la morte di Ace, un punto di svolta nella storia
Nella lunga epopea di One Piece, pochi momenti hanno avuto un impatto emotivo paragonabile alla morte di Portgas D. Ace. Per anni, i lettori si sono abituati all’idea che, in questo universo narrativo, la morte fosse un evento raro e, quando accadeva, spesso non definitiva. Molti personaggi creduti morti tornavano in scena, smontando l’idea di addii permanenti. Tuttavia, l’arco narrativo di Marineford ha infranto questa convinzione in modo brutale.
Ace, fratello giurato di Luffy, viene catturato dalla Marina e condannato a morte. La sua esecuzione diventa il catalizzatore di una guerra senza precedenti, con Barbabianca pronto a sfidare l’intero potere della Marina per salvarlo. Luffy riesce ad avvicinarsi al salvataggio, ma un attimo di provocazione da parte di Akainu cambia tutto. Ace si sacrifica per proteggere il fratello e muore tra le sue braccia. Per molti fan fu un trauma narrativo, al punto che Oda ricevette lettere di protesta e suppliche per cambiare la storia. Ma, come lo stesso autore ha rivelato, Ace era destinato a morire fin dall’inizio.
la visione di Oda e la crescita di Luffy
Secondo Eiichiro Oda, la morte di Ace non era solo un colpo di scena, ma una necessità narrativa. Il suo scopo era spingere Luffy a un salto di maturità e forza che altrimenti non avrebbe mai raggiunto. All’epoca, il protagonista non era pronto per affrontare il Nuovo Mondo.

Senza quell’evento traumatico, avrebbe probabilmente fallito molto presto, persino su isole iniziali come Fishman Island. La perdita del fratello segna un cambiamento radicale nella sua mentalità: da giovane impulsivo e sognatore a combattente consapevole del peso delle proprie scelte. Questo dolore diventa il carburante che lo porterà a due anni di addestramento intensivo sotto la guida di Silvers Rayleigh, padroneggiando tecniche di Haki avanzate e sviluppando una nuova determinazione.
Un’eredità che vive attraverso i fratelli
La scomparsa di Ace non ha cancellato la sua influenza. Anzi, la sua volontà continua a vivere in Luffy e Sabo. La Mera Mera no Mi, frutto che gli garantiva il potere del fuoco, trova nuova vita proprio grazie a Sabo, simbolo della continuità del legame tra i tre fratelli.
Ace, pur avendo avuto relativamente poco spazio nella storia rispetto ad altri personaggi, ha lasciato un segno profondo nel mondo di One Piece: dalla sua ascesa come comandante della Seconda Divisione dei Pirati di Barbabianca al suo retaggio di figlio di Gol D. Roger. La sua figura è rimasta iconica non solo per le sue imprese, ma per ciò che ha rappresentato: un guerriero leale, pronto a sacrificarsi per proteggere chi amava.
Confronto con altre morti nella storia di One Piece

Se confrontiamo la morte di Ace con altre perdite nella serie – come quella di Oden, di Bellemere o del Dottor Hiluluk – emerge una differenza sostanziale. Oden e Bellemere avevano ruoli di costruzione del passato di altri personaggi, mentre Ace era parte integrante del presente di Luffy.
Hiluluk, con la sua filosofia del “quando moriranno i ciliegi, sarà primavera”, ha lasciato un’eredità emotiva, ma la sua assenza non ha trasformato un protagonista principale. La morte di Ace, invece, ha inciso direttamente sull’evoluzione del protagonista, modificando l’intero corso della trama. È una differenza che spiega perché, ancora oggi, il suo sacrificio rimanga una delle ferite più profonde nel cuore dei fan.

La decisione di Oda è stata tanto crudele quanto necessaria. Ace era un personaggio amatissimo e la sua uscita di scena ha destabilizzato il pubblico, rompendo la “comfort zone” a cui la serie ci aveva abituati. Ma proprio per questo, la sua morte ha reso One Piece una storia più matura e imprevedibile.
Come leggiamo anche su Gamerant è un momento che eleva la narrazione da semplice avventura a saga epica, dove la crescita personale del protagonista passa attraverso perdite reali. Se Ace fosse sopravvissuto, Luffy avrebbe potuto contare sempre su di lui, riducendo la pressione di diventare abbastanza forte da proteggere i suoi compagni.
Così, invece, è stato costretto a guardare in faccia la propria debolezza e a trasformarla in determinazione. Ace non è solo un personaggio caduto in battaglia: è il simbolo di un passaggio di testimone, un sacrificio che continua a bruciare – proprio come le fiamme che lo hanno reso leggendario.