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Barriere coralline: lo studio “Cloud Brightening”, lo schiarimento delle nuvole, offre una speranza per preservarle

La crisi climatica sta mettendo a dura prova la salute delle barriere coralline, ecosistemi fondamentali per la biodiversità marina e la sicurezza alimentare di oltre 900 milioni di persone nel mondo. Il riscaldamento degli oceani, conseguenza diretta delle emissioni di gas serra, provoca uno sbiancamento sempre più frequente e massiccio dei coralli, che si traduce nella loro progressiva morte. Questo fenomeno ha implicazioni non solo ambientali, ma anche economiche, considerando che almeno il 25% delle specie ittiche da cui dipendiamo per il cibo vive proprio nelle barriere.

Per affrontare questa emergenza, la scienza sta esplorando soluzioni innovative, a volte ai limiti della geoingegneria. Una delle più avanzate è quella portata avanti dal team guidato da Daniel Harrison, oceanografo e ingegnere della Southern Cross University in Australia, che ha ideato il progetto “Cloud Brightening” (schiarimento delle nuvole). L’idea consiste nel rendere le nuvole marine più luminose e riflettenti, spruzzando minuscole goccioline di acqua di mare nell’atmosfera per aumentare il numero di particelle aerosol di sale marino. Questo processo rifletterebbe più luce solare, riducendo così il calore assorbito dall’oceano e alleviando lo stress termico delle barriere coralline.

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Opportunità e limiti di un intervento in aiuto delle barriere coralline

Il concetto di schiarire le nubi non è nuovo e risale agli anni Novanta, ma solo di recente ha trovato applicazioni pratiche, grazie a test effettuati nel Mar di Coral in Australia. Questi esperimenti hanno mostrato come le “nebbie” di sale create artificialmente possano persistere più a lungo del previsto, suggerendo un potenziale effetto protettivo locale sulle barriere coralline più vulnerabili.

Tuttavia, questa tecnica di geoingegneria suscita scetticismo e perplessità nella comunità scientifica per i rischi associati alle modifiche delle dinamiche naturali e ai costi elevati, oltre alle difficoltà logistiche. Paesi come il Messico hanno addirittura vietato sperimentazioni simili. Gli studiosi sottolineano come il cloud brightening debba essere parte di una strategia più ampia, che punti soprattutto alla riduzione delle emissioni di combustibili fossili, unica soluzione definitiva per la tutela degli ecosistemi marini.

Nonostante le incognite, l’Australia continua a investire nel progetto, consapevole che le barriere coralline rappresentino un patrimonio culturale, ambientale ed economico di valore inestimabile, contribuendo ogni anno per 4 miliardi di dollari all’economia mondiale. Con un perfezionamento della tecnica e l’impiego di più navi, il team spera di poter proteggere localmente vaste aree di barriera corallina, offrendo un respiro temporaneo prezioso in attesa di un cambiamento climatico globale più profondo.

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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