Mentre il settore dell’animazione giapponese continua la sua ascesa globale, l’intelligenza artificiale è sempre più insinuata nella produzione, anche se più che come protagonista, al momento viene vista dai grandi del settore, come KADOKAWA, come una spalla discreta e funzionale. A delineare questa posizione è stato il CEO Takeshi Natsuno, che in una recente intervista a The Worldfolio ha raccontato come il colosso editoriale e multimediale stia affrontando la trasformazione tecnologica in corso.
L’approccio di KADOKAWA all’AI è misurato e lucido. Secondo Natsuno, sebbene le capacità tecniche dell’intelligenza artificiale siano avanzate, essa resta ancora incapace di generare l’originalità tipica di una narrazione davvero potente. “L’AI può riprodurre pattern, ma non l’immaginazione fuori dagli schemi di una serie come Oshi no Ko,” ha spiegato. Il rischio? Una standardizzazione che appiattisce l’espressione creativa. Di qui la scelta strategica di utilizzare l’AI come strumento di supporto, rendendola utile, per esempio, per la colorazione dei cel dopo le bozze, al fine di migliorare l’efficienza produttiva senza interferire con l’anima creativa degli autori.
Natsuno, forte di un background nell’IT e di un ruolo accademico ancora attivo, immagina KADOKAWA come una “tech-driven company”, dove tecnologia e creatività avanzano insieme come due ruote dello stesso ingranaggio. L’azienda ha già all’attivo centinaia di ingegneri, compresi specialisti in AI, impegnati non solo nell’animazione ma anche nella logistica editoriale, dove l’adozione di infrastrutture proprie ha già ridotto sensibilmente il tasso di resi, portandolo dal 40% al 26%.

AI nel processo creativo: l’esperimento condiviso di KADOKAWA e Toei
Non è solo KADOKAWA a sperimentare le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Anche Toei Animation, storica casa di produzione di anime, ha recentemente svelato le sue intenzioni di implementare l’AI in fasi mirate della pipeline produttiva, indicando alcune applicazioni chiave come lo storyboarding, la generazione automatica di layout, la correzione dei colori, il raffinamento degli in-between, e per finire la produzione di sfondi realistici a partire da fotografie. L’obiettivo resta sempre quello di snellire i processi più laboriosi e ripetitivi, lasciando più tempo e risorse ai creativi per concentrarsi sugli aspetti veramente autoriali.
In entrambi i casi, emerge una visione comune dove l’AI non è una minaccia all’originalità, se usata con criterio. Al contrario, può diventare uno strumento prezioso per proteggere e potenziare la libertà espressiva degli artisti. Una sorta di “guardiano tecnologico”, come lo definisce lo stesso Natsuno, al servizio dell’immaginazione umana. L’industria dell’animazione giapponese, sempre più globale, si prepara dunque ad affrontare una nuova fase, dove efficienza e ispirazione dovranno convivere. Il rischio di appiattimento creativo resta sul tavolo, ma a quanto pare, le grandi case hanno ben chiaro che l’unico modo per resistere alla morsa della standardizzazione è restare fedeli alla scintilla imprevedibile che solo l’uomo può accendere.
