L’ultima fatica di James Gunn, Superman, sembra essere riuscito a salire alla ribalta… per i motivi sbagliati. La recente e involontaria popolarità mediatica della pellicola non è imputabile né alla storia narrata, né tantomeno ai riferimenti, in verità nemmeno così tanto velati, alla drammatica situazione mediorientale, ma a Donald Trump.
Infatti, James Gunn avrebbe deciso di portare in causa la Casa Bianca per via di una foto che ritrae lo stesso Donald Trump nei panni del celebre eroe del mondo DC, chiedendo a tale scopo anche un indennizzo stratosferico pari a 1 miliardo di dollari.
Ma sarà veramente così? Un’analisi più accurata della vicenda sembrerebbe suggerire una diversa ricostruzione dei fatti.
James Gunn vs Trump-Superman
Prima di tutto è necessario tornare allo scorso 11 luglio, quando l’account Instagram ufficiale della Casa Bianca pubblica un’immagine che ritrae il Presidente degli Stati Uniti nei panni del supereroe nato dall’immaginazione di Jerry Siegel e Joe Shuster con sotto scritte le parole “Truth Justice and The American Way” (Verità Giustizia e lo Stile di Vita Americano).

L’intento era presumibilmente quello di deviare verso il Presidente USA l’attenzione mediatica generata dalla recente uscita nei cinema di tutto il mondo di Superman di James Gunn, in modo certamente non dissimile dall’immagine IA di Trump-Papa, postata on occasione dell’inizio dell’ultimo conclave.
Sembrerebbe, però, che il post abbia indispettito non poco James Gunn. Per tale ragione avrebbe deciso di fare causa alla Casa Bianca per “uso non autorizzato dello stemma di Superman” (in pratica un copyright infringment) e, non pago, avrebbe richiesto altresì un indennizzo pari a un miliardo di dollari.

Numerose sono le ipotesi che si possono fare circa l’esito di questa vicenda. Infatti, sul piano puramente formale, un’eventuale causa avrebbe anche senso, considerato che negli Stati Uniti il celebre supereroe DC è protetto ai sensi della legge sul diritto d’autore fino al 2033 (ossia 95 anni dopo la sua prima apparizione), eppure è innegabile che il poster pubblicato dalla Casa Bianca possa facilmente rientrare nel cosiddetto fair use, una clausola legale che permette alle persone di utilizzare materiale coperto da diritto d’autore senza il consenso del titolare del diritto.
Una storia che ha dell’incredibile, soprattutto perché non sembrerebbe veritiera. Attraverso un’analisi cronologica delle pubblicazione è stato possibile scoprire che il primo ad aver riportato la notizia è stata una pagina ritenuta da alcuni Fact Checker “un sito di intrattenimento basato sul clickbait che pubblica notizia sensazionalistiche e spesso false senza alcuna credibilità editoriale e trasparenza”.
Insomma, tutto non sarebbe altro che una gigantesca fake news, anche piuttosto credibile considerati i personaggi, ma pur sempre una bufala.

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