Dopo anni di attesa, silenzi e false partenze, Anthem si avvicina ufficialmente alla fine del suo travagliato ciclo vitale. Electronic Arts ha comunicato che il 12 gennaio 2026 i server dell’ambizioso ma sfortunato titolo di BioWare verranno definitivamente disattivati, rendendolo del tutto inaccessibile. Nessuna modalità offline, nessuna opzione single-player, Anthem sparirà completamente.
Un destino crudele, ma coerente con il tipo di esperienza sempre online su cui il gioco era stato costruito. La rimozione da EA Play, prevista per il 15 agosto 2025, rappresenta l’ultima occasione per poterlo scaricare tramite abbonamento. Il destino di Anthem sembra seguire quello di altri titoli live-service falliti, ma con un’aggravante importante che torna al centro della scena.
Non solo non è prevista alcuna forma di conservazione o accesso futuro, ma EA ha lasciato intendere di non avere intenzione di sviluppare nemmeno una patch che possa salvare l’esperienza in locale. Una decisione che ha riacceso il dibattito sull’etica della cancellazione dei giochi digitali e che richiama direttamente casi simili come The Crew di Ubisoft. Non a caso, la campagna “Stop Killing Games“, già in discussione al Parlamento europeo, ha trovato nuovo slancio grazie alla vicenda Anthem, facendo salire gli aderenti a oltre 1 milione.

L’utopia di Anthem e il sogno interrotto di “Next”
Quando fu annunciato, Anthem prometteva di rivoluzionare il concetto di looter-shooter, fondendo la narrazione alla BioWare con meccaniche cooperative e uno scenario sci-fi mozzafiato. Il progetto, però, rimase bloccato per anni in una fase di sviluppo confusa e caotica, con decisioni creative rimandate fino al 2017, poco più di un anno prima del lancio. Il risultato fu un titolo incompleto, afflitto da bug, problemi di bilanciamento, contenuti mancanti e una struttura ripetitiva. Dopo il lancio nel 2019, l’accoglienza fu gelida. Il tentativo di salvataggio chiamato Anthem Next, presentato come una vera rinascita, fu cancellato nel 2021 senza mai vedere la luce.
Eppure, nonostante gli errori, una comunità fedele ha continuato a credere nel potenziale del gioco. Alcuni dei pochi sviluppatori rimasti coinvolti, come il producer originale, hanno recentemente espresso il desiderio di poter lavorare a un reboot, definendo Anthem come “una creatura imperfetta, ma con ancora grandi possibilità”. Parole che hanno riscaldato il cuore dei fan, ora costretti a vedere il proprio mondo virtuale svanire senza possibilità di appello. La community, nel frattempo, ha iniziato a mobilitarsi e ora sono in corso appelli a EA per convincerla a pubblicare almeno una patch offline, un gesto minimo ma significativo, che permetterebbe di preservare una parte dell’esperienza anche dopo la chiusura dei server.
Da qui, anche l’aumento degli aderenti all’iniziativa Stop Killing Games, tra publisher, sviluppatori e fan che prendono sul serio il tema delle cancellazioni di titoli che, seppur contraddistinti da un modello live-service fallimentare, dovrebbero rimanere accessibili offline per quelle persone che desiderano continuare a viverlo in autonomia e non veder vanificato il lavoro di anni. Le probabilità di successo appaiono però remote, considerata l’apparente indifferenza mostrata nel comunicato ufficiale del publisher. Tuttavia, finché il countdown non sarà terminato, resta aperta, seppur flebile, la speranza che EA possa cambiare rotta. In gioco non c’è solo il destino di Anthem, ma anche una riflessione più ampia sul valore della conservazione videoludica nell’era digitale.
