1951 ed il 1953. Tra le storie raccontate, ricordiamo Frankenstein e Ventimila leghe sotto i mari. A questa serie seguì poi Science Fiction Theatre, andata in onda per 78 episodi tra il 1955 ed il 1957.

Pochi anni dopo fu però il momento della serie antologica più influente ed apprezzata. The Twilight Zone (Ai confini della realtà) arrivò infatti sulla CBS. Creata da Rod Serling e scritta, tra gli altri, anche da quel Ray Bradbury, la serie in realtà esplorò raramente i temi classici della fantascienza, focalizzandosi invece su storie incentrate sulle vite di normali persone che venivano radicalmente cambiate dall’incontro con l’ignoto.

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Irwin Allen, soprannominato “The Master of Disaster” (Il maestro del disastro) per i suoi film di genere catastrofico fu anche produttore di numerose serie fantascientifiche nel corso degli anni 60. Tra queste ricordiamo Viaggio in fondo al mare (Voyage to the Bottom of the Sea, 1964-68), Kronos – Sfida al passato (The Time Tunnel 1966-67), e La Terra dei Giganti (Land of the Giants, 1968-70).

Le space-opera

A partire dalla metà degli anni 60 iniziarono a proliferare nuovi show che facevano riferimento ad un genere inedito, quello della space-opera, sottogenere caratterizzato dall’avventura romantica e spesso melodrammatica con viaggi interstellari e battaglie spaziali. In questa categoria figurano Lost in Space, altra serie di Irwin Allen recentemente riproposta da Netflix in nuove vesti, andata originariamente in onda per tre stagioni dal 1965 al 1968. La serie si può considerate il precursore di un’altra saga destinata a restare negli annali della storia della televisione: Star Trek.

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L’universo di Star Trek

L’universo di Star Trek, ideato da Gene Roddenberry e che ad oggi ha all’attivo film, serie tv e diversi adattamenti tra libri, fumetti e videogiochi è iniziato con la serie cosiddetta Serie Classica. Datata 1966, viene così chiamata per distinguerla dalla successiva serie animata e dai film omonimi. Ambientata nel futuro, narra le avventure dell’equipaggio della nave stellare Enterprise della Federazione dei pianeti uniti, intento a “esplorare nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima“. Il capitano dell’Enterprise è James T. Kirk (interpretato da William Shatner), coadiuvato dall’ufficiale scientifico, il vulcaniano Spock,  (interpretato da Leonard Nimoy) e dall’ufficiale medico, il dottor Leonard McCoy detto “Bones”(interpretato da DeForest Kelley). La serie televisiva ha proposto temi rilevanti (e nuovi per l’epoca) dal punto di vista sociale, etico e politico. In un episodio si vide uno dei primi baci interrazziali della storia della televisione, del quale furono protagonisti il capitano Kirk e Uhura, l’ufficiale alle comunicazioni, la cui interprete, Nichelle Nichols, fu la prima persona di colore a ricoprire un ruolo di ufficiale comandante e a mostrare l’ombelico in una fiction televisiva. La Serie Classica, nonostante un iniziale insuccesso, durò tre stagioni e guadagnò popolarità grazie alle successive repliche televisive.

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Cinque anni dopo la conclusione della prima serie televisiva fu prodotta una serie televisiva a cartoni animati intitolata di nuovo Star Trek. La Serie Animata è considerata “non canonica” nell’universo di Star Trek ma è comunque degna di nota a causa di alcuni elementi che saranno poi ripresi delle serie successive e per la presenza di quasi tutto il cast della Serie Classica. All’epoca della produzione era in atto uno sciopero del sindacato degli scrittori (Writers Guild of America), che impediva loro di lavorare per serie con attori in carne ed ossa ma non per i cartoni animati.

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Vent’anni dopo la prima serie televisiva fu il momento di Star Trek: The Next Generation. Con un nuovo cast, e ambientata 78 anni nel futuro, il gruppo di personaggi di The Next Generation è composto da ben otto protagonisti fissi, tra i quali ricordiamo il capitano Jean-Luc Picard (Patrick Stewart), l’androide Data (Brent Spiner) e il comandante William Riker (Jonathan Frakes). Le avventure della Next Generation si sono sviluppate in 178 episodi (divisi in 7 stagioni) per la TV per poi proseguire con quattro pellicole cinematografiche, collezionando successi e riconoscimenti tra cui 18 Emmy e 2 Hugo Awards

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Star Trek: Deep Space Nine (anche chiamata più brevemente Deep Space Nine o DS9), nata originariamente come spin-off di Star Trek: The Next Generation, è la prima e unica serie di Star Trek a essere ambientata non a bordo di un’astronave ma all’interno di una stazione spaziale, comandata da Benjamin Sisko (Avery Brooks), posta a sorveglianza dei confini tra lo spazio della Federazione e quello dell’Unione Cardassiana, nei pressi di un tunnel spaziale stabile che conduce al remoto Quadrante Gamma della galassia.

