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L’anno del Notch

Con questo articolo mi voglio prendere la libertà di parlare anche io di quello che potremmo definire senza mezzi termini come il futuro (spero solo prossimo) della telefonia.

Sto ovviamente parlando del tanto temuto Notch, il cornificatore di smartphone.

Prologo

L’anno scorso, quando LG G6, Samsung s8 e Xiaomi Mi Mix vennero presentati, non lo nego, mi sembrò che il Natale fosse arrivato in anticipo. Dopo anni di stagnazione stilistica – pensavo – finalmente era saltato fuori qualcosa di realmente innovativo.

E se indiscutibilmente gli schermi da 18:9 sono stati una piccola rivoluzione nel mercato degli smartphone, è altrettanto innegabile come questi abbiano detenuto il loro primato di originalità per un periodo relativamente breve di tempo.
Non hanno infatti avuto tempo di affermarsi che sono stati subito raggiunti e sostituiti dai display 19:10. Questi ultimi mettevano una pezza a uno dei difetti più grossi dei loro predecessori: una scarsa ergonomia. Il caso più palese è secondo me quello del OnePlus 5T: dispositivo che personalmente adoro, ma dopo averlo provato svariate volte, continuo a trovarlo troppo stretto e lungo.

I display 19:10, allargandosi un po’ rispetto ai 18, in qualche modo cercano di risolvere questo problema, migliorando un po’ la tenuta dello smartphone.

Tuttavia ogni cosa ha un prezzo. La corsa a chi ce l’ha più grosso ottimizza meglio il rapporto schermo-cornici, è diventata sempre più sfrenata. E se da un lato questo è tutto un vantaggio per le tasche dei pantaloni degli utenti, dall’altro ha messo i produttori davanti ad una domanda che solo Xiaomi con il suo Mi Mix si era trovata a dover affrontare prima: “Dove metto tutti i sensori?“.

Il marchio cinese aveva abilmente aggirato il problema inserendoli tutti nella porzione inferiore della scocca. Questo metodo, seppur ben studiato e implementato, risultava comunque alquanto macchinoso e non immediato. In soccorso ai produttori sono però arrivate due case che difficilmente ci saremmo immaginati: Apple ed Essential.

Quest’ultima, capitanata dal padre di Android, Andrew Rubin, ha per prima mostrato quello che è destinato a diventare il trend del 2018: il notch. Anche Apple, con il tanto discusso Iphone X ha mostrato la via ai produttori, tuttavia utilizzando una filosofia molto diversa da Essential.

Andiamo a vedere il perchè.

I primi passi

Le due filosofie di notch adottate dalle due case sono fra loro abbastanza diverse, e meritano un’analisi un filo più approfondita.

Essential Phone PH-1

In questo smartphone, il notch è limitato praticamente alla sola fotocamera frontale, che incastrandosi alla perfezione all’interno dello schermo, limita l’impatto generale sull’esperienza d’suo dell’utente. Un inserimento discreto insomma, che tenta di passare inosservato mentre svolge il suo lavoro.

maxresdefault min

Apple IphoneX

Esattamente all’opposto si pone invece questo melafonino. Il notch che troviamo qui è grande, voluminoso, importante. Al suo interno sono contenuti anche la caspula auricolare, il sensore di prossimità, etc…
Tuttavia la dimensione è comunque sufficiente per non sembrare un semplice “spazio” ricavato sacrificando un frammento di schermo. Grazie anche alla quasi totale mancanza di bordi lungo tutti gli altri tre lati, le due “corna” dell’iphone riescono immediatamente a qualificarlo come tale.

Apple iPhoneX Silver 1 3x min

La degenerazione

Come dicevo all’inzio del discorso, l’introduzione del nuovo display ratio, aveva acceso in me numerose speranze circa il futuro degli smartphone. La presentazione di Essential e di IphoneX, sembrarono in qualche modo dare sostegno ai miei pensieri. Nulla mi aveva preparato a quello che sarebbe stato il Mobile World Congress di quest’anno.

