Alle Olimpiadi Internazionali di Matematica, dove ogni anno i più brillanti giovani talenti si sfidano su problemi da far tremare i polsi anche ai docenti universitari, è arrivato un partecipante davvero atipico, ovvero un modello linguistico sperimentale sviluppato da OpenAI. E non si è accontentato di fare una comparsata. Ha risolto cinque problemi su sei, totalizzando 35 punti su 42, un punteggio che lo colloca nel ristretto 10% dei migliori partecipanti, ovvero in piena zona “medaglia d’oro”.
Il risultato è stato condiviso dal ricercatore Alexander Wei, che lavora proprio sullo sviluppo di LLM con capacità di ragionamento avanzato. Il dato in sé è già sorprendente, in quanto tra 630 partecipanti umani, solo 67 hanno raggiunto o superato lo stesso punteggio. Ma ciò che rende l’impresa dell’intelligenza artificiale ancora più notevole è il tipo di prova affrontata. I quesiti delle Olimpiadi di Matematica non sono semplici esercizi da risolvere con formule note, ma richiedono intuito, visione laterale, creatività e capacità di costruire argomentazioni rigorose. Tutti tratti che storicamente hanno separato l’umano dalla macchina.
Nonostante si tratti di un sistema ancora sperimentale e non disponibile al pubblico, il test ha dato un’anteprima concreta del potenziale futuro degli LLM nel campo del pensiero astratto. Non più solo strumenti che gestiscono linguaggio naturale e dati, ma vere e proprie entità capaci di affrontare problemi logico-matematici a livelli che si pensavano irraggiungibili per un algoritmo.

Una nuova era per OpenAI, l’AI stessa e il ragionamento umano
Il traguardo raggiunto apre scenari molto più vasti della sola matematica. Se un modello linguistico è in grado di risolvere problemi di algebra di altissimo livello, è ragionevole aspettarsi che possa applicare forme simili di ragionamento anche in altri contesti, dalla programmazione avanzata alla medicina diagnostica, dall’analisi legale alla ricerca scientifica.
Ma c’è anche una riflessione meno tecnica e più filosofica da fare. Quando un modello di AI riesce a costruire argomentazioni complesse, non sta semplicemente “ripetendo” o “imitando” soluzioni apprese da set di dati. Sta creando qualcosa di nuovo, o perlomeno sta scegliendo attivamente tra percorsi possibili, avvicinandosi a quello che potremmo definire un pensiero. La macchina non ha ancora emozioni, intenzioni o coscienza, ma sempre più spesso si muove con sorprendente naturalezza in terreni che fino a pochi anni fa erano considerati esclusivi dell’intelligenza umana.
E no, non sarà la fine dei compiti di matematica per gli studenti meno inclini alla materia. Il modello, per ora, resta un prototipo interno, senza una data di rilascio o una finestra commerciale. Ma il suo impatto potenziale è già tangibile. Perché quando una tecnologia riesce a conquistare l’oro olimpico, anche in un ambito astratto come quello matematico, significa che il terreno del confronto tra intelligenza naturale e artificiale si sta facendo più sfumato, e anche più interessante.
