Negli ultimi tempi abbiamo assistito all’ascesa di diversi titoli dalla Cina che hanno saputo catturare l’attenzione del grande pubblico di videogiocatori. L’ultimo caso, il più eclatante, è stato quello di Black Myth Wukong, che ha rimarcato la volontà del mercato cinese dei videogiochi di entrare con prepotenza tra le proposte più rilevanti a livello globale. L’ondata non si arresta certamente con il titolo di Game Science, e lo ribadisce il nuovo Wuchang Fallen Feathers, titolo sviluppato da Leenzee Games e pubblicato da 505 Games.
Wuchang Fallen Feathers è un action RPG di stampo soulslike ambientato a ridosso del tramonto della Dinastia Ming, pubblicato su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC, disponibile anche su Game Pass. La scelta di ispirarsi al celebre sottogenere coniato da Hidetaka Miyazaki risulta ambiziosa quanto pericolosa in un panorama saturo della formula resa celebre da Dark Souls. Sarà riuscito Wuchang a convincere e a dire la propria senza risultare in una mera copia?
Gioie e dolori della Pteromorfosi
La protagonista è Bai Wuchang, una piratessa affetta da amnesia e da una misteriosa malattia soprannaturale chiamata Feathering o “Pteromorfosi”, che conferisce poteri al prezzo di crescente corruzione mentale e fisica. È attorno a questa condizione che ruota buona parte dell’esperienza di gioco, non solo a livello narrativo, ma soprattutto dal punto di vista delle meccaniche di gioco.
Se è vero che il titolo ricalca molti degli stilemi dei soulslike, è altrettanto vero che cerca di distanziarsene dove può, provando a offrire al giocatore qualcosa di più identitario. Parliamo di una produzione cinese, che attinge fortemente dalla propria cultura per proporre estetiche e situazioni di un certo tipo.
La narrazione è volutamente indiretta, costruita attraverso ambienti, oggetti, descrizioni e dialoghi criptici con NPC, in pieno stile soulslike. Un approccio narrativo non convenzionale: criptico, frammentato e immersivo, ideale per chi apprezza la narrazione ambientale dovendo esplorare e scoprire ciò che il mondo di gioco ha da offrire. Wuchang preferisce suggerire piuttosto che spiegare, dove ogni ambiente, ogni oggetto, ogni incontro lascia intuire un frammento del mondo decadente in cui ci troviamo. Ed è proprio il contesto storico – quello della regione di Shu nel XVII secolo, fra credenze popolari e figure mitiche reinterpretate – a rendere intrigante questo viaggio, con una mitologia simbolica e ricca di sfumature.

Sotto il profilo del gameplay, Wuchang Fallen Feathers sa rendersi interessante seppur derivativo, con qualche tocco personale per un’amalgama efficace. Si ispira chiaramente ai vari esponenti del genere, facendo leva su un sistema di schivate precise e contrattacchi, dove il riempimento di una barra specifica permette l’utilizzo di abilità di combattimento uniche per arma equipaggiata e incantesimi. In tal senso sarà possibile equipaggiare due armi contemporaneamente, potendo passare rapidamente da una all’altra per adattarsi ai diversi nemici e farlo anche nel bel mezzo di una combo se disponiamo di una carica della barra sopracitata, al fine di performare un attacco unico.
Una delle trovate più interessanti della produzione è legata alla Follia: uccidendo nemici umani o subendo troppe morti, si accumula uno stato che, una volta al massimo e quando moriremo, tenderà a richiamare un demone interiore da sconfiggere per non perdere le risorse guadagnate fino a quel momento e non investite nei santuari per accrescere le caratteristiche della protagonista nei vari rami dedicati.
Una dinamica che mette in discussione la classica gestione delle “anime”, qui mercurio rosso, e che, se da un lato offre una discreta dose di tensione, dall’altro rischia di frustrare i giocatori meno pazienti. Tale meccanica consiste anche nell’incrementare l’attacco della protagonista al costo della difesa, rendendola di fatto una berserker. Ecco quindi che in base alle situazioni occorre provare a regolare l’andamento della Follia, poiché risulta impattante a più livelli.

Le armi a disposizione di Wuchang sono numerose e diversificate – spade, lance, martelli, doppie lame –ognuna con combo proprie, abilità sbloccabili che possono essere potenziate o resettate liberamente nei vari alberi dedicati alla crescita, accessibili dai numerosi santuari disseminati nel mondo di gioco che permettono primariamente di recuperare le forze e gli utilizzi delle fiasche di cura, analogamente ai falò di Dark Souls.
La sensazione, pad alla mano, è di discreta libertà nella costruzione della propria build, anche se il sistema richiede tempo per essere realmente compreso e sfruttato a fondo anche per la moltitudine di opzioni a disposizione, tra la possibilità di sbloccare i potenziali delle armi brandite e il loro potenziamento temporaneo tramite la Tempra, che aggiunge caratteristiche ed effetti aggiuntivi ai colpi. Gli scontri più impegnativi richiedono attenzione alle mosse nemiche, fortunatamente ben comprensibili la maggior parte delle volte, e di reagire di conseguenza sfruttando il proprio arsenale.
Attaccare a testa bassa non risulta produttivo, poiché siamo dinanzi a un sistema di combattimento piuttosto statico, esattamente come nelle primissime opere di Miyazaki, dove risulterà punitivo lanciare un attacco senza aver prima calcolato i giusti tempismi, soprattutto a causa delle animazioni, che non risultano cancellabili in alcun modo.