Questa fiera, una delle più importanti a livello mondiale, è solitamente la vetrina che i maggiori produttori di smartphone scelgono per presentare i nuovi modelli che usciranno durante l’anno. Ebbene, questa edizione, non a caso soprannominata Mobile Notch Congress dallo staff di Hdblog, ha, salvo rare eccezioni, mostrato la presentazione di quasi un unico modello di smartphone. Anzi, a voler essere gentili, due modelli in tutto.

Samsung, Motorola, Nokia e Sony, infatti, son gli unici che proseguono per la loro strada, mantenendo lo stile che li contraddistingue e che hanno deciso di adottare, (giustamente) incuranti delle mode. Tutti gli altri produttori hanno presentato non uno smartphone nuovo, ma una variazione sul tema dell’IphoneX o, per i più arditi, dell’Essential Phone.

Quando manca la fantasia…

Escludendo i soliti pseudo cloni, come per esempio gli Oukitel U18 e U19 o l’Ulefone T2, il cui design riprende paro paro quello del device di casa Apple, sono comunque numerosi i produttori che hanno deciso di adottare questa politica.

L’esempio più lampante è forse quello degli Asus. Consci di aver ripreso un po’ troppo spudoratamente il design “con le corna”, hanno infatti passato una parte consistente della presentazione a sottolineare come i loro modelli (Zenfone 5, 5z e 5 lite), non fossero la copia del telefono della casa di Cupertino. Tentazione di “ispirarsi fortemente” che ha colpito anche Huawei. I suoi nuovi P20, P20 Pro e P20 Lite, seppur dotati di un notch decisamente più ristretto rispetto ai concorrenti, non riescono comunque a cancellare quella sensazione di già visto. Sensazione che comunque caratterizza un po’ tutta la nuova gamma di smartphone presentati quest’anno.

In mezzo a tutto ciò, Wiko rischia quindi di risaltare per l’originalità. L’azienda francese infatti prende spunto per i suoi nuovi modelli non dall’Iphone X, ma dall’Essential Phone. Da questo riprende la fotocamera frontale di dimensioni lievemente maggiori rispetto a quello che normalmente si vede, pur senza riuscire a eguagliare l’effetto di meraviglia che suscita “l’originale”.

In mezzo a ciò i miei complimenti si rivolgono quindi a Vivo. Con l’Apex ha dimostrato, grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia (il sensore di impronte e di prossimità sotto lo schermo) e di alcuni accorgimenti ingegneristici (la fotocamera frontale a scomparsa) come sia possibile realizzare uno smartphone con un display-ratio elevatissimo senza dover ricorrere al notch.

vivo apex concept 1 min

In conclusione

Non posso dire di non essere rimasto deluso da questo MWC, caratterizzato da ottimi prodotti sulla carta, ma che alla prova dei fatti si dimostrano visivamente deludenti. Da un lato osserviamo una sempre maggiore crescita delle prestazioni in dispositivi di fasce di prezzo anche basse ([amazon_textlink asin=’B076493W9X’ text=’Xiaomi Mi A1 ‘ template=’ProductLink’ store=’drcommodore05-21′ marketplace=’IT’ link_id=’1352715d-2981-11e8-a2f2-ddbf480003d9′]su tutti). Ma dall’altro, specialmente per quanto riguarda i top di gamma, ovvero i modelli per i quali uno è disposto a spendere sensibilmente di più in cambio però di caratteristiche uniche e riconoscibili, assistiamo a un progressivo impoverimento della varietà di forme. Al punto che un dispositivo alquanto inutile come l’Axon M, attira la curiosità dell’intera community.

Nell’attesa che lo sviluppo di smartphone pieghevoli giunga al termine, saremo quindi costretti a girare tutti con telefoni con schermi bucati? Non lo so, ma ho paura che in vista ci sia un futuro fin troppo cornificato.

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