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Pirateria via Torrent: uomo condannato a 5 anni per un sito di condivisione chiuso nel 2014

Nonostante l’era d’oro dei torrent sia ormai un ricordo offuscato dal boom dello streaming legale, il passato continua a presentare il conto. In Grecia, un uomo di 59 anni è stato condannato a cinque anni di carcere effettivi e a una multa di 10.000 euro per aver gestito P2Planet.net, un sito privato ormai inattivo da oltre un decennio. La notizia, riportata dai media locali e in particolare da TorrentFreak, ha colto di sorpresa anche chi era presente in aula, con l’uomo che è stato immediatamente ammanettato e condotto in carcere, con l’aggiunta di 1.800 euro di spese legali a carico.

Il caso risale al giugno 2014, quando la Cybercrime Prosecution Directorate identificò l’uomo come gestore del sito e perquisì la sua abitazione a Pireo, confiscando l’hard disk del computer per ulteriori accertamenti. P2Planet, attivo dal 2011, contava oltre 44.000 utenti registrati e ospitava circa 14.000 file torrent, concentrati perlopiù su film, serie TV e musica. La piattaforma era costruita su un sistema PHP BitTorrent Tracker combinato con il forum TorrentStrike, ma era ben lontana dalla perfezione tecnica, dato che subì diversi attacchi DDoS, fu compromessa da hacker e infine fu abbandonata dopo che il suo database fu diffuso pubblicamente.

Il dominio p2planet.net è rimasto inattivo sin dal 2014, relegato a una pagina vuota senza contenuti. Eppure, nonostante il lungo silenzio digitale, il procedimento giudiziario ha richiesto più di dieci anni per concludersi. Una lentezza che, di fronte a un mondo digitale in costante evoluzione, rischia di trasformare la severità della pena in un monito ormai sbiadito.

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Il caso Torrent: quando la repressione diventa retroattiva

Il caso P2Planet ha la particolarità che non ci sono prove recenti di attività illegali. Nonostante ciò, la macchina giudiziaria si è mossa comunque, puntando più sul principio che sul pericolo attuale. Una sorta di giustizia esemplare, utile a ricordare che l’illegalità non ha data di scadenza, ma che rischia di diventare un atto puramente simbolico, soprattutto per le nuove generazioni digitali, ormai lontane da torrent e tracker.

È in questo scenario che si inserisce la strategia repressiva delle autorità europee, che negli ultimi anni hanno intensificato la lotta anche contro i servizi IPTV pirata. Un cambio di passo che punta a scoraggiare chiunque voglia reinventarsi operatore dell’illegalità, ma che solleva anche domande sulla proporzionalità delle pene e sull’efficacia reale di deterrenti applicati con così tanto ritardo.

In un’epoca in cui la pirateria si è trasformata e si è spostata su nuovi canali, punire con severità crimini digitali del passato può apparire come un tentativo di chiudere le stalle quando i buoi sono già scappati. Ma forse è proprio in quel gesto simbolico che risiede il vero valore per il legislatore, ovvero affermare che le regole valgono, anche nel tempo fluido della rete.

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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