Nel mondo degli anime shonen, gli archi narrativi dedicati all’allenamento sono una tappa obbligatoria. Da Dragon Ball a Naruto, passando per Bleach, ogni eroe passa momenti intensi di crescita lontano dal campo di battaglia. Eppure, One Piece si distingue anche in questo: in oltre vent’anni di pubblicazione, Eiichiro Oda ha scelto una strada diversa, lasciando quasi del tutto da parte i classici “allenamenti”.
Ma questa scelta narrativa è davvero un punto di forza? O si tratta di un’occasione mancata?
L’allenamento come momento di crescita
Gli archi di allenamento non servono solo a far prendere fiato alla trama. Sono strumenti potentissimi per far evolvere i personaggi e rafforzare il legame con il pubblico. Vedere un protagonista impegnarsi, sudare, cadere e rialzarsi rende ogni potere conquistato più credibile, più “sentito”. Il pubblico partecipa emotivamente al percorso di crescita, ed è per questo che tecniche come il Rasengan o il Bankai sono entrate nell’immaginario collettivo.

One Piece e l’assenza degli archi di training
Oda ha fatto una scelta diversa. In One Piece, la crescita avviene in battaglia: Luffy sviluppa il Gear Second e Third durante lo scontro con CP9, e il Gear Fourth arriva nel pieno della battaglia contro Doflamingo. Anche l’Haki è stato introdotto in modo graduale e quasi “intuitivo”, anticipato da segnali prima ancora dell’allenamento con Rayleigh durante il time skip.
L’unico vero “arco di allenamento” è proprio il time skip dei due anni, ma è avvenuto completamente off-screen, lontano dagli occhi dei lettori.
La strategia narrativa dietro l’assenza di allenamenti
Oltre al ritmo serrato e all’attenzione all’avventura, c’è un altro motivo per cui One Piece evita di mostrare lunghi archi di training: la sorpresa. Oda costruisce molti dei nuovi poteri e delle evoluzioni dei personaggi come veri e propri “colpi di scena”, pensati per lasciare a bocca aperta il lettore nel momento in cui vengono rivelati.

Non sapere come Luffy ha ottenuto una nuova trasformazione o come Zoro ha affinato una tecnica crea attesa e tensione narrativa. Il lettore viene spiazzato, incuriosito, e questo effetto amplifica l’impatto di certe scene. È una scelta consapevole, che mira a rendere ogni combattimento imprevedibile e a mantenere alta l’attenzione anche dei fan di lunga data.
Tuttavia, questo effetto sorpresa ha un prezzo: se usato troppo spesso, rischia di trasformare ogni power-up in un deus ex machina, privando il pubblico di quel senso di progressione che rende le vittorie più soddisfacenti.
Cosa si perde senza l’allenamento?
Da un lato, questa scelta si inserisce perfettamente nella struttura narrativa di One Piece, che ha sempre privilegiato l’azione continua e l’avventura senza sosta. Dall’altro, però, l’assenza di momenti di training visibili limita la percezione della crescita dei personaggi. A volte, i nuovi poteri sembrano spuntare dal nulla, rendendo meno credibile l’evoluzione di Luffy e compagni.
In particolare, il protagonista stesso non è cambiato molto nel carattere rispetto alle prime saghe. Al contrario, personaggi come Zoro mostrano uno sviluppo più coerente e profondo, sia sul piano della forza che della personalità.

Un arco di allenamento potrebbe arricchire la storia?
Probabilmente sì. Immaginare un arco narrativo in cui Luffy, magari spinto da una sconfitta o da una nuova minaccia, si ferma per crescere e riflettere, potrebbe aggiungere spessore sia alla sua figura che a quella della ciurma. Darebbe anche ai fan la possibilità di vivere quella crescita in modo diretto, anziché vederne solo i risultati, come leggiamo su Gamerant.
La scelta di Oda: velocità narrativa e libertà creativa
Oda ha scelto la velocità. Gli eventi in One Piece si susseguono con un ritmo incalzante: un’isola dopo l’altra, una battaglia dopo l’altra. E il pubblico sembra apprezzare questo stile. Tuttavia, il compromesso è evidente: meno introspezione, meno momenti di pausa, meno opportunità per esplorare in profondità i cambiamenti interiori dei personaggi.
In definitiva, One Piece non ha bisogno degli archi di allenamento per funzionare, ma potrebbero renderlo ancora più completo. Un piccolo rallentamento, ogni tanto, non guasterebbe. Anzi, potrebbe rendere le vittorie dei protagonisti ancora più memorabili.