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Star Trek: Voyager venne prodotta in sette stagioni, dal 1995 al 2001. È l’unica serie di Star Trek dove il capitano è una figura femminile, Kathryn Janeway (Kate Mulgrew), una donna dal carattere forte e deciso. Questa serie racconta le avventure della nave stellare USS Voyager sbalzata a più di settantamila anni luce dalla Terra. Riavvicinandosi allo spirito pionieristico della serie classica, Star Trek: Voyager ritorna così a raccontare le avventure di un’astronave in missione nello spazio profondo. A causa di un calo di interesse per la serie (che rischiava di tramutarsi in un netto calo d’ascolti) la produzione decise di inserire Sette di Nove (Jeri Ryan), personaggio che divenne rapidamente uno dei più intriganti e che permise, anche grazie ad un cambio di tendenza della serie, di portare nuovi consensi, innalzando nuovamente gli ascolti.

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Star Trek: Enterprise è collocata prima della nascita della Federazione dei pianeti uniti, circa novant’anni dopo il primo contatto dei terrestri con civiltà extraterrestri, ponendosi quindi come prequel della Serie Classica. Enterprise narra le avventure dell’equipaggio di un’astronave terrestre, la Enterprise NX-01, che, grazie a un nuovo motore a “curvatura 5“, si può spingere per la prima volta molto più lontano e in meno tempo di quanto fosse stato possibile prima di allora ai terrestri, anticipando e perfezionando nel corso del tempo molte delle tecnologie presenti nella serie originale.

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Star Trek: Discovery, serie del 2017 ancora in corso, è ambientata dieci anni prima della serie classica ed è incentrata sui viaggi delle navi stellari Discovery e Shenzhou. Si tratta della prima serie del franchise ad avere come protagonista un primo ufficiale (Michael Burnham, interpretata da Sonequa Martin-Green) invece di un capitano o un comandante. A differenza delle precedenti serie del franchise, caratterizzate per la maggior parte da episodi autoconclusivi, Discovery è composta da un unico arco narrativo lungo tutta la stagione. La prima stagione è incentrata sulla guerra tra la Federazione e l’Impero Klingon e coinvolge il cosiddetto “Universo Specchio“, già oggetto di alcuni episodi della serie originale.

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Una nuova serie incentrata sul personaggio del capitano Jean-Luc Picard è stata annunciata ed è attualmente in lavorazione. Ancora senza titolo, vedrà Patrick Stewart riprendere il ruolo che fu suo in The Next Generation e sarà ambientata 20 anni dopo gli eventi del film Nemesis

 

Sci-fi Channel

Nato nel 1992 come Sci-Fi Channel e ribrandizzato poi come SyFy nel 2009, questo canale cable americano è stato (e continua ad essere) la casa della fantascienza in televisione. Il primo programma del canale fu FTL Newsfeed, un “telegiornale” fittizio che proponeva flash news di 30 secondi provenienti da 150 anni nel futuro. A questa seguirono presto serie più impegnate, alcune delle quali hanno fatto la storia della fantascienza in TV.

La prima serie di successo fu Stargate SG-1, produzione originale Showtime per le prime 5 stagioni, passata poi su Sci-Fi, che generò due spin off nel corso degli anni, Atlantis e Universe. Più sfortunata fu la storia di Farscape, space-opera di produzione australiana che fu cancellata a causa dei costi di produzione, ma che ritornò in seguito come miniserie per dare una degna conclusione alla trama.

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Il 2003 fu l’anno di due produzioni di spessore, la serie TV di Tremors, tratta dall’omonimo franchise cinematografico (con all’attivo solo una stagione e della quale si è recentemente parlato di un revival, non andato a buon fine) e quello che è stato poi definito un caposaldo della fantascienza: Battlestar Galactica. Space-opera con influenze politiche e militari, lo show, che ha avuto come backdoor pilot una miniserie andata in onda lo stesso anno, è una re-immaginazione ad opera di Roland D. Moore della serie omonima del1978 creata da Glen A. Larson. Battlestar Galactica, ha avuto due seguiti che fungono da prequel alle vicende della serie, entrambi a dire il vero con un destino nefasto. Caprica è andato in onda per una sola stagione, Blood and Chrome invece è stato distribuito come webseries e potenziale pilot per uno show che è poi stato accantonato.

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In tempi recenti il canale si è reso casa di alcune produzioni passate in sordina ma comunque meritevoli di una visione, tra queste ricordiamo, in ordine cronologico, Eureka, Warehouse 13, Haven, Alphas, Defiance, Helix e 12 Monkeys.

