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Telegram, Pavel Durov ancora una volta contro Putin

Ormai non è un segreto che il fondatore e CEO di Telegram Pavel Durov sia apertamente schierato contro il presidente russo Vladimir Putin, e continua a mantenere forte la sua posizione soprattutto in questo periodo oscuro dell’invasione russa dell’Ucraina.

Gli screzi tra l’imprenditore – definito più volte da varie testate come il “Mark Zuckenberg della Russia” – e il Cremlino vanno avanti da più di dieci anni, quando ancora lui viveva in Russia e lavorava per il social network di sua invenzione Vkontankte. Il recente conflitto in Ucraina, però, è qualcosa che lui sente anche a livello personale (in quanto parte della sua famiglia ha origini ucraine), cosa che ha ribadito anche in un recente post scritto in inglese sul suo canale personale di Telegram.

Oltre a ribadire quanto il conflitto sia personale per lui e per tutto il team della famosa app di messaggistica, ha voluto anche spiegare la sua posizione a chi ancora è scettico e pensa che l’app non sia sicura per gli utenti ucraini, perché lui viveva in Russia.

Telegram, Pavel Durov

Per essere chiaro una volta per tutte, Durov ha raccontato della sua rottura con il paese natale, dovuto al fatto che nel 2013 il FSB (Servizio Federale per la Sicurezza della Federazione Russa) ha imposto all’imprenditore di passargli tutti i dati di alcuni utenti di VK che protestavano contro un presidente ucraino pro-Russia. Lui si è ovviamente rifiutato di consegnare i dati ai servizi segreti, e questo l’ha portato ad essere licenziato dalla sua stessa compagnia ed costretto a lasciare la Russia.

In seguito sottolinea come si comporterebbe allo stesso modo anche adesso, senza alcun tipo di esitazione: non tradirebbe mai gli utenti ucraini o di nessun altro paese. Al termine del messaggio Durov dichiara ancora una volta che, nonostante siano cambiate tante cose nel corso di questi 9 anni, starà sempre dalla parte degli utenti e della loro privacy (che ha definito sacra).

Telegram, Pavel Durov

Il messaggio dell’imprenditore è forse dovuto anche ai recenti rumor che volevano l’app di messaggistica attuare una sorta di stretta sulle informazioni circolanti riguardo il conflitto, per limitare la disinformazione e la propaganda. Lui aveva già commentato questi rumor nei giorni scorsi affermando che Telegram non avrebbe attuato alcuna manovra del genere.

Le polemiche sulla sicurezza dell’app non sono una novità, tanto che alcuni concorrenti l’hanno definita la peggior app di messaggistica di sempre riguardo il lato privacy. A questo si aggiungono poi i vari “duelli-social” con la concorrente WhatsApp.

Fonte: Canale Telegram di Pavel Durov.

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Yoel Carlos Schincaglia

Yoel Carlos Schincaglia

Nato il 14 febbraio 1997 a Bentivoglio, in provincia di Bologna. Grande appassionato principalmente di anime, poi anche di videogiochi e manga. Credo nella canzone che ho nel cuore!

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