Nel complesso, i ritmi dei combattimenti ci sono parsi più lenti di quello che ci aspettavamo, e non è necessariamente un male, ma una curva di difficoltà non sempre chiara contribuisce a un bilanciamento non proprio rifinito. Per quanto riguarda le fasi esplorative, le aree non seguono un ordine lineare: potremo affrontare boss e incarichi in sequenza diversa, sbloccando scorciatoie, zone segrete e missioni secondarie che arricchiscono la progressione.
È un’esperienza che premia sicuramente la curiosità e la voglia di esplorare ogni anfratto, spaziando da cittadine in rovina avvolte dal verde a grotte profonde e anguste, il tutto in un’impostazione piuttosto binaria, dove capita di imbattersi in qualche biforcazione con annesse scorciatoie sbloccabili.
Piumaggio poco folto
Graficamente, Wuchang Fallen Feathers si presenta bene, anche se con qualche imperfezione da ricercarsi nei modelli e in alcune texture ambientali. Sviluppato in Unreal Engine 5, il mondo di gioco mette in scena diverse ambientazioni distinte: foreste nebbiose, templi decadenti, rovine cupe e altro ancora, garantendo sempre sezioni nuove da esplorare, con caratteristiche peculiari e nemici diversificati.
Se boss e personaggi principali godono di una cura più marcata, lo stesso non si può dire per molti nemici secondari e NPC, che risultano meno rifiniti e un po’ piatti. Risulta lecito evidenziare come l’attenzione al dettaglio non sia sempre costante, nonostante il colpo d’occhio generale non sia affatto male.

Dal punto di vista tecnico su PS5, il gioco si comporta bene sulla console base di Sony, girando in modo stabile e con poche incertezze. Non possiamo tuttavia parlare di eccelsa ottimizzazione date alcune situazioni di stutter durante le fasi esplorative, ma nulla di davvero critico che possa compromettere l’esperienza. Sono disponibili tre modalità di rendering distinte tra cui scegliere: priorità alla risoluzione, prediligendo i dettagli grafici al costo della fluidità, priorità alle prestazioni, dove otterremo i 60 fps quasi sempre fissi sacrificando dettagli e risoluzione, e bilanciata, ovvero un buon punto di incontro tra le due precedenti.
La colonna sonora accompagna discretamente l’azione, ma senza mai prendersi la scena. I temi musicali fanno il loro dovere, alternando momenti solenni a passaggi più tesi durante i combattimenti, ma nulla di davvero memorabile. Infine, parlando di localizzazione, Wuchang Fallen Feathers non offre il doppiaggio in italiano, ma la traduzione dei testi risulta buona e comprensibile tranne per qualche passaggio meno chiaro che poteva trovare adattamento migliore.

Conclusioni
Wuchang Fallen Feathers non è un capolavoro né una rivoluzione del genere, ma è un titolo coraggioso e affascinante, che mira agli appassionati dei soulslike, curiosi magari di sperimentare una nuova proposta, più classica rispetto alle ultime derive se vogliamo. L’esperienza proposta di Leenzee Games non manca di mettere in mostra le proprie peculiarità, e tra riuscite e inciampi possiamo dire che Wuchang sia un titolo azzeccato con del potenziale, non sempre sfruttato.
I limiti riscontrati riguardano il combat system, che, seppur solido, può risultare un po’ legnoso in certe fasi, oppure alcune animazioni che risultano troppo lente e una curva di apprendimento non sempre comprensibile che richiede pazienza, virtù imprescindibile per il titolo in oggetto. È indubbio tuttavia che per chi ama il genere, Wuchang saprà regalare qualche soddisfazione, al di là di qualche imperfezione tecnica.
In definitiva, Wuchang Fallen Feathers è un’opera imperfetta che non nasconde la sua natura da doppia A nelle sue spigolosità, dimostrando tuttavia di saper offrire un’esperienza solida con qualche idea interessante pur senza stravolgere il sottogenere dei soulslike, a cui appartiene in modo quasi morboso sotto molteplici aspetti. Un esordio complessivamente positivo, a cui i fan del genere più accaniti dovrebbero dare un’occhiata da vicino senza timori eccessivi.
Wuchang Fallen Feathers
Voto - 7.7
7.7
Wuchang: Fallen Feathers è un action RPG soulslike disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.