Successo e declino di fine millennio

Una delle serie più ambiziose da un punto di vista artistico ed acclamate dal pubblico di fine millennio è sicuramente Babylon 5. Prodotta e scritta da J. Michael Straczynski, al contrario della maggior parte dei programmi televisivi del tempo, è stata concepita fin dall’inizio come un romanzo, con un inizio ben definito, uno sviluppo, e una conclusione. La serie è strutturata su un arco narrativo di cinque anni, distribuiti in cinque stagioni di 22 episodi. Il fulcro della storia è una vasta stazione spaziale chiamata Babylon 5 al centro di intrighi politici e conflitti. Si tratta della prima produzione ad aver usato in modo estensivo le ultime tecnologie in fatto di CGI (computer-generated imagery) dell’epoca, capaci di creare spettacolari effetti visivi contenendo i costi.

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Successivamente si abbandonarono le ambientazioni spaziali per passare ad una tipologia di serie legata al nostro pianeta. Viaggi nel tempo e salti dimensionali caratterizzarono Quantum Leap (1989–93) e Sliders (1995–2000) mentre misteri e cospirazioni fecero la fortuna di X-Files (1993-2002). Sapientemente riempita di riferimenti alla cultura pop e con la complicità di un’ottima trama e un cast affiatato, la serie resta ancora oggi un punto fermo nello sci-fi mondiale.

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Con l’arrivo del nuovo millennio, tuttavia, alcune cose iniziarono a cambiare nel panorama televisivo fantascientifico. La maggior parte dei programmi del periodo, infatti, erano più improntati all’horror o al fantasy piuttosto che allo sci-fi puro. Che la colpa sia stata di un calante interesse da parte del pubblico o che sia stato un complotto orchestrato dai dirigenti televisivi contrari agli alti costi necessari per confezionare un buon prodotto di fantascienza, questo cambio repentino favorì la nascita ed il successo di altre tipologie di show.

Serie come Buffy l’Ammazzavampiri ed il suo spin off Angel ad opera di Joss Whedon o la serie cult Streghe erano ambientate nel mondo reale con i protagonisti vittime di eventi per lo più fantastici ed orrorifici. Queste produzioni abbandonarono quindi la componente prettamente sci-fi, forti di una consapevolezza sulla loro essenza che forse era mancata ai loro predecessori più propriamente fantascientifici. I costi di produzione nettamente più bassi hanno poi sancito il successo commerciale di queste serie.

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Abrams, Nolan e il revival del genere

Volendo ricercare i guru della fantascienza dei nostri tempi, fautori di un revival del genere, in mezzo a tanti altri nomi che ci piacerebbe riportare (ma che ci viene difficile fare senza scadere nell’enciclopedismo spicciolo) ci sono due personalità che hanno sicuramente fatto e continuano a fare la storia della fantascienza in televisione: JJ Abrams e Jonathan Nolan.

Creatore di serie culto come Alias, Lost e Fringe, Abrams è stato anche produttore di altri show che hanno lasciato un segno nell’immaginario collettivo. Memorabili, tra tutti, Person of Interest e Westword (tra i creatori dei quali figura anche Nolan), più sfortunati Revolution ed Almost Human, passato decisamente in sordina, invece, 22.11.63 (tratto dall’omonimo libro di Stephen King).

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Personalità difficili del panorama televisivo americano, o li si ama o li si odia per il loro stile e per le loro scelte creative, sono sicuramente tra coloro che hanno riportato in auge la fantascienza in tv. Oltre ai due registi (che talvolta hanno anche diretto alcuni episodi delle serie da loro create e prodotte) è comunque doveroso citare alcuni tra i loro più stretti collaborati che vediamo spesso nei credits delle loro creazioni. Tra tutti ci sono Jeffrey Lieber, Damon Lindelof, Alex Kurtzman, Roberto Orci, Greg Plageman ed Erik Kriple. Queste, e tante altre, sono le menti dietro le serie sci-fi di successo degli ultimi due decenni.

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To be continued…

A causa della complessità dell’argomento abbiamo ritenuto opportuno dividere l’articolo in due parti. Nel prosieguo, che potete trovare a questo link, andremo ad analizzare com’è cambiata la situazione in seguito all’arrivo di nuovi competitor quali i servizi streaming, parleremo di animazione (occidentale ed orientale) e lasceremo l’America per andare alla scoperta delle serie sci-fi più importanti e degne di nota partorite nel vecchio continente. Termineremo infine il nostro excursus nella fantascienza andando a parlare di quelle serie tronche, terminate con un cliffhanger o in modo prematuro.

Restate con noi perché il viaggio è appena iniziato!

 

 

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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